ROMA – Riceviamo da Uspp Lazio e pubblichiamo: “In questi giorni un gruppo di consiglieri del comune di Roma della maggioranza, ha chiesto al Sindaco Gualtieri, affinché il Ministero della Giustizia chiuda il carcere di Regina Coeli, in quanto ha spazi angusti e ridotti oltre i limiti previsti dai diritti dell’uomo per destinarlo ad altri fini in ambito culturale con la volontà di questo gruppo consiliare di incontrare sindacati, associazioni ecc. in un consiglio straordinario da fare al carcere di Rebibbia. Nel merito risponde il Segretario regionale Unione Sindacati Polizia Penitenziaria Daniele Nicastrini: “Un’altra discussione inutile, pensare che chiudere un carcere risolva i problemi, sono anni che il sindacato lamenta gravi deficit in termini di organici, di aggressioni, risse, traffici di droga all’interno, favorito anche da un sovraffollamento smisurato rispetto al numero di agenti sempre più insufficienti a fronteggiare tutto questo, dove soprattutto nei turni serali e notturni si abbassano i livelli minimi di sorveglianza, sulla quale nessuno sembra avere alcuna considerazione a partire dalla politica in questi anni. Altro che chiudere servono urgenti misure straordinari per sopperire alle carenze di posti detentivi necessari anche per fronteggiare il dilagare dei reati delinquenziali che affliggono la Capitale.”
Sappiamo che è una struttura che potrebbe contenere al massimo 600 detenuti rispetto ai 1000 presenti, contiene un 18% dell’attuale popolazione detenuta, sulla quale il sindacato ha da tempo lanciato urgenti proclami d’intervento. Questo problema non riguarda solo Regina Coeli, ma anche le altre strutture penitenziarie di Roma Rebibbia.
“Allora intanto nella capitale – prosegue il sindacalista – sono necessari con immediatezza ben 400 unità da integrare agli attuali 1400 presenti per i 5 istituti e servizi di Rebibbia ovvero il Nuovo Complesso, il Femminile, la Reclusione, Terza casa e Nucleo Traduzioni Cittadino nonché Regina Coeli, per una popolazione detenuta di circa 3300 su 2600 posti disponibili. Questi dati comportano necessità di vigilanza nelle sezioni detentive, dove un agente è costretto nel turno di notte a sorvegliarne anche 500 con rischi seri a non arrivare in tempo in caso di urgenti necessità anche in caso di pericolo di vita, anche per quanto riguarda il loro trasferimento esterno presso ospedali, aule giudiziarie e trasferimenti per altre sedi il numero degli agenti previsti per le traduzioni si attestano su circa 150 unità previsti 200 unità per i 5 istituti penitenziari della capitale. Tutto questo non potrà che portare ad azioni di protesta al di fuori dei portoni del carcere dei nostri colleghi se continuerà il silenzio delle istituzioni dei problemi rappresentati.”
In questi giorni, il sindacato USPP Lazio ha indetto l’ho stato di agitazione rappresentando un fortissimo disagio della Polizia Penitenziaria contro le aggressioni, risse, droga, suicidi e omicidi come il caso di Velletri, sulla quale ad oggi non trova alcun’attenzione della politica locale e di quella nazionale.
“Le nostre carceri alcune sono obsolete come quella di Latina dove era previsto un finanziamento nel 2012 per 50 milioni – conclude Nicastrini – che avrebbe permesso oggi di avere una struttura per altri 500 posti detentivi, ma qualcuno ha pensato bene di farne a meno, nel frattempo 6300 detenuti sono ammassati per 4800 posti e gli agenti penitenziari hanno perso 900 unità su un organico che prevede 3600 unità. Questi sono problemi seri dove aspettiamo urgenti misure!”