“Anastasia il Musical”: da Broadway in Italia

di NOEMI GIACCI-

La stagione teatrale 2025-2026 porterà sui palcoscenici italiani uno degli spettacoli più attesi per gli amanti del musical: “Anastasia – Il Musical”. Ispirato al celebre film d’animazione del 1997 e al film con Ingrid Bergam del 1956, questo musical è stato e continua a essere un grande successo.

Il 23 marzo 2017 ha debuttato a Broadway, rimanendo in scena fino al 31 marzo 2019. Nel frattempo, è stato in tour negli Stati Uniti, a Madrid, Stoccarda e nei Paesi Bassi. E ora, finalmente, arriva anche in Italia.

L’anteprima nazionale e la tournée italiana

La versione italiana, con la regia di Federico Bellone e con coreografie di Chiara Vecchi, ha debuttato in anteprima nazionale il 28 e 29 settembre al teatro Verdi di Montecatini Terme. Continuerà il suo percorso al Teatro Rossetti di Trieste, fuori stagione, dall’11 al 15 dicembre 2024.

La vera prima nazionale si terrà al Teatro Arcimboldi di Milano dal 25 dicembre 2024 al 12 gennaio 2025, periodo perfetto per far sognare il pubblico durante le festività natalizie. La tournée proseguirà toccando altri teatri importanti:

  • Teatro Alfieri di Torino: dal 12 al 16 marzo 2025;
  • Teatro Brancaccio di Roma: dal 9 al 13 aprile 2025;
  • Mandela Forum di Firenze: dall’8 all’11 maggio 2025.

Le differenze tra musical e film

Il film del 1997 ha incantato il pubblico di tutte le età con la sua narrazione fiabesca. Il musical introduce nuove sfumature narrative, senza tradire il cuore della storia.

La trama di “Anastasia” segue le vicende di Anya, una giovane donna senza ricordi della sua infanzia e che potrebbe essere la Granduchessa Anastasia, l’unica sopravvissuta alla tragica fine della famiglia Romanov.

Una delle differenze principali tra il film e il musical riguarda il personaggio dell’antagonista. Nel film d’animazione, il malvagio stregone Rasputin è il nemico principale, un personaggio liberamente ispirato a una figura storica esistita: il consigliere privato dello zar. Nel Musical, invece, la figura di Rasputin viene sostituita con quella di Gleb, un ufficiale bolscevico. Tormentato dal conflitto tra il suo dovere e i suoi sentimenti, il personaggio di Gleb è più complesso rispetto al villain del film d’animazione. Questo cambiamento aggiunge profondità alla storia, rendendola più radicata nella realtà storica, senza mettere in secondo piano le emozioni che il teatro musicale riesce a donare.

Nuove canzoni

Oltre alle differenze sul piano della narrazione, un altro cambiamento rilevante riguarda le musiche. Con musiche e testi di Lynn Ahrens e Stephen Flaherty, e libretto di Terrence McNally, il Musical unisce le sei canzoni presenti nel film con sedici canzoni nuove.

Uno degli aspetti che rendono il musical “Anastasia” così speciale è il legame profondo con il pubblico. Il film d’animazione del 1997, spesso confuso con una produzione Disney, ha lasciato un segno indelebile nei cuori di grandi e piccoli. Le canzoni come “Once Upon a December” e “Journey to the Past” sono diventate classici senza tempo. Le nuove canzoni, in un contesto già apprezzato, permettono ai personaggi, soprattutto quelli secondari, di esprimere i loro sentimenti e accompagnarci nella loro evoluzione.

Il personaggio di Dimitri

Il personaggio di Dimitri è un esempio perfetto di come le nuove canzoni contribuiscano ad approfondire i personaggi. In “My Petersburg”, Dimitri racconta ad Anya la sua infanzia difficile. È in questo momento che tra i due inizia a svilupparsi un rapporto di fiducia, che gradualmente evolve in un sentimento d’amore. Anya e Dimitri mostrano una forte chimica, proprio come nel film d’animazione, e la trama è stata rielaborata in modo tale da concedere loro più momenti insieme, anche grazie a canzoni condivise come “In a Crowd of Thousands”.

Nella versione italiana, le canzoni verranno eseguite da un’orchestra dal vivo, diretta dal Maestro Giovanni Maria Lori. Sarà interessante scoprire come i testi delle canzoni verranno adattati in italiano.

Il cast

Una delle sfide per la produzione italiana di “Anastasia – Il Musical” è stata quella di trovare un cast all’altezza della versione originale di Broadway, dove Christy Altomare ha lasciato il segno con la sua intensa interpretazione di Anya. Ma niente paura, il cast italiano promette di essere altrettanto competente, con nomi affermati nel mondo del musical:

  • Sofia Caselli nel ruolo di Anastasia
  • Cristian Catto nei panni di Dimitri
  • Brian Boccuni interpreta Gleb
  • Nico Di Crescenzo nel ruolo di Vladimir
  • Stefania Fratepietro è la Contessa Lily
  • Carla Schneck veste i panni dell’Imperatrice Maria

Ogni città in cui il musical è stato rappresentato ha accolto con entusiasmo questa produzione, dimostrando quanto la storia di Anastasia,  – con il suo messaggio di speranza, determinazione e le sue musiche intense – riesca a toccare profondamente il pubblico di tutte le età. Ora è il turno dell’Italia di aprire le sue sale a questo spettacolo, che sicuramente lascerà il segno.




“Allégorie citadine”: il nuovo corto di Alice Rohrwacher e JR a Venezia 81

di NOEMI GIACCI-

L’81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica si è ormai conclusa. Come ogni anno, il Lido di Venezia si è animato tra anteprime di film, attori, registi e scintillanti sfilate sull’iconico tappeto rosso. Partecipare a questo evento ti immerge completamente nel mondo del cinema, facendoti respirare un’atmosfera di condivisione unica.

Oggi ritorno con la rubrica “Cine Talk” per raccontarvi una delle cose che mi è piaciuta di più di questa 81ª Mostra del Cinema. Tra le molte opere che ho potuto vedere, quella che mi è rimasta maggiormente impressa non è un film, bensì un corto. Sto parlando di “Allégorie citadine”, il cortometraggio scritto e diretto da Alice Rohrwacher e JR.

Il mito platonico

Dopo “Omelia contadina” (2020), che aveva avviato la collaborazione tra la regista italiana e l’artista parigino, Alice Rohrwacher e JR tornano a collaborare in un nuovo corto. “Allégorie citadine”, presentato Fuori Concorso, mette in scena il  mito della caverna di Platone in una Parigi dei nostri giorni.

Jay (Naïm El Kaldaoui), un bambino di sette anni, è il protagonista che porterà lo spettatore ad andare oltre le illusioni della città frenetica, ossia della caverna. Jay, che ha la febbre e non può andare a scuola, segue la madre (Lyna Khoudri) in una sua giornata di lavoro: la donna deve partecipare a un provino di danza. Arrivata in ritardo, riesce comunque a farsi provinare. Il regista e sceneggiatore Leos Carax, qui nei panni di se stesso come regista dello spettacolo, svelerà il segreto per liberarsi dalle catene della vita al piccolo Jay.

Sono gli occhi del bambino, che vediamo all’inizio guardare il cielo con un caleidoscopio, a svelare le ombre che ci imprigionano. E Jay lo fa materialmente, sollevando quel “velo metaforico” di preconcetti che nasconde la vera essenza della nostra esistenza, rappresentata nel cortometraggio da una carta da parati sui muri della città che nasconde immagini in movimento.

Il commento dei registi

«Il mito immagina un’umanità in catene, che, rivolta verso il fondo di una caverna, osserva le ombre muoversi sulle pareti e crede che quella sia la realtà. Lavoriamo entrambi con le immagini, che possono certamente essere illusioni, ma anche diventare strumenti di lotta e liberazione del pensiero. Così, da questa discussione, abbiamo deciso di creare un cortometraggio. Avevamo alcune idee fisse – la caverna, la danza, la città che ci circonda – e una domanda: cosa succederebbe se riuscissimo tutti insieme a voltarci verso l’uscita della caverna? Forse non basta affermare che le immagini sono illusioni finché le catene che ci legano sono reali.»

 In soli 21 minuti, quest’opera riesce a unire molteplici forme d’arte: le immagini del cinema, la pittura della street art, i movimenti della danza. Queste forme si fondono tra loro alla perfezione, in particolare nel quadro caleidoscopico in bianco e nero con persone danzanti verso la fine del corto. Nella sua brevità, “Allégorie citadine” è una favola moderna e allo stesso tempo antica, con un messaggio filosofico che si riesce a cogliere già dalla prima visione, ma che acquista maggior forza con le successive.




