Camminando per Viterbo scopriamo che…

di ROSANNA DE MARCHI-

VITERBO- Parlare di Viterbo non è cosa semplice, la nostra città è ricca di storia, basti pensare che si trovano tracce di una leggenda in cui narra che Ercole, di passaggio nell’Etruria, fosse sfidato dai Lucumoni etruschi a dare prova della sua forza straordinaria: l’eroe allora conficcò in terra un enorme palo, che nessuno oltre a lui riuscì a divellere; dal gigantesco cratere lasciato nel terreno immediatamente scaturì dell’acqua bulicante, prodigio da cui deriva il nome “Bulicame” che ancor oggi identifica la sorgente principale del bacino termo-minerale viterbese.

Con la fine dell’impero romano e l’arrivo dei barbari (i Goti di Teodato), la zona subì però un inevitabile declino. Esse tornarono ad essere rinomate e ben frequentate: verso la fine del 1200 lo stesso Dante si trovò a passare per Viterbo e, colpito dalla grandiosità del “Bulicame”, lo immortalò di lì a poco nella sua Commedia (“Qual del Bulicame esce ruscello/ che parton poi tra lor le peccatrici/ tal per la rena giù sen giva quello…”: “Inferno”, XIV, 79-81); un altro poeta toscano, Fazio degli Uberti, lo citò invece nel 1350 nel Dittamondo.

La città di Viterbo nell’XI secolo inizia a modificarsi, infatti l’incremento demografico contribuì alla nascita di nuclei abitativi fuori dal castrum, e, attorno al 1090, a un primo tratto di mura; nel 1099 la scelta dei primi consoli sancisce il passaggio a istituzioni comunali. È il XII il periodo in cui Viterbo, libero comune, si assicura il possesso di numerosi castelli: in tal senso la protezione di Federico I Barbarossa (presente nella città nel 1162), e il suo riconoscimento del comune viterbese, conferisce legittimità alla sua politica di espansione.

Nel 1172 viene distrutta la città di Ferento il cui simbolo (una palma) viene aggiunto a quello di Viterbo (il leone) emblema tuttora vigente, attorno al 1190 viene assediata Corneto (odierna Tarquinia), l’imperatore attacca Roma con l’esercito viterbese. Il districtus del comune aumenta considerevolmente.
Ulteriore elemento che accresce il prestigio e l’importanza politica di Viterbo, è la sua elevazione a cattedra vescovile nel 1192, ai danni di Tuscania la cui precedente predominanza nella Tuscia romana viene meno.

All’inizio del XIII secolo la città viene inserita nell’orbita papale ed inizia così un periodo di grande splendore, soprattutto con il disegno di papa Innocenzo III, che tenta di costituire uno stato territoriale: Viterbo nel 1207 ospita il Parlamento degli stati della Chiesa.
Tuttavia, insofferente per la presenza papale, la città invoca la protezione di Federico II: si apre così fino al 1250 circa, un periodo di lotte interne tra guelfi (la famiglia dei Gatti), ghibellini (i Tignosi), con una iniziale prevalenza di questi ultimi.
Si inserisce in questo contesto di aspre lotte civili e religiose la vita della più illustre figlia di Viterbo, Santa Rosa da Viterbo che visse tra il 1233 e il 1251.

Si ricordano non solo suoi miracoli in vita e post mortem, ma anche, benché fosse giovanissima morendo ad appena 18 anni, la sua coraggiosa predicazione contro gli eretici e i ghibellini, che animò i viterbesi a resistere contro l’assalto dell’esercito di Federico II.

Viterbo città Medievale, dalle cento fontane, del Conclave, quante cose da raccontare, far conoscere, ma bisognerebbe scrivere no qualche accenno, ma dieci, cento libri su di essa; per questo motivo andiamo a parlare di quegli angoli che tutti i giorni noi abitanti del territorio vediamo ma ignoriamo.

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