Viterbo, la Torre di Castel d’Asso e la sua vista mozzafiato

di SIMONE CHIANI-

MERAVIGLIE DELLA TUSCIA – Ultimo baluardo di un castrum costruito in epoca medievale, sita in un luogo colmo di storia e natura, posta su un pianoro in grado di regalare una vista unica su tutta la Tuscia, sorge l’antichissima Torre di Castel D’Asso.
La costruzione domina il territorio, appunto, sulla punta del pianoro che domina la confluenza del Riosecco nel Freddano, come rudere di un antico castello. In questa zona era posta in età etrusca (nel V sec. a.C. circa, ma probabilmente ancora prima) un’acropoli che dominava un abitato dell’omonima civiltà.

Dopo il periodo etrusco, nel luogo assunse il controllo l’Impero Romano, che denominò “Axia” la città del luogo (da qui “l’Asso” di “Castel d’Asso”). La roccaforte fungeva quasi certamente, in età repubblicana, da baluardo di difesa militare. Viene ricordata addirittura da Cicerone nel Pro Caecina come “castellum” collocato “in agro Tarquiniensi“.

In seguito alla scomparsa dell’Impero Romano, la zona perse di importanza per recuperarla in parte solo nel medioevo, precisamente durante l’arco che va dal IX al X secolo d.C., poiché entrò a far parte di una disputa territoriale tra Viterbo e Roma, in cui ebbe la meglio la città dei Papi.

Per visitare la Torre, non lontana dal centro di Viterbo, è necessario arrivare con l’autovettura nei suoi pressi e poi spostarsi per soli 2 minuti a piedi, senza particolari difficoltà. Salire nella torre è altrettanto semplice: la scalinata in metallo ha anche una ringhiera d’appoggio.

Il panorama dall’alto, a 360 gradi, regala emozioni uniche: si può vedere gran parte della Tuscia fino, addirittura, nelle giornate più nitide, al Monte Argentario in Toscana.

Per raggiungere il luogo:
Insediamento Minore – Necropoli Rupestre di Castel D’Asso
https://maps.app.goo.gl/YBMzZL1r6mi1Q1kE7




Meraviglie della Tuscia: la Basilica di San Pietro a Tuscania

di SIMONE CHIANI-

MERAVIGLIE DELLA TUSCIA – La Basilica di San Pietro sorge a Tuscania sul colle, appunto, di San Pietro, e di fronte a essa v’è un meraviglioso manto erboso con il palazzo dei canonici e le torri difensive. Gran parte di questa zona, quella del “cortile”, è stata utilizzata da Pier Paolo Pasolini come set per il suo film Uccellacci e Uccellini; in realtà, la facciata fu scelta dallo stesso anche per un’altra, molto più famosa opera cinematografica: Il Vangelo Secondo Matteo.

La Chiesa viene in genere fatta risalire all’VIII secolo, nel periodo in cui Tuscania fu donata da Carlo Magno a Papa Adriano I. Tale datazione, se ulteriori indagini dovessero in futuro confermarla, darebbe l’onore alla basilica di essere la prima esistente in stile romanico. Segnerebbe cioè il passaggio storico dalla tipologia paleocristiana a quella più diffusa riscontrabile in tutta Italia.
La parte che più colpisce per eleganza è sicuramente la facciata, con la loggetta e il rosone che potete vedere meglio nelle foto.

Altri film con questo set, oltre a quelli prima citati del Pasolini, sono stati, tra gli altri, L’armata Brancaleone di Monicelli e Otello di Welles.

Come raggiungere il luogo:
https://goo.gl/maps/2MX7jFTiiNawvHza9
Chiesa di San Pietro
Str. S. Pietro, 01017 Tuscania VT




La Cascata di Rio Fratta nelle campagne della Tuscia

di SIMONE CHIANI-

MERAVIGLIE DELLA TUSCIA – Posta su una vecchia stazione di pompaggio (come lo stesso Google Maps informa, chiamandole “Cascate del Rio Fratta – Stazione di Pompaggio”) e affatto segnalata, la bella cascata di Gallese deve entrare necessariamente a far parte delle “Meraviglie della Tuscia”, anche solo per il fatto di essere una cascata dalle notevoli dimensioni (in orizzontale e non in verticale).

