Carceri, Moretti (Uspp): “Polizia penitenziaria esposta a rischio contagio”

ROMA- “Nelle carceri italiane si sta consumando un rito che già negli anni ha portato allo smantellamento del sistema sicurezza, della certezza della pena e della credibilità dell’apparato giustizia, ma che ora rischia di generare ulteriori aberrazioni della tenuta del sistema visto che al personale di Polizia Penitenziaria nonostante l’allarme sanitario si chiede di svolgere il proprio servizio senza D.P.I. idonei, con orari addirittura in alcuni casi di durata di oltre 24 ore consecutive non previsti dalla vigente normativa contrattuale e, dulcis in fundo, chiamandolo a svolgere il proprio lavoro senza il benchè minimo bene di sostentamento avendo il Capo del Dipartimento chiuso gli spacci interni e con i detenuti sempre pronti a replicare le rivolte delle settimane passate” questo quanto osservato dal Presidente dell’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria sulla situazione della Polizia Penitenziaria in un momento di grave emergenza che vede nelle carceri il rischio di esplosione delle proteste visto l’impossibilità di avere colloqui con i propri familiari, a causa delle disposizioni contenute nel Decreto Legge che limita gli spostamenti per tutta la popolazione detenuta e oppressi dal timore dell’esplosione dell’epidemia in carcere visto il moltiplicarsi dei casi sia tra i detenuti che tra gli agenti.
Per Moretti “la chiusura degli spacci, senza tener conto di tutto il personale accasermato che  non ha neanche la possibilità di disporre di un caffè per rifocillarsi è una misura non idonea e  che va immediatamente cancellata perché, adottando tutte le misure del caso (accessi  controllati e cadenzati) è l’unico modo per evitare che il personale, soprattutto quello  accasermato, si trovi abbandonato a se stesso. Peraltro il provvedimento risulta essere un  controsenso rispetto al fatto che si lasci aperto il solo servizio mensa dove gli assembramenti sono più marcati”.
Inoltre Moretti sostiene che “vanno altresì eliminati provvedimenti che umiliano la dignità del  personale come quello emesso per una parte del personale dell’USPEV chiamato a svolgere  servizi per oltre 24 ore e fino a tre giorni consecutivi. Un fatto che dimostra il pressapochismo del vertice dipartimentale nell’assumere iniziative a tutela dell’integrità ”.
“Non solo” prosegue il rappresentante USPP “non ci risultano ancora attivate misure idonee per  ciò che riguarda le dotazioni di protezione individuali, ancora insufficienti o inadeguate, posto che abbiamo chiesto di farle utilizzare a tutto il personale in servizio senza alcuna esclusione,  oltre alla possibilità di sottoporre gli agenti ad accertamento previo tampone dell’eventuale  contagio da coronavirus in caso di esposizione del personale a chi è sospettato di avere tale  virus”.
Per queste ragioni ed in assenza di un cambio di rotta, l’USPP ha deciso di attivare lo stato di  agitazione del personale rappresentato e di attuare a decorrere dal giorno 23 marzo p.v. uno sciopero bianco, ovvero l’applicazione pedissequa dei servizi come da tabelle di consegna e da regolamento di servizio, rifiutandosi cioè di svolgere attività che non gli competono e provvedendo a redigere una relazione per ogni attività che sarà tenuto a svolgere non prevista.
“Una protesta legittima stante la situazione attuale” chiosa Moretti “che non cambia nulla rispetto all’impegno che ogni appartenente alla Polizia Penitenziaria sta profondendo ogni giorno per mantenere funzionante il sistema penitenziario in questo momento di grande difficoltà. Personale a cui rivolgiamo il nostro pensiero, la nostra vicinanza e, non ultimo il nostro grazie a nome della collettività”.-

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