Carceri, Uilpa: “Ottava sezione Regina Coeli come baraccopoli”

ROMA – “La situazione ambientale, d’invivibilità e degrado dell’ottava sezione della Casa Circondariale di Roma Regina Coeli, dopo i
disordini e gli atti vandalici di una settimana fa, è in tutto e per tutto assimilabile a quella di una baraccopoli. 115 detenuti e quattro piani senza
corrente elettrica, con cavi volanti per illuminare le scale, alcuni ambienti letteralmente carbonizzati, inferriate dei ballatoi divelti, intonaci cadenti, acre odore di bruciato e molto altro. Questo si è presentato alla nostra vista
e al nostro olfatto, stamattina, quando con una delegazione ho personalmente effettuato un sopralluogo dopo aver tenuto un’assemblea
con gli operatori della Polizia penitenziaria”.
Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.
“Non abbiamo gli strumenti tecnici e le competenze per poter dire se quei luoghi siano o meno agibili, ma non ci vuole un luminare per
comprendere che sono come minimo palesemente insalubri e pericolosi.
Personalmente, non vedevo l’ora di andarmene. Eppure, in quell’inferno ci sono detenuti rinchiusi da una settimana e appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria che vi lavorano. Chiediamo a tutte le autorità competenti di
effettuare opportune verifiche e di intervenire in tempo reale. In mancanza, noi stessi daremo mandato ai nostri legali affinché valutino la
possibilità d’interessare l’autorità giudiziaria. Non è accettabile mantenere persone umane, lavoratori e reclusi, in quelle condizioni”, aggiunge il Segretario della UILPA PP.
“Abbiamo peraltro appreso che il Ministro per la Giustizia, Carlo Nordio, starebbe per recarsi in Albania, dove dovrebbe essere messa in
funzione una succursale proprio di Regina Coeli. Pensiamo che probabilmente sarebbe più proficuo e meno dispendioso se andasse a
verificare le condizioni del carcere romano, a poche centinaia di metri dal suo ufficio, che con il doppio dei detenuti rispetto alla capienza, la metà del personale necessario e la fatiscenza della struttura rappresenta l’emblema e la capitale della disfunzionalità del sistema penitenziario italiano”, conclude De Fazio.

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