Circondata infatti da un vecchio edificio abbandonato ridotto in condizioni fatiscenti e da accumuli di materiale come terra e ghiaia, non esprime certo la bellezza che senza tutto questo potrebbe irradiare. Va tuttavia sottolineata una cosa che contraddice quanto sostenuto fino a ora: l’accumulo di materiale ai suoi piedi e lo stesso edificio abbandonato, rendono il sito totalmente avvolto nello stato naturale e selvaggio: dunque, per certi versi, idillico. Anche la campagna circostante ma soprattutto il proseguo del fiumiciattolo (che sfocerà nel Tevere) contribuiscono a creare questo scenario di osmosi umano-natura.

La cascata sorge vicino a Gallese e Civita Castellana, ma rientra, secondo l’attuale divisione dei comuni, nell’area del primo.

Giungere alla cascata non è fatto esente da problemi: secondo la strada riportata da Google Maps, l’unico passaggio è quello che transita per una strada privata; la camminata è davvero corta, circa 5/10 minuti e priva di fatiche, ma si deve costeggiare appunto anche un terreno privato (comunque recintato). Si raccomanda pertanto prudenza e non ci si assume alcuna responsabilità per eventuali problematiche che potrebbero sorgere con i proprietari di tali terreni.

Come raggiungere il luogo:

https://goo.gl/maps/ajET2cWxciwVurQ96

Cascate del rio Fratta – Stazione di Pompaggio

Unnamed Road,01035, Gallese VT




L’incredibile panorama dall’alto del Castello Orsini di Soriano nel Cimino

di SIMONE CHIANI-

MERAVIGLIE DELLA TUSCIA – Molti conoscono Soriano nel Cimino e la sua particolare, inconfondibile conformazione; ancora troppo pochi (relativamente alla sua concreta unicità) hanno avuto l’onore di poter usufruire della spettacolare vista che si ha dalla cima del Castello Orsini, accessibile solo in determinati giorni.

Parliamo senz’altro di uno dei castelli medievali più affascinanti e valorizzati dell’intera Tuscia, poiché fa da sfondo a diverse rievocazioni del suo periodo storico di nascita soprattutto durante le Sagre del paese. E’ mantenuto in maniera esemplare, anche grazie al lavoro del Comune e delle (tante) associazioni che si prendono cura della zona. Nel corso dei secoli ha subito varie modifiche, ma di certo non è cambiata la sua architettura portante e la sua ubicazione unica in cima a un colle, che gli dà risalto da qualsiasi punto di vista, interno ed esterno a Soriano.

La parte che vale più la pena visitare, oltre alle zone di detenzione del periodo in cui fu struttura carceraria (con celle ancora intatte!), è senza dubbio la cima con terrazza: è possibile infatti, attraverso una strettissima, lunga ma suggestiva scala a chiocciola, accedere nella parte più alta dell’edificio, potendo godere di un panorama talmente spettacolare da poter competere con la più famosa Rocca D’Orcia in Toscana. A dirla tutta, vista la grandezza e la conservazione dell’Orsini, non saremmo bugiardi se ammettessimo che il viterbese sia nettamente più attrattivo del senese!

Il panorama in cui ci si imbatte è mozzafiato, immenso, ineffabile; è difficile riuscire a descrivere la sensazione unica di trovarsi in cima a un castello, che è a sua volta in cima a un colle. Sembra di dominare una gran parte della Tuscia e, nelle giornate più limpide, si può arrivare con la vista anche oltre!

Il castello Orsini di Soriano nel Cimino

Ma non finisce qui: se non bastasse una vista che già da sola vale il prezzo del biglietto, e foste incuriositi, potreste addirittura visitare le sale del Castello (con anche reperti come armi e mobili) o, durante la sagra, degustare castagne e vini locali tra le altissime mura della struttura, in meravigliosi cortili che, insieme alle prima citate sale, vi trasporteranno magicamente indietro di almeno 700 anni!

La storia, in questo luogo, pullula da ogni angolo. Fatto edificare da Papa Niccolò III Orsini tra il 1277 e il 1278, fu appunto possedimento della signorìa della famiglia di Sua Santità per vari decenni, per passare poi ai Borgia, ai Colonna, ai Della Rovere, agli Albani, ai Caraffa e ai Madruccio, contemporaneamente padroni di Soriano stessa. Viene ritoccato significativamente, a livello architettonico, nel Rinascimento. L’ultima famiglia per cui avrà l’utilità di nobile dimora fu quella dei Chigi, dopodiché il meraviglioso Castello divenne carcere per la Santa Sede. Rimase tale fino agli anni ’80 del ‘900, vivendo i suoi ultimi secoli da prigione attiva alla corte dello Stato Italiano.