“Vicini davvero”: quando l’amore è cieco

di NOEMI GIACCI-

Vi sarà capitato, almeno una volta nella vita, di lamentarvi di un vicino di casa troppo rumoroso e fastidioso. È esattamente ciò che accade a Valentina, la protagonista di “Vicini davvero”, una nuova commedia romantica disponibile su Netflix dal 12 aprile.
Valentina è una giovane pianista alle prese con un’imminente audizione, che decide di traslocare e andare a vivere da sola dopo la fine della relazione con il suo ex. Sua cugina Carmen le ha trovato la casa dei sogni a un prezzo fantastico nel centro di Madrid. Ben presto, però, Valentina capisce il motivo del prezzo così conveniente.
David abita nell’appartamento accanto ed è un inventore di giochi che non esce di casa da anni. A causa di alcuni problemi durante la costruzione del palazzo, gli appartamenti di Valentina e David sono divisi da un muro sottilissimo. Valentina ha bisogno di esercitarsi al pianoforte continuamente, David riesce a lavorare solo con il silenzio assoluto. David cercherà in tutti i modi di spaventare la sua vicina con rumori inquietanti; questa sua tattica ha sempre funzionato per cacciare i vicini
precedenti. Ma Valentina è un osso duro, e quando capisce che David le sta rendendo la permanenza insostenibile, decide di giocare al suo stesso gioco.
I due, che si parlano attraverso il muro, decidono di stipulare una tregua: Valentina suonerà di mattina e David lavorerà il pomeriggio.
Valentina e David riescono a trovare il loro equilibrio, e cominciano a conoscersi, lasciandosi andare a chiacchiere e confidenze. Quel muro che li divide diventa il loro elemento di unione. Contro ogni pressione e convenzione sociale i due cominciano una relazione “cieca”. Non si sono mai visti, ma la loro presenza nella vita l’uno dell’altro è più consistente che mai.
Il film, diretto da Patricia Font, è il remake spagnolo della commedia francese “Appuntamento al buio” del 2015. Una tipica rom-com che ruota attorno il classico trope degli Enemies to Lovers. Gli amanti del genere troveranno una comfort zone in questa pellicola, dolce e tenera, arricchita da un elemento centrale: la musica. La cantante spagnola Aitana interpreta infatti Valentina, e nel corso del film si può sentirla cantare una canzone originale scritta proprio da lei, in collaborazione con il cantante Sebastian Yatra, dal titolo “Quando será”. Il pubblico italiano ricorderà Aitana per aver duettato con Sangiovanni durante la serata dei duetti al Festival di Sanremo di quest’anno.
Fernando Gullar, già noto per aver recitato in “Ballo Ballo” e in “Velvet Collection”, interpreta David; mentre i fan di “Paso Adelante” potranno riconoscere l’attore Miguel Angel Munoz, interprete di Rober, che nella pellicola presta il suo volto all’ex fidanzato e mentore di Valentina.
Il film è veramente godibile, proprio perché segue le regole delle rom-com, e allo spettatore è garantito l’indispensabile lieto fine. È una storia d’amore che si basa sull’accettazione di se stessi. I protagonisti impararono ad amarsi prima ancora di guardarsi negli occhi, al di là del loro aspetto fisico, e imparano a convivere e superare le proprie paure per inseguire i propri desideri. Senza fare spoiler, soprattutto nella parte finale del film, alcuni momenti risultano poco verosimili, al limite del cringe; ma insomma, è anche questo il bello delle commedie romantiche: tutto può succedere, perfino un amore “cieco” che nasce dietro una parete.




La seconda stagione di “Call My Agent Italia” torna su Sky e non delude le aspettative

di NOEMI GIACCI –

Nella serata di venerdì 5 aprile 2024, saranno trasmessi su Sky e in streaming su Now gli ultimi due episodi della seconda stagione di “Call My Agent Italia 2”. I primi quattro episodi sono disponibili su Sky e Now dal 22 marzo. La prima stagione, uscita a gennaio 2023, ci aveva catapultati nel mondo della CMA (Claudio Maiorana Agency), dove un gruppo di agenti si trova alle prese con attori e personaggi dello spettacolo. La serie ci mostra un punto di vista inedito sul mondo dello Star System italiano, mettendo in scena situazioni esilaranti e comiche.
“Call My Agent Italia”, diretta da Luca Ribuoli e scritta da Lisa Nur Sultan, è l’adattamento italiano della serie tv francese “Dix pour cent”. Il dieci per cento si riferisce al compenso che spetta all’agente per ogni contratto di un attore che rappresenta. La serie francese, trasmessa da ottobre 2015 sul canale France 2 e distribuita in Italia da Netflix nel 2021 con il titolo “Chiami il mio agente!”, ha acquistato in poco tempo una fama mondiale, generando una massiccia quantità
di remake: franco-canadese, turco, indiano, polacco, inglese, sudcoreano e italiano.
Nella prima stagione avevamo conosciuto i quattro agenti protagonisti: Vittorio (Michele Di Mauro), Lea (Sara Drago), Gabriele (Maurizio Lastrico) ed Elvira (Marzia Ubaldi), accompagnati dai loro inseparabili assistenti, Monica (Sara Lazzaro), Pierpaolo (Francesco Russo) e Camilla (Paola Buratto). Nella seconda li ritroviamo tutti, e tra vicende personali e lavorative li conosciamo meglio. Il plot della seconda stagione, che si apre con la CMA che non conosce la persona misteriosa che è entrata in possesso delle quote di maggioranza, si addentra nelle personalità e nelle relazioni sentimentali dei protagonisti. Viene esplorato il rapporto padre-figlia tra Vittorio e Camilla, quest’ultima nata da una relazione extraconiugale di Vittorio, ma anche la relazione tra Vittorio e la sua assistente Monica, che se in un primo momento è puramente lavorativa, negli ultimi episodi
sembra lasciar spazio a qualcosa di più.
Ritroviamo anche Luana Pericoli, un nome una garanzia, l’attrice rappresentata da Elvira che con il suo esuberante ego dà filo da torcere a tutta la CMA, generando delle gag al limite del surreale. Interpretata da una divertentissima Emanuela Fanelli, la seguiamo nel tentativo di girare un documentario sulla sua carriera, che coinvolge anche il mitico Corrado Guzzanti, suo malgrado. Ma la vera forza della serie sono le Guest Star: attori, registi e personaggi dello spettacolo italiano che interpretano loro stessi. Nella prima stagione, tra i tanti personaggi, avevamo incontrato Paola Cortellesi, Pierfrancesco Favino, Matilda De Angelis e Stefano Accorsi. Nei primi quattro episodi della seconda stagione possiamo invece trovare il regista Gabriele Muccino, quasi in una parodia di se stesso; le amiche nella vita e sul set Valeria Golino e Valeria Bruni Tedeschi; Claudio Santamaria, che aspira a interpretare Giordano Bruno in un film di Christopher Nolan ma è troppo “good boy” per farlo; e Serena Rossi e Davide Devenuto, che si dividono tra vita familiare e lavorativa, non sempre uscendone indenni. Negli ultimi episodi, il quinto e il sesto, vedremo Elodie scritturata per il
nuovo film di Dario Argento e Sabrina Impacciatore come nuova madrina del Festival di Venezia.
La serie è stata rinnovata per una terza stagione, anche se, con estremo dolore, non ci sarà Elvira, interpretata dalla compianta Marzia Ubaldi, scomparsa a ottobre 2023. Anche la sceneggiatrice Lisa Nur Sultan non parteciperà alla realizzazione della terza stagione. Durante la conferenza stampa della seconda stagione, ha dichiarato che la serie è un prodotto molto difficile, con una scrittura
estremamente complessa, e che ha deciso di distaccarsi da essa non perché non la ami, anzi, non vedrà l’ora di seguirla dal divano come semplice spettatrice. Ora non resta che goderci il finale di stagione di questa serie, la cui vera essenza sta proprio nel mettersi in gioco, nel non prendersi sul serio, nell’esagerare i luoghi comuni del mondo dello spettacolo per creare una spassosa autoironia.




