Carcere, Nicastrini (Uspp Lazio): “A Mammagialla i veri torturati sono gli agenti penitenziari”

VITERBO – Riceviamo dal segretario della Uspp Lazio, Daniele Nicastrini e pubblichiamo: “Accusare la Polizia Penitenziaria per maltrattamenti sta diventando uno sport nazionale se non internazionale, forse perchè qualche soggetto tende a farsi pubblicità con il fondoschiena di chi invece veramente è sacrificato sull’altare dell’interesse politico, senza mai specificare invece di quanti siano i ristretti che giornalmente assumono comportamenti in violazione dei regolamenti penitenziari o peggio ancora reati per oltraggio, vessazioni, minacce ed aggressioni nei confronti degli stessi “torturatori” della Polizia Penitenziaria.
Nel 2019 presso Mammagialla sono stati tanti gli atti definiti eventi critici che hanno comportato anche gesti autolesionistici (circa 200), aggressioni, minacce e altro (circa 80) nei confronti di agenti ma anche operatori sanitari, educatori e funzionari che hanno comportato anche notizie di reato ( oltre 60 casi) e tantissimi atti disciplinari per violazione del regolamento penitenziario in una popolazione detenuta che raggiunge le 580 presenze.
Una popolazione dove al suo interno possiamo evidenziare anche i tantissimi soggetti che sono sottoposti a grande sorveglianza (circa 50) e altrettanti similmente in regime 41 Bis, quei soggetti che nella libertà si sono macchiati di fatti efferati appartenenti a mafie di vario genere.
Insomma a Mammagialla esiste una percentuale di soggetti che per la loro gestione serve tanta professionalità e capacità di osservazione trattamentali che viene affidato alla Polizia Penitenziaria, ma anche ad altri operatori che collaborano alla loro sicurezza, salute, rieducazione e trattamento.
Solo domenica un detenuto sottoposto ad ordine e sicurezza dal DAP, uscito per andare all’aria, rientrato poco dopo si rifiutava di entrare in cella per protestare contro il regime disposto. Lo stesso avrebbe voluto essere trascinato a forza, cosa che è stata evitata grazie alla capacità professionale della Polizia Penitenziaria che insieme al coinvolgimento del cappellano e del dirigente sanitario è stato possibile ricondurre al ragionamento e rientrare in cella.
Dopotutto anche nel caso CUCCHI erano stati indicati colpevoli i nostri ragazzi per poi dopo 10 anni fortunatamente essere ritenuti totalmente innocenti.
Dopotutto indicare un colpevole e facile chiedergli scusa alla fine no!”.

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