All’interno del castello Orsini, tra le altre cose, è conservato un preziosissimo altare in peperino, proveniente dall’ormai distrutta Chiesa della Santissima Trinità del Cimino.

In realtà il principio della storia andrebbe collocato ancora prima, quando al posto della maestosa costruzione che vediamo oggi c’era un “castelletto”, un “palazzo-torre” molto più piccolo, secondo alcune testimonianze già intorno all’anno 1000. Questo primo abbozzo del castello, ossia la torre, è visibile ancora oggi!

L’accesso è solitamente consentito nei weekend e per l’intera durata della Sagra della Castagna. Nei periodi di maggiore afflusso rimane aperto anche a partire dai giorni precedenti il week-end. L’entrata è a pagamento.

Come raggiungere il luogo:

https://goo.gl/maps/s3rYWr4MBWBaUEKG7

Castello Orsini

Via della Rocca, 461, 01038 Soriano Nel Cimino VT




Il Monumento Naturale delle Forre di Corchiano

di SIMONE CHIANI-

MERAVIGLIE DELLA TUSCIA – Entrare nel “Monumento Naturale delle Forre di Corchiano“ significa incontrare un luogo che potrebbe competere, per ricchezza di risorse e bellezza, con molti dei siti naturalistico-archeologici che in Italia arricchiscono ogni anno migliaia di famiglie implementando il turismo di certe zone.

Nelle “Forre di Corchiano” si può trovare davvero di tutto: ci sono delle meravigliose cascate, c’è la possibilità di seguire tutto il corso del fiume che le alimenta, si trovano delle tagliate davvero particolari, delle spiaggette, una vegetazione fittissima, una fauna ampia e varia, dei reperti storici come tombe e cavernette, antiche mole e strade, e tanti, tantissimi scorci naturali da lasciare senza fiato.

La zona trattata è situata lungo il Rio Fratta, un affluente del Tevere. Il fatto che questo luogo sia tanto prezioso non è nuovo ai più esperti: la stessa Regione Lazio, nel 2008, ha concesso al sito la designazione di “Monumento Naturale“. Nella ricchissima zona Corchianese, peraltro, è possibile trovare perfino un altro “Monumento Naturale“, ossia quello di Pian Sant’Angelo!

Nelle Forre si incontrano numerosi ecosistemi diversi (rupestre, boschivo, agricolo, fluviale) che ne fanno un ambiente dall’elevata eterogeneità. Flora e fauna si sviluppano infatti in maniera esponenziale, creando degli scenari unici nel loro genere. La meravigliosa cascata e il fiume contribuiscono a innalzare ulteriormente la varietà del tutto.

A livello storico, invece, come anticipato, è possibile trovare numerosi reperti: caverne preistoriche e protostoriche, antiche opere idrauliche, un ponte romano (III secolo d.C.), tagliate falische, una centrale idroelettrica (XX secolo d.C.) e addirittura un tratto della Via Amerina. La cosa sorprendente è che ci sono così tanti reperti da apparire, se seguito il sentiero, uno dopo l’altro.

La gita è consigliata a tutti, anche a chi presenti leggere disabilità motorie. I sentieri sono molti e ben segnalati, e partono tutti direttamente dal paese, che costeggia il sito. L’unico consiglio che per premura si può rivolgere è quello di vestirsi adeguatamente: comodi e con scarpe da trekking o, in base al periodo dell’anno, scarponcini adatti a transitare in piccole pozze d’acqua.

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Come raggiungere il luogo:

https://goo.gl/maps/CAhSMiL13aTv6PaB7

Monumento Naturale delle Forre di Corchiano

Località Madonna del Soccorso, 01030




Meraviglie della Tuscia: il Lago di Monterosi

di SIMONE CHIANI-

MERAVIGLIE DELLA TUSCIA – Riempitosi d’acqua con lo stesso processo dei più noti laghi di Bolsena e Vico, la Meraviglia della Tuscia nascosta nelle vicinanze del Comune di Monterosi, sconosciuta ai più probabilmente per una ridotta estensione che tuttavia non pregiudica in modo alcuno la bellezza: è il Lago di Monterosi, conosciuto in epoca antica come Lacus Janulae.