“I Leoni di Sicilia”: la storia della famiglia Florio su Disney+

di NOEMI GIACCI –

ROMA – I primi due episodi sono stati presentati in anteprima alla Festa del cinema di Roma, il 23 ottobre 2023, conquistando il pubblico. I primi quattro episodi sono stati distribuiti il 25 ottobre,
seguiti dagli altri quattro a partire dal 1 novembre. La serie completa è ora disponibile sulla piattaforma streaming di Disney.
La serie è prodotta dalla Compagnia Leone Cinematografica e da Lotus Production, con la regia di Paolo Genovese. La sceneggiatura è stata curata da Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, ispirandosi all’omonimo bestseller dell’autrice Stefania Auci.
La trama segue la famiglia Florio nei primi anni dell’Ottocento. Tutto inizia con Paolo e Ignazio, due fratelli commercianti di spezie che fuggono da Bagnara Calabra per stabilirsi in Sicilia e aprire una bottega. A Palermo trovano la fortuna, e l’attività di famiglia guadagna sempre più prestigio, fino a quando non passa nelle mani del figlio di Paolo, Vincenzo. Quest’ultimo riesce a trasformarla in un vero impero. La storia dell’impresa di famiglia si intreccia con le vicende private dei personaggi, soprattutto quelle di Vincenzo, che trova l’amore in Giulia. Tuttavia, il loro amore è ostacolato
dalla ricerca di legittimazione nobiliare dello stesso Vincenzo, desideroso di sposare una donna titolata per guadagnarsi il rispetto nella società palermitana, dominata da nobili che non si vogliono mischiare con chi maneggia denaro. L’eredità di Vincenzo, fatta di fortune ma anche di pesi e maledizioni, passa poi a suo figlio Ignazio. La storia si intreccia con gli eventi storici che porteranno all’Unità d’Italia.
Il cast include Michele Riondino nei panni di Vincenzo Florio, Miriam Leone in quelli di Giulia Portalupi, Donatella Finocchiaro che interpreta Giuseppina, la madre di Vincenzo. Troviamo anche Vinicio Marchioni nel ruolo di Paolo Florio, Paolo Briguglia in quello di Ignazio Florio, Ester Pantano come Giuseppina da giovane e Eduardo Scarpetta nel ruolo di Ignazio figlio di Vincenzo. Un insieme di attori che trasmette sullo schermo i desideri e le paure dei loro personaggi nel migliore dei modi.
I punti di forza della serie sono sicuramente i costumi, di Alessandro Lai, e le scenografie, di Massimiliano Sturiale. Il ricordo va naturalmente all’iconico “Gattopardo” (1963) di Luchino Visconti, ambientato in una Palermo del 1860. Le piazze di Palermo sono state trasportate indietro nel tempo per ricreare un set Ottocentesco. Le riprese si sono svolte in luoghi ricostruiti ma anche in luoghi storici della città, tra cui Palazzo Gangi Valguarnera, già utilizzato da Visconti per “Il Gattopardo”. La residenza al mare e la tonnara della famiglia Florio sono invece ubicate sull’isola di Favignana. All’appello delle location non manca la nostra Viterbo: vediamo un giovane Vincenzo Florio passeggiare nel quartiere di San Pellegrino che rappresenta l’Inghilterra Ottocentesca, da lui visitata durante un viaggio. La scenografia e i luoghi mettono in risalto tutta la bellezza dei paesaggi
siciliani.
Infine la colonna sonora presenta un carattere innovativo, sebbene a tratti possa risultare un po’ disorientante. Le musiche contemporanee in contrasto con l’ambientazione storica sono una scelta audace, che non sempre risulta ottimale. Nel finale del primo episodio vediamo Vincenzo ottenere una rivincita camminando con il sigaro in bocca sulle note di “Supermassive Black Hole” dei Muse. Se questa scelta in questo caso sembra funzionare, in altri crea un distacco con la storia e spezza il l’atmosfera di alcune scene. La canzone “Durare”, di Luara Pausini, utilizzata come brano alla fine di ogni episodio è un esempio di una scelta che suscita reazioni contrastanti. Personalmente, sono ancora indecisa se mi convince o no.
In conclusione posso dire di essermi appassionata alla storia di questa nuova serie e mi sento di consigliarla. Ho particolarmente apprezzato la delicatezza della regia, l’interpretazione degli attori e l’alta qualità della produzione.
C’è chi si chiede già se ci sarà una seconda stagione, ma purtroppo non è stato confermato ancora nulla. Tuttavia, l’esistenza di un secondo romanzo, “L’inverno dei Leoni”, pubblicato nel 2021, che continua la storia del volume precedente, ci dona un appiglio di speranza.




“Oppenheimer” (2023): è arrivato nei cinema italiani il nuovo film di Christopher Nolan

di NOEMI GIACCI –
ROMA – Il dodicesimo lm di Christopher Nolan, “Oppenheimer”, ha debuttato mercoledì 23
agosto 2023 nei cinema italiani.

Senza dubbio è uno dei lm più attesi dell’estate. Negli USA era stato rilasciato il 21 luglio, lo stesso giorno di “Barbie” (2023) che sta dominando i botteghini di tutto il mondo. I due lm sono stati protagonisti del trend che ha spopolato sui social in concomitanza della release statunitense: il “Barbienheimer”, ossia l’accostamento dei due lm con meme divertenti che enfatizzano il netto contrasto tra i due generi. Il fenomeno ha provocato un gigantesco effetto mediatico che ha incrementato la circolazione di entrambi.

Il l è distribuito da Universal Pictures. Nolan, dopo anni di collaborazione, ha deciso di distaccarsi dalla Warner Bros. La causa di tale decisione è stato il cambio di strategia sul rilascio dei lm durante la pandemia: lo studio ha preferito distribuire le pellicole contemporaneamente in streaming, su HBO Max, e al cinema, senza però consultare i suoi registi, rimasti profondamente amareggiati e penalizzati.

Oppenheimer”, com’è facile intuire dal titolo, ruota intorno alla gura di Robert Oppenheimer, il sico statunitense e direttore del progetto Manhattan che inventò la bomba atomica. La sceneggiatura, scritta dallo steso Cristopher Nolan, si ispira alla biograa “Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica. Il trionfo e la tragedia di uno scienziato” di Kai Bird e Martin J. Sherwin. Cillian Murphy, interprete di Oppenheimer, ha dichiarato a Entertainment Tonight: «La cosa straordinaria della sceneggiatura è che è scritta in prima persona, che è la prima volta che l’ho incontrato».

La pellicola percorre una serie di vicende personali dello scienziato statunitense, che si intersecano inevitabilmente con quelle politiche e pubbliche. Il dramma storico di una pagina nera della storia mondiale e il dramma personale si uniscono. È un viaggio che si compie tra un piano temporale e l’altro, tra l’alternanza di scene a colori e in bianco e nero.

«Le scene a colori sono soggettive, quelle in bianco e nero sono oggettive. Ho scritto le
scene a colori in prima persona», ha spiegato il regista in un’intervista a Wired.

Al suo debutto è stato accolto con grande entusiasmo e attualmente ha incassato oltre 3,5 milioni di euro. Vanta un cast stellare tra cui: Matt Damon, Robert Downey Jr., Emily Blunt, Kenneth Branagh, Gary Oldman, Josh Hartnett, Florence Pugh e Rami Malek.
Cristopher Nolan ha girato il lm utilizzando la pellicola IMAX 70 mm, di cui il regista è un grande appassionato. “Il cavaliere oscuro”, nel 2008, è stato il suo primo lm a utilizzare parzialmente questa tecnica. “Oppenheimer” conta circa 75 minuti di pellicola IMAX 70 mm.
I lm girati in questa modalità hanno una maggiore risoluzione e immergono gli spettatori in immagini caratterizzate da una grandezza e denizione molto superiore.

In Italia non è possibile vedere il lm come vorrebbe Nolan, dal momento in cui non esistono sale progettate per proiettare in IMAX 70 mm, bisognerà inevitabilmente scegliere tra IMAX e 70mm. In ogni caso ci aspetta un lm ambizioso, considerato il recente capolavoro di Nolan.

 




“L’estate nei tuoi occhi 2”: è tornato il triangolo amoroso più estivo di Prime Video

