Carcere duro? Ma per piacere!

di MARCO ZAPPA-

VITERBO- Nelle ultime settimane a fronte delle manifestazioni degli anarchici in favore del loro degno compare Alfredo Cospito, sono sorte interminabili polemiche.
Alcuni esponenti del PD sono andati addirittura nelle patrie galere a sincerarsi delle condizioni fisiche del terrorista che, per evitare il 41 bis, ha iniziato lo sciopero della fame.
Da qui la grande preoccupazione dello stato italiano, costretto a garantirgli la salute e la corsa spasmodica per trovare soluzioni d’emergenza.
Ma un simile individuo, che in maniera scientifica (come Battisti e i brigatisti rossi o come i boss di mafia, cammorra, andrangheta ecc…), ha progettato a tavolino le sue malefatte merita o no il carcere duro?
Secondo me si.
Per certi soggetti, che non devono essere equiparati a comuni delinquenti, non ci possono essere favoritismi di sorta né l’umana comprensione e se Cospito vuole morire di fame il problema è suo, visto che gli forniamo vitto e alloggio (lo stato dovrebbe occuparsi di chi non può mangiare perché indigente).
E se questo è anticostituzionale chissenefrega!
Si modifichi la costituzione piuttosto, dal momento che non l’ha incisa sulla pietra l’Onnipotente ma è stata stilata da un pugno di uomini settantasei anni fa, in altri tempi, con un contesto storico del tutto diverso, quando organizzazioni criminali come quelle sopra citate non si erano ancora espresse con delitti programmati, efferati e reiterati.
Chi ha scelto certi percorsi di vita criminale ben sapeva a cosa andare incontro, che cavolo!
Intanto che costoro chiedano scusa e che abbiano poi la dignità di scontare la pena meritata senza frignare per nascondersi dietro la protettiva gonna di mamma Italia, tessuta di norme, cavilli e presunti diritti.
Niente di che dolersi dunque, la vera vergogna è un’altra.
Per chi non lo sapesse l’Italia e la Grecia sono le uniche nazioni UE che non riconoscono alcun risarcimento per le vittime di delitti efferati ma su questo argomento i parlamentari una volta tanto sono tutti concordi: se ne fregano!

 

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