Il bacino d’acqua si è formato come “maar”, fortissima esplosione esoterica avvenuta sui Monti Sabatini. Sembrerebbe essere stato questo l’ultimo episodio rilevante dell’attività vulcanica di zona. Con la classica forma tondeggiante leggermente dissestata solo dallo scorrere dei millenni, ha un diametro di appena 600 metri e 2 chilometri di circonferenza. Di media si stima che possa essere profondo 7 metri. La sua storia è complicata come per tutte le bellezze della nostra zona: famiglie importanti e forze politiche si sono passate il lago come si passa un testimone; annoveriamo, tra le altre, i Di Vico, gli Anguillara, gli Orsini e lo stesso Stato Pontificio.

Sulle rive del lago nel 1155 avvenne l’importante incontro fra Adriano IV e Federico Barbarossa.

Il fatto che la locazione ne potesse fare un caposaldo della Cassia lo rese un conteso punto strategico, ruolo accentuato dalla costruzione di un maniero sovrastante il paese a Monte della Torre, da parte di Federico II di Svevia, nel 1243.

Le campagne della zona furono, nella prima metà del ‘600, scenario del tragico assassinio del vescovo Cristoforo Giarda, messo del Papa Innocenzo X, da parte dei sicari di Ranuccio II Farnese. Ha continuato, nel corso della storia, a essere sempre ambito per la sua offerta ai pescatori. In epoca contemporanea il Lago è un sito molto ambito dagli amanti della pesca; è inoltre importantissimo per la larga ricchezza di flora e fauna (soprattutto di pesci e volatili), e ciò rende tale luogo una zona “di protezione speciale”, oltre che “di importanza comunitaria”. I pesci che si possono trovare qui sono soprattutto carpe regine e a specchio, scardola, tinca, amur, black bass, persico sole, capitone, anguilla e luccio. Molte specie di uccelli palustri frequentano la zona.

Per quanto riguarda la flora si può invece dire ricchissimo di ninfee e piante acquatiche, la cui nascita è favorita dalla profondità acquifera relativamente poco elevata. Frequentare il meraviglioso laghetto è oggi molto più facile e piacevole grazie alla recente nascita nelle vicinanze di strutture ricettive e di ristorazione.

Come raggiungere il luogo:

https://goo.gl/maps/uawW3DgyvqxbvFNX8

Lago di Monterosi

01030 Monterosi VT




Meraviglie della Tuscia: Ferento e le rovine nascoste

di SIMONE CHIANI-

MERAVIGLIE DELLA TUSCIA – Situata a pochi passi dalla città di Viterbo, affacciata su una meravigliosa vallata condita dalle acque dei torrenti Acquarossa e Vezzarella, sorge un’antica città che in età romana ha avuto un’altissima rilevanza, la quale diede peraltro i natali a figure come Marco Otone e Flavia Domitilla (madre di Tito e Domiziano): Ferento (prima città etrusca).

Nelle vicinanze delle rovine è infatti possibile osservare una scritta che recita “Civitas splendissima”, riferendosi proprio alla importante città di Ferento.

Questo sito archeologico-paesaggistico non ha bisogno di particolari presentazioni. Quello che non tutti sanno è che intorno alle già notevoli rovine romane del sito, si trova, nascosta sotto terra e tra la natura selvatica, una quantità inimmaginabile di altre rovine, inaccessibili e inqualificabili per via della mancanza di fondi appropriati. A meno che, un giorno, un grande investitore non decida di far rinascere l’antica Ferento, gran parte del suo abitato è destinato a rimanere nascosto.

La meraviglia nella meraviglia del sito osservabile, comunque, è l’antico teatro che domina il luogo, scoperto e reso fruibile (utilizzato ancora oggi per spettacoli) dal “re archeologo” Gustavo VI Adolfo di Svezia.

Intorno all’antica città si possono anche visitare alcune necropoli, come quella di Procoietto (risalente al III secolo a. C.) e quella di Poggio della Lupa (circa un secolo più recente dell’altra).

Il sito è trattato a dovere dall’associazione culturale che se ne occupa, e viene utilizzato per numerosi, evocativi eventi di rievocazione storica e altro ancora.

Come raggiungere il luogo:

https://maps.app.goo.gl/xgMdx7ftpSFTN53N6




Le Cascate di Monte Gelato e Calcata, tra Viterbo e Roma

di SIMONE CHIANI-

MERAVIGLIE DELLA TUSCIA – Situate nella meravigliosa Valle del Treja, tra le città di Mazzano Romano e Nepi, esattamente sulla linea di confine dei territori provinciali di Roma e Viterbo, sorgono le meravigliose Cascate di Monte Gelato, tappa che non può assolutamente mancare all’appello dei luoghi visitati dagli abitanti della Tuscia. A soli 10 minuti di auto da Calcata, Comune ascrivibile alla Provincia di Viterbo, la zona può essere meta di una giornata all’aperto e alla scoperta delle bellezze di tutta la provincia viterbese meridionale, in un magnifico itinerario in grado di mostrare, in pochi chilometri, perle come il borgo delle streghe, la Valle del Treja e la Cascata in questione.