di NOEMI GIACCI-

VITERBO- È tornata su Prime Video “L’estate nei tuoi occhi”. La serie, dal titolo originale “The Summer I Turned Pretty” che segue le vicende dell’omonima trilogia di romanzi, aveva debuttato la scorsa estate. La nuova stagione è disponibile sulla piattaforma streaming dal 14 luglio 2023, data in cui sono stati rilasciati i primi tre episodi; i restanti, invece, sono disponibili con cadenza settimanale, ogni venerdì, fino al finale di stagione previsto per il 18 agosto.
Ma dove eravamo rimasti? La prima stagione del teen drama seguiva le vicende di Belly (Lola Tung), adolescente alle prese con il primo amore, al centro di un triangolo amoroso con i fratelli Jeremiah (Gavin Casalegno) e Conrad (Christopher Briney), suoi amici d’infanzia con cui passava estate nei tuoi occhi (2)ogni estate. Dopo aver baciato entrambi decide, pur amando Conrad, di rinunciare a tutti e due per non rovinare il rapporto tra i fratelli.
All’inizio della seconda stagione veniamo a conoscenza della morte di Susannah (Rachel Blanchard), madre di Jeremiah e Conrad, che ha lasciato la famiglia di Belly e quella dei due ragazzi in preda al dolore. Tramite dei flashback scopriamo che Belly e Conrad avevano iniziato una relazione, non
andata poi a buon fine. Anche l’amicizia tra Belly e Jeremiah è naufragata.
Una notizia sconvolgente, però, fa capolino nella vita dei tre ragazzi, che sono costretti a rincontrasi a Cousins Beach, dove ogni anno passavano le estati collezionando i loro ricordi più preziosi.
Questa nuova stagione entra come non mai nell’interiorità dei personaggi principali, riuscendo al tempo stesso a dare spazio a quelli secondari: Steven (Sean Kaufman), il fratello di Belly che incolpa quest’ultima per aver rovinato l’amicizia storica con i due fratelli; e Lauren (Jackie Chung), la madre di Belly e Steven, migliore amica di Susannah. Tra risentimenti, armonie spezzate e
un lutto non superato, i nostri personaggi devono fare i conti con i loro sentimenti.
L’unica cosa certa è che non ci sono più certezze: un triangolo ormai concluso può risvegliarsi più forte di prima.
estate nei tuoi occhi (1)Gli appassionati di teen drama non potranno non cogliere il parallelismo con uno dei più famosi triangoli amorosi delle serie tv: quello tra Elèna e i fratelli Stephan e Damon Salvatore (“The Vampire Diaries”). Anche in questo caso due fratelli divisi per l’amore della stessa ragazza. Una storia d’amore che all’epoca mobilitò i fan di tutto il mondo, creando schieramenti e polemiche
tra i Delena, sostenitori di Elèna e Damon, e gli Stelena, sostenitori di Elèna e Stephan. “L’estate nei tuoi occhi” è sulla giusta strada per seguire le orme del predecessore, anche se non ha dei veri e propri ship names. Per gli amanti della serie basta definirsi Team Conrad o Team Jeremiah. Chissà se il rapporto tra questi ultimi si intaccherà ulteriormente o se ne uscirà più forte di prima come quello tra i fratelli Salvatore?
Chi sceglierà Belly? Conrad, il ragazzo che amava sin da bambina, o Jeremiah, l’amico di una vita che è sempre stato al suo fianco? Lo scopriremo solo nell’ottava e ultima puntata, nel frattempo le scommesse tra i Team sono aperte.




Barbie (2023): la bambola Mattel debutta al cinema accompagnata da una sensazionale campagna promozionale

di NOEMI GIACCI –

Giovedì 20 luglio 2023 arriva al cinema l’attesissima pellicola sulla bambola Mattel più amata di sempre: “Barbie”. Il film, diretto da Greta Gerwig (“Piccole donne”; “Lady Bird”) e distribuito da Warner Bros, ha come protagonisti Margot Robbie e Ryan Gosling, rispettivamente nei panni di
Barbie e Ken.
Siamo a Barbieland, un luogo perfetto dai colori rosa shcoking e popolato da ogni versione possibile di Barbie e Ken. Gli abitanti di Barbieland sono altrettanto perfetti e vivono tra party, feste, canzoni e coreografie scintillanti. In questo mondo idilliaco la perfezione non può vacillare. Quando però
succede alla Barbie interpretata da Margot Robbie, l’unica soluzione è l’espulsione da Barbieland. La nostra protagonista deciderà di partire per il mondo reale, avventurandosi verso la conquista della vera felicità. Ad accompagnarla in questo viaggio ci sarà Ken, suo amico di sempre e
segretamente innamorato di lei. Sul sito Rotten Tomatoes, specializzato in recensioni di prodotti audiovisivi, “Barbie” ha attualmente una percentuale di apprezzamento da parte dei critici dell’ 89% e 114 recensioni.
È un film su più livelli di lettura, che utilizza il sarcasmo e l’ironia per far riflettere su argomenti profondi: femminismo, patriarcato, inclusività e body positive. Per i temi proposti e il modo tagliente con cui vengono trattati, il film può essere apprezzato pienamente da un pubblico adulto.
Nei mesi precedenti“Barbie” ha messo in piedi una campagna di marketing eccezionale, sia online che offline. Il filo rosso di queste iniziative, anzi è il caso di dire il “filo rosa”, è proprio il colore rosa che caratterizza la brand identity di Barbie. I red carpet, i cartelloni pubblicitari e i vari co-brandig si
tingono tutti di rosa. Tra le numerose collaborazioni troviamo: OPI con una linea di smalti; NYX
con una palette e prodotti cosmetici; Superga con una collezione di scarpe; Kipling con le sue borse che si colorano di rosa; Kiabi con la capsule di t- shirt per adulti e bambini.
Anche i fast food non sono da meno: Burger King Brasile lancia il suo “Barbie Burger”, un pink hamburger con una salsa rosa al suo interno. Ma è ad Airbnb che va di diritto la collaborazione più riuscita: la costruzione della casa di Barbie a grandezza naturale. La “Barbie’s DreamHouse” si trova a Malibù e vanta una vista spettacolare sull’oceano. Aprirà le sue porte a due vincitori, estratti a sorte grazie a un contest, che passeranno il 21 e il 22 luglio presso la villa. La Dreamhouse potrà essere prenotata a partire dal 23 ottobre e offrirà alloggio a 4 ospiti. Come si legge su Airbnb, i visitatori “faranno il check domenica 27 ottobre e il check out martedì 29 ottobre: in questi due giorni Barbie sarà in viaggio in Texas e quindi la sua casa sarà libera per gli ospiti!”. Il soggiorno sarà accompagnato da attività ed esperienze interattive nello stile di Barbie: una consulenza e un hair makeover; una lezione di scherma; una lezione di cucina; un tour privato del Columbia Memorial Space Center e un immersione nel mondo di Barbie per scoprire tutte le sue abilità e onorificenze collezionate.
I veri protagonisti sono però gli outfit di Barbie, che catalizzano l’attenzione durante le varie première mondiali e tour promozionali. Gli stilisti hanno creato per Margot Robbie un guardaroba ispirato ai vestiti più famosi della bambola. L’attrice si trasforma anche fuori dallo schermo nel personaggio che interpreta. Niente è lasciato al caso: dal make-up, abiti, scarpe e
accessori, fino alle acconciature.
Quella del live action “Barbie” è una campagna promozionale riuscita su tutti i fronti. Trasversale e potente riesce a coinvolgere più target di riferimento, utilizzando un marketing originale che crea grandi aspettative. A noi pubblico il compito di verificare in sala se il film riesce a reggere tutto l’hype generato magistralmente da questa campagna.




La serie fenomeno “Mare Fuori” diventa un Musical

di NOEMI GIACCI-

VITERBO –  Tutti ormai conoscono o hanno almeno sentito parlare di “Mare Fuori”, la serie tv prodotta da Rai Fiction e Picomedia ambientata in un carcere minorile di Napoli. Una vera scommessa editoriale per la Rai, che con la messa in onda della prima stagione su Rai 2, nel 2020, si poneva l’obiettivo di rivolgersi ad un pubblico più giovane. Rai 2 è infatti la rete preposta a “svecchiare” il target di riferimento dell’audience dell’emittente pubblica. Grazie a “Mare Fuori” riesce a pieno in uesto obiettivo: la serie diventa un successo tra i giovanissimi, ma sorprendentemente anche tra gli adulti. La seconda stagione nel 2021, sempre trasmessa su Rai 2, continua a fare grandissimi numeri di share, superando di gran lunga quelli della prima.
mare fuori 2La vera svolta avviene quando i diritti di utilizzazione delle due stagioni vengono acquistati da Netflix. Per settimane “Mare Fuori” diventa la serie più vista in Italia, comparendo nei suggerimenti della Top Ten della piattaforma streaming. La piattaforma Over The Top favorisce il vero “boom” della serie, che spopola su ogni social, da Instagram a TikTok. Specialmente su quest’ultimo si trovano tantissimi video remix, video di utenti che recitano battute della serie, video reaction, ecc.
Nel 2022 la Rai fa uscire la terza stagione, tramite un esperimento molto interessante: il 1 febbraio diffonde 6 episodi in anteprima su RaiPlay, e i restanti 6 il 13 febbraio. Decide quindi di anticipare la messa in onda tradizionale sul canale lineare di Rai 2, prevista per il 15 febbraio, con una distribuzione streaming che riesce a dare forza alla piattaforma Rai.
“Mare Fuori” è indubbiamente un successo strepitoso e tutti i fan aspettano con trepidazione la quarta stagione che è già in fase di realizzazione delle riprese.
Come tutti i prodotti di successo accade di trovarsi di fronte a spin of, e narrazioni transmediali: “Mare Fuori” diventerà un musical teatrale. Debutterà il 27 febbraio 2024 al teatro Brancaccio di mare fuori 3Roma e resterà in scena fino al 10 marzo, per poi andare in tour nei teatri italiani. La regia è affidata al comico, attore e regista Alessandro Siani. Ci saranno sul palco tre degli attori già presenti nella serie: Maria Esposito (Rosa Ricci) Antonio Orefice (Totò) e Salahudin Tijani Imrana (Dobermann).
Con le coreografie di Marcello e Mommo Sacchetta, le scenografie Roberto Crea, i costumi Eleonora Rella e la colonna sonora originale tratta dalla serie, la produzione del Musical è affidata a Best live.
Non si sa ancora nulla sulla trama, che riprenderà sicuramente alcuni avvenimenti della serie, ampliando la storia di certi personaggi e presentandone dei nuovi.
Il 19 giugno 2023 si sono tenuti i casting presso il Brancaccio: giovani di tutta Italia, tra i 18 e i 35 anni, si sono presentati alle porte del teatro carichi e motivati.
Purtroppo per la grandissima affluenza e qualche problema di organizzazione molti attori, ballerini e cantanti non hanno potuto accedere al provino con Siani: i partecipanti non erano stati informati che avrebbero dovuto presentarsi esclusivamente dopo aver ricevuto un mail di conferma. Si sono così fatti avantI tutti gli iscritti al casting, superando la soglia consentita di persone da esaminare.
La delusione per alcuni è stata tanta ma il Brancaccio ha informato che nuove date saranno annunciate per settembre 2023.
In attesa di scoprire i protagonisti di questo interessante progetto, non rimane che augurare ai partecipanti dei futuri casting e ai performer già scelti un grande in bocca al lupo.




