Cassa integrazione nella Tuscia. Turchetti (Uil): “Crescono le ore autorizzate. Incremento del 17,7 per cento rispetto al 2023”

VITERBO – Da gennaio a luglio 2024 le ore di cassa integrazione autorizzate tra Viterbo e provincia sono state 461447, nello stesso periodo dello scorso anno il contatore si era invece fermato a 391948 ore. I numeri che la Uil di Viterbo ha estrapolato dallo studio nazionale del servizio Lavoro, Coesione e territorio del sindacato di via Lucullo, indicano una continua sofferenza del mercato del lavoro della Tuscia.

“Nei primi sette mesi dell’anno in corso – spiega Giancarlo Turchetti, Segretario generale della Uil di Viterbo – nella nostra provincia abbiamo infatti registrato una crescita di cassa integrazione di quasi settantamila ore, che tradotto in percentuale significa un aumento del monte ore pari al 17,7 per cento rispetto al 2023”.

La Tuscia ha la terza variazione percentuale più elevata tra le province laziali, dopo Rieti (63,1%) e Latina (33,7). Mentre Roma e Frosinone si sono contraddistinte per una discesa di ore, anche se i loro numeri assoluti restano di gran lunga più elevati rispetto agli altri territori. “Basti pensare – aggiunge il sindacalista – che, seppur in un contesto di contrazione, la Capitale ha collezionato oltre nove milioni di ore autorizzate, mentre la Ciociaria circa quattro milioni”.

Incrementi simili a quella della Tuscia possiamo ritrovarli spaziando nei territori del Paese a Foggia, Rieti, Messina e Isernia. Oltre quattordici milioni le ore autorizzate nel Lazio nel periodo in osservazione, erano state 22milioni nel 2023. Da nord a sud dell’Italia tra ordinaria, straordinaria e in deroga, sono state concesse 286milioni di ore di cassa integrazione, 234milioni nel 2023. L’aumento ha interessato 72 province.

“Quanto accade nel nostro territorio come in altri del Paese – conclude Turchetti – indica una frenata dell’economia nei settori produttivi, la fine annunciata dei bonus edilizi si fanno già sentire. La crescita della cassa integrazione è un campanello d’allarme che non deve essere sottovalutato. E’ necessario piuttosto sostenere in ogni modo il tessuto produttivo locale. E’ questa la ricetta per garantire un lavoro qualificato per le persone della nostra provincia”.

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