Parlando della cascata non si può non far riferimento al sistema con cui viene mantenuta: vale la pena sottolineare come una corretta politica turistica riesca effettivamente ad assicurare manutenzione e di conseguenza un ottimo flusso turistico in una zona dalla bellezza eccezionale.
Sul posto è stato peraltro creato un grande parcheggio a pagamento, che permette di contribuire alla manutenzione del complesso.

Raggiungere il luogo è molto semplice: basta lasciare l’auto nel suddetto parcheggio e fare una discesa ben segnalata (senza alcun intoppo o difficoltà) per circa 200 metri, fino al raggiungimento del bel complesso naturale di Monte Gelato, che comprende non una sola cascata ma varie, in diversi punti e di diverse altezze.

Appena si entra si comprende subito in che luogo ci si viene a trovare: si è catapultati in uno scenario naturale composto di mille colori e vegetazioni, reso ancora più magico dal naturale rumore dell’acqua che scroscia sulle rocce e da una luce che filtra attraverso i fittissimi alberi illuminando il tutto senza creare fastidio (o, d’estate, sensazioni di estremo calore). E’ infatti una riserva dall’alto valore ambientale ed ecologico, della quale si richiede un forte rispetto.

Davanti alle cascate si è formato anche un piccolo lago dall’acqua limpidissima in cui qualcuno, soprattutto bambini, entra per rinfrescarsi. L’acqua è del fiume Treja, uno dei pochi che scorre in direzione opposta a quella del mare, per via delle attività vulcaniche negli ultimi 600mila anni.

In questa zona, ormai conosciuta ai più, sono state anche girate molte scene cinematografiche, come per esempio ne “I Cesaroni“, in “Superfantozzi” o in “Lo Chiamavano Trinità” con Bud Spencer.

Le cascate hanno effettivamente un patrimonio di cui vantarsi e con cui attrarre ogni tipo di occhio: in zona si trova una villa romana del I sec. a.C. e un mulino ad acqua realizzato nell’800, attivo fino a 60 anni fa.

Il luogo prevede anche un gran numero di sentieri, i quali permettono di avventurarsi nei meravigliosi scenari naturali regalati dalla Valle del Treja.

Come raggiungere il luogo:

https://goo.gl/maps/mZ1Q3y8UkfULC6Pi9




Tuscia, la Piramide nascosta nella selva di Bomarzo

di SIMONE CHIANI-

MERAVIGLIE DELLA TUSCIA – Viene spesso definita come “la piramide etrusca“, e tuttavia, affermazioni certe e sentenziose, su un elemento del genere, possono risultare molto rischiose e, addirittura, storicamente errate. L’edificio antico di cui parliamo oggi è effettivamente avvolto nel mistero, poiché nessun archeologo lo ha mai approfondito, e la sua scoperta è relativamente recente (1911). Si dice che Pasolini, quando essa ancora non era stata completamente riportata “in vita” ed era ancora completamente sopraffatta dalle piante, amasse camminarvici nei pressi e immaginare l’esistenza, appunto, di un antico edificio al di sotto della natura selvatica; d’altronde si sa: questa zona, insieme alle strabilianti Cascate di Chia e alla Torre annessa, era fortemente amata dall’intellettuale corsaro.

Passando tra la natura più incontaminata, in un sentiero intuibile solo dai segnali di colori bianchi e rossi sulle rocce, ecco aprirsi davanti a noi, a un certo punto, questa meravigliosa perla storica: un edificio dalle sembianze di una piramide a gradoni alto almeno 10 metri, scavato nel peperino, del quale ancora oggi non si sa quale fosse l’utilizzo preciso. Esso viene, in tutta la zona adiacente, circondato da resti di epoche antichissime e vegetazione fittissima; quest’ultima sembra disegnare volontariamente un quadro che è, indiscutibilmente, uno dei più belli e suggestivi dell’intera Tuscia.