“La Sirenetta”: Ariel torna in sala con il nuovo live action della Disney

di NOEMI GIACCI-

“La Sirenetta”: Ariel torna in sala con il nuovo live action della Disney “Ma una sirena non ha lacrime e quindi soffre molto di più”. Inizia con questa citazione il nuovo remake in live action della Disney, “La Sirenetta”, finalmente nelle sale italiane dal 24 maggio. La pellicola è l’adattamento dell’omonimo Classico d’animazione del 1989, ispirato a sua volta alla fiaba di Hans Christian Andersen.
Il film è diretto da Rob Marshall, che per la Disney aveva già lavorato alla regia del remake di “Mary Poppins” (2018). Ariel è interpretata dall’attrice e cantautrice Halle Bailey, fortemente criticata ancor prima dell’uscita del film per il semplice fatto di non assomigliare alla Ariel del cartone. La Immagine WhatsApp 2023-05-31 ore 18.44.21Disney ha scelto infatti un’attrice nera per interpretare la protagonista, decisione che a molti spettatori non è andata giù. Nel ruolo di Eric troviamo Jonah Hauer-King, Javier Bardem in quello di Re Tritone, e una fantastica Melissa McCarthy in quello di Ursula. Il granchio Sebastian è doppiato in originale da Daveed Diggs, il pesce Flounder da Jacob Tremblay, e la sula bassana Scuttle, un gabbiano nella versione d’animazione, è doppiata da Awkwafina.
Il Classico d’animazione de “La Sirenetta” è uno dei più conosciuti e amati, ma soprattutto è una colonna portante per la casa d’animazione. La Disney sul finire degli anni Ottanta stava cercando di uscire da una forte crisi e ci riuscì solo grazie a “La Sirenetta”. Un film rivoluzionario dal punto di vista tecnico e nella modalità di narrazione. Per la prima volta viene ibridata l’animazione e il musical di Broadway: le canzoni hanno il compito di portare avanti la trama. Con “La Sirenetta” si apre l’epoca del Rinascimento Disney, un decennio di grandi capolavori e incassi da record (“La Bella e la Bestia”, “Aladdin”, “Il Re Leone”, “Hercules” e molti altri).
La trama del live action è sostanzialmente la stessa di quella del film d’animazione: alla principessa Ariel la vita da sirena in fondo al mare sta stretta e ha un forte desiderio di scoprire quella sulla terra. Dopo aver salvato il principe Eric da un naufragio si innamora di lui. Ostacolata dal padre, Re sirenetta 2Tritone, si rivolge alla malvagia strega del mare Ursula, con la quale stipulerà un patto per avere delle gambe al posto della coda, e conquistare così l’amore del principe. Aiutata dal granchio Sebastian, dal pesce Flounder e dal gabbiano Scuttle, combatterà per realizzare il suo sogno.
Quando giorni fa sono andata al cinema, avevo una forte ansia: “La Sirenetta” è il mio Classico Disney preferito e volevo emozionarmi ancora una volta con questa storia. Così è stato.
Chi si aspettava di vedere una copia del Classico sarà rimasto deluso, perché naturalmente il live action ha apportato delle modifiche: piccolezze che solo veri appassionati Disney possono cogliere o scelte più evidenti. La novità di cui vorrei parlare è quella che personalmente ho apprezzato di più: l’ampliamento del personaggio di Eric e il suo parallelismo con Ariel.
Nel Classico il principe Eric è abbastanza marginale, mentre nel nuovo adattamento scopriamo molte sfaccettature del suo carattere. Veniamo a sapere che anche a lui la sua vita sta stretta: sirenettavorrebbe solamente salpare ed esplorare il mare. La novità sta inoltre nell’introduzione del personaggio della madre adottiva di Eric, la Regina Selina (Noma Dumezweni), che cerca di richiamare il figlio ai suoi doveri di principe. Tale personaggio è inserito per creare un collegamento con il padre di Ariel: entrambi i genitori reprimono i veri desideri dei figli. Ariel ed Eric non sono altro che due giovani con la voglia di fare esperienze nel mondo.
La backstory di Eric dona al personaggio e alla storia d’amore molto più spessore. Per lui è stata aggiunta una canzone inedita, composta dal grande Alan Menken, compositore delle musiche del Classico, e da Lin-Manuel Miranda. In questa canzone, dal titolo “Wild Uncharted Waters”, Eric esterna il suo desiderio di avventurarsi tra le acque inesplorate. È insomma il corrispettivo maschile della famosissima canzone “Part of Yourl World”, nella quale Ariel esprime il suo sogno di vivere fuori dall’acqua.
Veniamo ora alla questione che ha alimentato il web fin dall’annuncio del cast: “La vera Ariel ha la pelle bianca e i capelli rossi”. L’Ariel del 1989 è indubbiamente un’icona e non sarà mai sostituita. Ma Halle Bailey in questo film è Ariel. Con la sua delicatezza, la sua dolcezza e la sua meravigliosa voce è riuscita a lasciare il segno. La sua interpretazione ha zittito molte malelingue e pregiudizi iniziali. Sono impaziente di rivederla recitare in “The Color Purple”, l’adattamento cinematografico dell’omonimo musical di Broadway, che uscirà a dicembre 2023.
“La Sirenetta”, ad una settimana dall’uscita, sta guidando il Box Office italiano con incassi da più di 4 milioni di euro, ma anche quello statunitense con oltre 95 milioni di dollari. Il mio augurio è che continui a far sognare intere generazioni, come ha fatto e farà in eterno il Classico.




“Peter Pan & Wendy”: il nuovo live-action Disney e il peso del confronto con il romanzo e il classico d’animazione

di NOEMI GIACCI-

“Peter Pan & Wendy” è il nuovo live-action targato Disney, uscito il 28 aprile 2023 sulla piattaforma streaming Disney+. Diretto da David Lowery, il film è l’adattamento dell’omonima opera teatrale, poi trasposta in romanzo nel 1911, di J.M. Barrie, e ovviamente è il remake del 14° classico d’animazione Disney del 1953: “Le avventure di Peter Pan”.
Non stupisce essere di fronte all’ennesimo live-action della Disney, sui quali sta puntando molto negli ultimi anni. Tantomeno stupisce la scelta di scegliere un ecosistema narrativo come quello di Peter Pan, sfruttato già notevolmente dalla casa d’animazione, basti pensare al sequel “Ritorno all’isola che non c’è” del 2002 e la serie di film con protagonista Trilli a partire dal 2008.
In questi casi il pericolo di disattendere le aspettative del pubblico, che ha uno specifico immaginario in mente, è alto. Si sa bene, infatti, che un remake porta sempre con sé delle scommesse da vincere: ci si deve rapportare alla storia originale, in questo caso il romanzo e il film PETER PANd’animazione, stando attenti a non stravolgerla del tutto, e nello stesso tempo inserire delle innovazioni che garantiscano il senso della narrazione.
“Peter Pan & Wendy” compie delle scelte che si discostano dal libro e dal classico d’animazione.
Partiamo innanzitutto dal protagonista: in questo adattamento sembra quasi marginale e lascia spazio ad una Wendy più ribelle e coraggiosa, qui interpretata da Ever Anderson. Il film si sarebbe potuto benissimo chiamare: “Wendy e Peter Pan”.
Peter, interpretato da Alexander Molony, perde il carisma che lo contraddistingueva e sembra lasciare il suo posto a Wendy: è lei infatti che compie il classico viaggio dell’eroe destinato al protagonista, acquistando così nuove consapevolezze.
Un’altra grande novità è la backstory che il regista crea per Capitan Uncino, interpretato da Jude Law. Uncino non è altro che l’ex migliore amico di Peter Pan e proprio da questo passato nascono i loro scontri. Si azzera quindi il caratteristico villain, il cattivo per eccellenza, che viene umanizzato. Questa è una scelta molto interessante ma che è stata trattata in un modo poco approfondito e sbrigativo, senza avvalersi di flashback che avrebbero potuto intensificare la narrazione di questo passato.
Gli altri personaggi risultano quasi inesistenti: i Bimbi Sperduti perdono ogni caratterizzazione. Non si ha più la classica rivalità tra Trilli, Wendy e Giglio Tigrato, che invece formano un trio di power girls che sorreggono le sorti della vicenda.
L’aspetto che invece ho molto apprezzato è quello dell’inclusività: non sono solo bambini aschi bianchi ad essere membri dei Bimbi Sperduti, ma ragazze e ragazzi di diverse etnie.
PETER PAN 2D’altronde la decisione di attualizzare il romanzo, figlio di un’epoca lontana dai nostri ideali e abbondante di stereotipi non più accettabili, era d’obbligo.
La mitica Isola che non c’è viene privata dei suoi caratteri magici e fantastici così iconici, per scegliere invece location stupende ma più reali, con un richiamo visivo alle coste inglesi e scozzesi.
Peter Pan & Wendy è un film godibile e che ci fa fare un tuffo in un universo tanto amato.
Forse però proprio per questo legame affettivo così solido è un film che non riesce a reggere il confronto con il classico Disney e con il celebre romanzo da cui è tratto, il quale dopo anni rimane ancora l’immaginario di riferimento quando si pensa al bambino che non voleva crescere. “Una storia senza tempo, di ieri come di domani”.




“Grease: Rise of the Pink Ladies”: la serie prequel di “Grease”

di NOEMI GIACCI-
“Grease Is The Word”. “Grease” è la parola d’ordine. Film cult intramontabile del 1978, tratto dall’omonimo musical di Jim Jacobs e Warren Casey, “Grease” ha segnato intere generazioni con le
sue canzoni. Le vicende dello scapestrato Danny (John Travolta) e della dolce Sandy (Olivia Newton-John) hanno appassionato gli spettatori dell’epoca e non solo. Non stupisce, nell’era dei numerosi spin-off e reboot, la volontà di ampliare questo ecosistema narrativo così amato, usando il format seriale.
“Grease: Rise of the Pink Ladies” è la nuovissima serie che mette in scena le vicende che hanno portato alla nascita delle Pink Ladies: la gang delle quattro ragazze dalla giacca rosa capitanate da Betty Rizzo. La serie targata Paramont+, ideata e scritta da Annabel Oakes, è composta da 10 episodi. Con una cadenza settimanale, ogni venerdì in contemporanea con gli Stati Uniti, viene messo a disposizione un nuovo episodio sulla piattaforma streaming Paramount+.
La trama
Si torna alla Rydell High School, ma quattro anni prima delle vicende di Danny e Sandy. È il 1954 e Jane (Marisa Davila), ragazza modello e studiosa, si ritrova nel ciclone delle malelingue dopo essersi fidanzata con Buddy (Jason Schmidt), il ragazzo più popolare della scuola. Questa situazione la farà avvicinare a delle ragazze outsider e che combattono a loro volta con le dicerie: Olivia Valdovino (Cheyenne Isabel Wells), finita nel mirino delle chiacchiere per una relazione con il suo insegnante, Nancy Nakagawa (Tricia Fukuhara), lasciata in disparte dalle sue migliori amiche dopo essersi fidanzate, e Cynthia Zdunowski (Ari Notartomaso), che vorrebbe farsi ammettere nella gang dei ragazzacci, i T-Birds. Insieme diventeranno le mitiche Pink Ladies e sfideranno i pregiudizi
del mondo scolastico, affermando le loro libertà.
Il legame diretto con il film
Nel primo episodio siamo catapultati nel mondo di “Grease” e scopriamo un legame stretto tra i personaggi della serie e quelli del film. Veniamo a sapere, infatti, che la sorellina di Jane, Fran (Madison Elizabeth Lagares), non è altro che la Frenchy (Didi Conn) del film. Fran ha una migliore amica, Betty (Emma Shannon), niente di meno che la mitica Betty Rizzo interpretata da Stockard Channing.
Fran e Betty formeranno quindi la seconda generazione di Pink Ladies, quella iconica che conosciamo grazie al film, formata da Betty Rizzo, Frenchy, Marty e Jan.
I numeri musicali
Il cuore della serie, come d’altronde della stessa pellicola, sono i numeri musicali. La componente del musical è caratterizzata da momenti di alto spessore canoro e coreografico. Le 30 canzoni originali composte per la serie sono opera di Justin Tranter, già autore per star come Britney Spears, Lady Gaga, Selena Gomez, Justin Bieber, Ariana Grande e molte altre. Le coreografie dinamiche e d’impatto sono di Jamal Sims.
Il numero che apre la serie è “Grease is the word”, la cover della canzone di apertura del film cantata da Frankie Valli.
Nei quattro episodi attualmente usciti possiamo ascoltare e vedere numeri più spettacolari, come “New Cool” e “Pointing Fingers” con le loro coreografie corali, e canzoni più introspettive ed intime, come “Same Sky”.
Tra costumi di scena brillanti e colorati, una regia movimentata e accattivante, questi grandi momenti di musical sono un vero e proprio omaggio al genere.
Un Guilty Pleasure per i fan
“Grease: Rise of the Pink Ladies” si presenta quindi come un teen drama musicale che si rivolge specialmente ai fan nostalgici di “Grease”. Cerca però di approcciarsi anche ai nuovi giovani spettatori, attualizzando i temi degli anni Cinquanta. Sono presenti tematiche cruciali e delicate dei nostri giorni: la disparità di genere, il razzismo, il moralismo sessuale, la libertà di essere veramente se stessi.
A fare da sfondo sono le famose location americane, tra drive-in, corridoi scolastici, campi da football, amicizie e primi amori adolescenziali.
Sicuramente è un prodotto che si può apprezzare a pieno avendo la conoscenza del film a cui si ispira, per cogliere i rimandi e i collegamenti, anche solo visivi. Allo stesso tempo è un prodotto che si può consumare anche senza la visione del film, che ovviamente consiglio a prescindere dalla serie tv.
Perché “Grease” è la parola, un musical allo stato puro, uno dei film più celebri della storia del cinema, che a 45 anni dal suo debutto non ha ancora esaurito la sua potenza narrativa, e mai lo farà.




“Grey’s Anatomy”: il medical drama dice addio alla sua protagonista 

di NOEMI GIACCI-

Per questo appuntamento di “Cine Talk” ho deciso di porre l’attenzione su una delle serie tv più famose degli ultimi anni, che ultimamente ha fatto parlare di sé per diversi motivi. Sto parlando di “Grey’s Anatomy” (2005): il medical drama più longevo della tv americana.

La serie, che ha debuttato il 27 marzo 2005 sull’emittente televisiva ABC, è arrivata  quest’anno alla 19ª stagione ed è già stata rinnovata per una 20ª. Con un totale di 418 episodi è il medical drama più duraturo della storia televisiva americana, superando “E.R. – Medici in prima linea” (1994-2009) che ne ha solo 331. Vincitrice di numerosi riconoscimenti, come quello per miglior serie drammatica ai Golden Globes del 2006 e 2007, è uno dei prodotti seriali più amati dal pubblico.

L’ideatrice e produttrice esecutiva della serie è Shonda Rhimes, che ne è stata anche la showrunner per un lungo periodo, poi sostituita da Krista Vernoff.

Per chi ama seguire la messa in onda americana ogni giovedì, sul canale di ABC o in streaming su Hulu, viene rilasciata una puntata. In Italia invece, con qualche giorno di attesa rispetto agli Stati Uniti, è possibile vederla in streaming su Disney+.

La trama di “Grey’s Anatomy”

La protagonista della serie è Meredith Grey (Ellen Pompeo), giovane laureata in medicina, che affronta la specializzazione in chirurgia al Seattle Grace Hospital. Entrerà in contatto con altri tirocinanti con cui stringerà amicizia: Alex Karev (Justin Chambers), George OMalley (T. R. Knight), Cristina Yang (Sandra Oh) e Izzie Stevens (Katherine Heigl). Con loro condividerà le gioie e i dolori di questo difficile mestiere. Meredith incontrerà anche l’amore, quello del neurochirurgo  Derek Shepherd (Patrick Dempsey).

 

La fine dei M.A.G.I.C.

Essendo una serie così lunga va da sé che per motivi personali, di sceneggiatura, di dissapori tra cast o altro, molti personaggi sono usciti di scena. Alcuni hanno fatto ritorno nel corso delle stagioni, altri invece non sono più tornati. Anche i nostri protagonisti, il gruppo degli specializzandi, hanno dovuto dire il loro addio. I fan affezionati li avevano soprannominati M.A.G.I.C., dall’unione delle iniziali dei loro nomi (Meredith, Alex, George, Izzie, Cristina). Per primo George, dopo Izzie, poi Cristina e infine Alex hanno fatto le loro uscite. Alcune sono state dolorose, altre hanno fatto arrabbiare gli spettatori. Per esempio la dipartita del personaggio di Alex: uscito di scena con una semplice lettera, non comparendo sullo schermo, a causa della decisione imprevista di Justin Chambers di smettere di recitare.

Tra abbandoni, ritorni, e nuovi personaggi la serie non si è mai persa del tutto, anche dopo le ultime stagioni non troppo brillanti, portata sulle spalle da una sempre più forte Meredith Grey.

Ma la conclusione di un’era si trovava dietro l’angolo: laddio della protagonista. Un momento inaspettato per gli amanti del programma e che non avevano preventivato. Così anche la “M” se ne va, proclamando la fine degli storici M.A.G.I.C.

 

Un addio/arrivederci poco apprezzato

Ellen Pompeo, interprete di Meredith Grey lascia lo show dopo 19 stagioni. La sua ultima apparizione è stata quella nell’episodio 19X07 (“Ill Follow the Sun”), andato in onda 23 febbraio 2023 su ABC e il 22 marzo 2023 su Disney+. Non è però un addio definitivo perché il suo personaggio tornerà sporadicamente, come nel finale di stagione previsto per il 18 maggio 2023. Inoltre Ellen Pompeo manterrà il suo ruolo di voce narrante ad inizio e fine di ogni episodio.

Che sia un addio o solo un arrivederci questa uscita di scena è stata, a mio avviso, frettolosa, approssimativa e non degna della protagonista indiscussa. In molti si sono scagliati contro la showrunner Krista Vernoff, che non tornerà a ricoprire tale ruolo nella 20ª stagione e lascerà il posto a Meg Marinis. Sugli account Instagram e Twitter di “Grey’s Anatomy” si leggono commenti amareggiati: «no, non esiste che questo spettacolo vada avanti senza di lei», «sono anni che guardo questo show, se Meredith se ne va probabilmente smetterò di guardarlo», «la serie è iniziata con Meredith dovrebbe finire con lei».

“Grey’s Anatomy” senza la Grey?

Con la 19ª stagione la showrunner e il team di sceneggiatori hanno fatto un chiaro tentativo di risollevare le ultime stagioni, scegliendo di appigliarsi alla nostalgia degli spettatori. Sono stati introdotti un gruppo di giovani specializzandi che richiamano palesemente i M.A.G.I.C. Personalmente mi è piaciuto questo cambio di rotta, proprio perché rimanda a quelle prime puntate così belle e nel cuore di tutti; però non posso far altro che chiedermi che senso abbia mandare via la protagonista che dà il nome alla stessa serie. Arrivati a questo punto avrei apprezzato di più un spin-off – sulla scia dei già esistenti “Private Practice” e “Station 19” – magari su Zola, la giovane figlia di Meredith e Derek, che segue le orme dei genitori nel mondo della medicina. Sarebbe stato un salto temporale dinamico, con un rinnovamento di personaggi e temi, pur rimanendo all’interno dell’universo di “Grey’s Anatomy”. Mandare via Meredith e ricominciare con un nuovo gruppo sembra una scelta rischiosa per la maggioranza dei fan.

Del resto si sa, i punti sono sempre difficili da mettere, non si vorrebbe mai concludere la propria serie tv preferita, ma il rischio di proseguire è quello di rovinare un prodotto. Il mio augurio è che ciò non accada e che la serie possa continuare a far sognare i tanti fedeli appassionati, me compresa.




Elvis: il biopic di Baz Luhrmann sul Re del Rock

di NOEMI GIACCI-

Elvis (2022), presentato fuori concorso alla 75ª edizione del Festival di Cannes e poi uscito nelle sale italiane il 22 giugno 2022, è lo spettacolare ritorno sul grande schermo del regista australiano Baz Luhrmann. Dopo nove anni dal suo ultimo film, Il grande Gatsby (2013), decide di omaggiare il Re del Rock: Elvis Presley.
Il biopic, distribuito dalla Warner Bros, ha ricevuto 8 candidature ai Premi Oscar 2023: miglior film, miglior attore, migliori costumi, miglior sonoro, miglior trucco e acconciatura, migliore scenografia, migliore fotografia e miglior montaggio. Dal 13 marzo 2023, il giorno dopo la Notte degli Oscar, Elvis è disponibile in streaming su Sky Cinema.
Attraverso gli occhi del Colonnello Parker: creatore e distruttore Il film ripercorre la nascita, l’ascesa e la fine del grande Elvis Presley. Luhrmann racconta la storia del cantante di Memphis da un punto di vista inaspettato: tramite i ricordi del Colonnello Tom Parker. Al lui si deve il merito di aver scoperto la star del rock, di cui diventò il manager. Ma a Parker viene attribuita anche la distruzione stessa del cantante, che chiuse in una prigione dorata fatta di viscidi complotti, con lo scopo di tenerlo legato a sé nella veste della sua “gallina dalle uova d’oro”.
Luhrmann decide di partire dalla fine: è il 20 gennaio 1997, il Colonnello ha un malore e viene ricoverato in ospedale. Sul letto di morte, giunto alla fine dei suoi giorni, la sua voce narrante e la sua presenza fisica ci accompagnano in un viaggio nella vita professionale e privata di Elvis, e negli gli avvenimenti storici e culturali degli Stati Uniti di quegli anni che fanno da sfondo alle vicende.
Non è la prima volta che Luhrmann comincia dalla conclusione della storia. Sappiamo fin dal principio che i protagonisti dei suoi film sono destinati a non sopravvivere: Romeo e Giulietta in Romeo + Giulietta di William Shakespeare (1996), Satine in Mouline Rouge (2001), Jay Gatsby ne Il grande Gatsby (2013). Attraverso flashback, digressioni e salti temporali siamo messi al corrente del vissuto di questi personaggi. Elvis non fa eccezione e segue questa dinamica ormai collaudata, che personalmente ritengo essere uno dei fattori più peculiari e affascinanti della filmografia del regista.
Lo stile: “The Lhurmann Touch”
Tutti i cinefili avranno sentito nominare almeno una volta il famosissimo “The Lubitsch touch”, del regista Ernst Lubitsch, caratterizzato da allusioni, momenti di non detto, di non mostrato, che però risultano esaustivi quanto le immagini. Anche Luhrmann si può dire essere un regista caratterizzato da uno stile fortemente riconoscibile. Il suo “tocco” sta nello sfarzo, negli eccessi, nei costumi sfavillanti, nei contrasti tra visivo e sonoro, nei movimenti aerei di macchina che si contorcono velocemente, nell’eccesso dei suoi personaggi. Le sue opere sono impregnate di elementi spettacolari e iconici, mai però sopra le righe in modo eccessivo ma in armoniosa coerenza con la totalità.
Una menzione particolare va fatta al glamour dei costumi, che sono anche frutto di collaborazioni con protagonisti del settore della moda. La stilista Miuccia Prada, insieme a Miu Miu, ha infatti firmato i costumi per Elvis, tornando a collaborare con Baz Luhrmann e la costumista Catherine Martin dopo Romeo + Giulietta e Il grande Gatsby.
Austin Butler: una stella nascente
La vera rivelazione del film è senza dubbio il suo attore protagonista: Austin Butler.
Butler, giovane attore statunitense, è conosciuto soprattutto per la serie The Shannara Chronicles (2016–2017) e per aver lavorato con importanti registri: Jim Jarmusch ne I morti non muoiono (2019) e Quentin Tarantino in C’era una volta a… Hollywood (2019).
La sua interpretazione attoriale è magnetica e intensa. Ci restituisce Elvis in tutto e per tutto, indipendente dalla somiglianza fisica: nei gesti, nelle movenze, nelle intenzioni, nelle inflessioni vocali, che inoltre ha continuato a mantenere per mesi dopo la fine delle riprese. Non cade nella caricatura e nella parodia, molto facile quando ci si approccia ad n personaggio iconico come Elvis Presley.
Il ruolo gli ha portato grandi soddisfazioni: un BAFTA come migliore attore protagonista e un Golden Globe per miglior attore in un film drammatico. Sicuramente dopo questa performance, che ha rivelato la sua versatilità e bravura, per lui sarà l’inizio di una stupenda fase della sua carriera.
Il Colonnello Parker è invece interpretato dal mitico Tom Hanks, a tratti quasi irriconoscibile a causa del pesante trucco scenico, che si cala egregiamente nella parte dell’odiato antagonista della storia.
La musica, l’altra protagonista
Protagonista al pari di Butler è ovviamente la musica, il fulcro di Elvis e di ogni pellicola di Luhrmann, il quale gioca in modo sempre originale con le sue colonne sonore. Quella di Elvis è composta dai numerosi brani del Re del Rock. Nelle canzoni dei primi anni, Hound Dog e Trouble, è lo stesso Butler che canta, mentre per quelle degli anni successivi la voce dell’attore è stata mixata con quella di Presley. Non mancano reinterpretazioni e remix dei classici: possiamo ascoltare la stupenda Can’t Help Falling In Love eseguita da Kacey Musgraves e That’s All Right interpretata da Swae Lee e Diplo, con il nuovo titolo di Tupelo Shuffle.
I titoli di coda si aprono con The King And I di Eminem e Cee Lo Green, proseguendo con If I Can Dream nella versione dei Måneskin. Per un totale di 36 tracce la colonna sonora non snatura e porta rispetto alla discografia dell’immenso artista.
Vorrei concludere ritornando all’origine, all’inizio del film. Emblematica è l’apertura del biopic, in cui vediamo scintillare il logo della Warner Bros e sentiamo cantare alcune strofe di Suspicious Minds, canzone che farà da filo conduttore: «Let’s don’t let a good thing die». Elvis Presley ha provato a non far morire l’amore per il suo pubblico e per la musica, anche quando intorno a lui cominciava a stringersi quella gabbia dorata in cui si è ritrovato prigioniero: «We’re caught in a trap, I can’t walk out, because I love you too much baby». Ed è proprio il tentativo di salvare quell’amore viscerale il punto di forza del film, della persona e soprattutto della musica dell’immenso Re del Rock. Perché Elvis, prima di essere il mito che ha rivoluzionato il mondo della musica, è semplicemente un essere
umano con le sue fragilità, alla costante ricerca di se stesso e dell’amore.




Dune (2021), la scommessa di Denis Villeneuve: dal libro di Frank Herbert al grande schermo

di NOEMI GIACCI-

Dune (2021) è il decimo film del regista canadese Denis Villeneuve, presentato fuori. concorso alla 78ª Mostra internazionale del cinema di Venezia e distribuito nelle sale italiane il 16 settembre 2021. Il film è tratto dall’omonimo romanzo del 1965 di Frank Herbert; è stato prodotto da Leggendary Pictures, Villeneuve Films e Warner Bros e con un budget di 165 milioni di dollari vanta un cast stellare tra cui: Timothée Chalamet, Zendaya, Oscar Isaac, Rebecca Ferguson, Jason Momoa, Javier Bardem, Dave Bautista, e tanti altri.
La trama di Dune
Il pianeta Arrakis è la più importante risorsa dell’universo: produce la spezia “Melange”, una droga in grado di potenziare le capacità umane e conferire doti di preveggenza. Il pianeta viene soprannominato “Dune” dai suoi abitanti, i Fremen, per la sua natura desertica e sabbiosa. I Vermi delle Sabbie popolano le dune sabbiose e il prodotto del loro ciclo vitale è il “Melange”.
L’imperatore Shaddam IV cede il controllo di Arrakis alla Casa Atreides, togliendolo dopo anni alla crudele casata degli Harkonnen. Il Duca Leto Atreides, seguito dalla compagna Lady Jessica, dal figlio Paul e dai suoi fedeli seguaci si insedia su Arrakis, trovandosi a fare i conti con la crudele vendetta degli Harkonnen. Paul Atreides, interpretato dal giovane e talentuoso Timothée Chalamet, andrà incontro al suo destino che lo vuole protagonista di una profezia riguardante un eletto, il Kwisatz Haderach. Imparerà a conoscere i suoi poteri psichici e premonitori, entrando in relazione con il pianeta Arrakis e i Fremen.
La saga fantascientifica di Frank Herbert
Il film è la trasposizione cinematografica del capolavoro letterario di Frank Herbert, del 1965, vincitore del premio Nebula e del premio Hugo, i più prestigiosi riconoscimenti per la narrativa fantascientifica. Dune è il primo di sei romanzi che compongono il Ciclo di Dune (1965-1985). L’autore attraverso i temi quali l’ecologia, le tradizioni ancestrali, la religione, la politica, la filosofia e il potere, ha dato vita ad uno degli universi più complessi e profondi di tutto il genere fantascientifico. Ne ha influenzato l’intero immaginario e ha ispirato cosi anche la saga cinematografica di Guerre Stellari, creata da George Lucas.
L’adattamento cinematografico di David Lynch è il triste risultato
Denis Villeneuve non è il primo regista che si approccia alla trasposizione cinematografica del romanzo. Ci sono stati dei primi tentativi non andati a buon fine: anche quello di David Lynch del 1984 , si rivelò un clamoroso insuccesso. A causa di un girato di tre ore di riprese, considerato troppo dalla casa di produzione, il regista venne obbligato ad effettuare un taglio di montaggio drastico. Il film aveva quindi bisogno di scene aggiunte e di voice over per spiegare la storia che altrimenti risultava incomprensibile. Questa scelta imposta ha reso il Dune di Lynch un film confusionario e pesante da seguire.
Denis Villeneuve e la scommessa vinta
Villeneuve riesce dove Lynch ha fallito, rapportandosi nel migliore dei modi al materiale di partenza vasto e complesso: decide di dividere il primo libro in due film per non condensare troppo la storia. Per le 2 ore e 35 del film, le riprese dalle ampie inquadrature, la fotografia, gli effetti visivi spettacolari e le maestose musiche di Hans Zimmer , che hanno vinto l’Oscar 2022 per la migliore colonna sonora, ci immergono nel mondo di Arrakis, facendoci quasi sentire la sabbia sul viso.
L’unica critica che si potrebbe fare è la difficoltà di entrare nella storia da parte dello spettatore che non ha letto il libro, ma personalmente ritengo che sia meglio rivedere il film più volte per comprendere a pieno tutti i dettagli, che trovarsi di fronte agli “spiegoni”, nemici acerrimi del cinema. Di fatto la forza del film sta proprio nella sua narrazione semplice e diretta che non stravolge l’opera originale.
Avevo molti dubbi quando sono entrata in sala, ma ne sono uscita gratificata: le immagini che avevo creato nella mia mente leggendo il romanzo sono state soddisfatte e arricchite.
Vedere e sentire le mie scene preferite prendere vita è stata un’emozione. Un particolare apprezzamento alla recitazione di Chalamet e alla bravura del doppiatore, Alex Polidori: nella scena della litania sulla paura mi hanno commossa, complice il fatto che si tratta di uno dei passaggi del libro che più amo.
“Guarderò in faccia la mia paura. Lascerò che mi calpesti e mi attraversi. E quando sarà passata, aprirò il mio occhio interiore e ne scruterò il percorso.”
Non resta che attendere la seconda parte della saga cinematografica di Dune, augurandoci che Villeneuve continui a vincere la sua scommessa.




Al via la nuova rubrica “Cine Talk” curata da Noemi Giacci

di REDAZIONE-

VITERBO – Parte una nuova rubrica sul nostro quotidiano online Tuscia Times, che avrà cadenza quindicinale: “Cine Talk”, curata da Noemi Giacci. Ogni quindici giorni verrà esaminato un film o una serie tv appena usciti o recentemente presenti sulle piattaforme streaming. Noemi Giacci analizzerà la trama, la produzione, la distribuzione, con attenzione all’accoglienza del pubblico, in particolare con riferimento ai social network.

Noemi Giacci è laureata in Letteratura Musica Spettacolo presso La Sapienza di Roma. Attualmente frequenta il corso magistrale in Scritture e Produzione dello spettacolo e dei Media, continuando quindi un percorso di studi focalizzato sul mondo cinematografico, televisivo e teatrale.
“Mi affascina la recitazione in ogni sua sfumatura, tra cui il doppiaggio – spiega Noemi- Dal 2016 ho iniziato a studiare dizione e doppiaggio e poi a lavorare in questo mondo. Dal 2022 sono una collaboratrice di Radio Sapienza, prima come autrice di articoli e ora come conduttrice per la rubrica settimanale di cinema. Sono, inoltre, all’interno della redazione di cinema delle Radio Universitarie, CineUni, dove scrivo e registro podcast sul mondo del cinema. A Gennaio 2023 ho aperto il mio primo podcast: CoinquiTime. Un podcast condiviso con le mie coinquiline e colleghe universitarie, la pausa caffè in cui parliamo delle novità del mondo cinematografico e dello spettacolo”. Ed ora avvia questa nuova avventura con il nostro quotidiano online. Benvenuta Noemi e buona lettura a tutti!