Alcuni, seguendo l’opinione più diffusa in assenza di studi approfonditi, sostengono che l’utilizzo fosse religioso, l’edificio un altare etrusco per venerare gli dei, alla cima del quale (accessibile attraverso i gradoni/scalinate) si sarebbe dovuto recare il sacerdote per effettuare le cerimonie; per di più, si sostiene che questi sacerdoti si voltassero verso nord-ovest dall’apice della piramide per rivolgersi agli “dèi infernali“.

A riportarla in vita e a tentare di rendere i sentieri e la sua vista meno impervi ci è riuscito l’esperto del territorio Salvatore Fosci, nel 2008.

L’accesso alla piramide è tuttavia particolarmente complicato perché purtroppo i sentieri sono lontani dalle strade raggiungibili con i mezzi e in alcuni punti si rivelano impervi; è una gita per questo sconsigliata a bambini piccoli e a chi presenti qualche tipo di disabilità motoria. Anche salire in cima alla piramide non è particolarmente consigliato ai deboli di cuore!

Come raggiungere il luogo:

https://maps.app.goo.gl/ZpBugXFysh8U16Yw5




Tuscia, la meraviglia del sito di Corviano: tra storia e panorami mozzafiato

di SIMONE CHIANI-

MERAVIGLIE DELLA TUSCIA – Quello trattato è un sito davvero fuori dal comune, un luogo pieno di storia, nascosto ormai dalla macchia e sconosciuto alla maggior parte degli abitanti della Tuscia: si sta parlando di un luogo con una vista incredibile, situato in cima a una rupe. Si sta parlando, ovviamente (ovvio per chi già ne ha conoscenza) del meraviglioso sito archeologico di Corviano.

Ci troviamo nel perimetro del Comune di Soriano, sul punto più alto di una rupe che è posta su un pianoro di peperino tra i boschi di Vitorchiano e Bomarzo; v’era un villaggio, nell’Alto Medioevo, che probabilmente si insediò qui per la posizione strategica, e che discendeva dal periodo etrusco-romano.

Proseguendo nel sentiero che bisogna seguire necessariamente per arrivare in zona si incontra per primo un antico castello, con una cinta muraria ancora ben visibile, sebbene crollata in alcuni punti. Ma il punto forte non è certo questo. Proseguendo ancora un po’, ecco che si arriva in un luogo meraviglioso: su una base rocciosa si apre intorno un’emozionante vista a 180° sulla valle, la quale finisce in una linea d’orizzonte che pare superare anche i confini del viterbese.

E non è ancora finita qui: avvicinandosi al bordo della rupe, sebbene persi nell’immensità che ci si trova di fronte, si notano immediatamente delle scalette che portano fino a sotto-terra, in una serie di grotte/caverne (l’una diversa dall’altra) le quali hanno delle finestre in grado di regalare una vista eccezionale proprio dal loro interno. Un susseguirsi, dunque, di abitazioni createsi (probabilmente) in modo naturale e sicuramente utilizzate in periodo medievale (magari anche in periodi precedenti) presumibilmente come luoghi di lavoro piuttosto che come vere e proprie residenze.

Ma se pensate che tutto ciò sia già abbastanza, vi dobbiamo smentire ancora: percorrendo successivamente il ben segnalato sentiero si giunge a una necropoli e ai resti di una chiesa, sempre di periodo medievale. Impressionante la presenza, piuttosto libera e casuale, di sarcofagi in pietra.

Tutto ciò, come se non bastasse, inserito in un contesto di “elevata biodiversità”, ossia di quella condizione naturale in cui si vengono a trovare in poco spazio una varietà elevata di flora e fauna.
Nell’ampia zona è possibile imbattersi anche in una splendida Cascata, detta “del Martelluzzo”.

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Come raggiungere il sito:

Clicca su questo link – Troverai le indicazioni in Wikiloc

https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/vitorchiano-corviano-cascata-martelluzzo-e-case-ipogee-65273095




La meravigliosa Cascata del Picchio nella Tuscia

di SIMONE CHIANI-

MERAVIGLIE DELLA TUSCIA – Tra Nepi e Castel Sant’Elia si nasconde un pezzo di paradiso.

Si tratta della cascata nascosta tra gli altopiani nelle zone di Nepi e Castel Sant’Elia, di un’acqua limpida che appare totalmente distante dagli ambienti metropolitani a cui siamo abituati; si tratta, udite udite, della meravigliosa Cascata del Picchio.

Quello in questione è un luogo davvero poco conosciuto se pensato in riferimento al suo effettivo potenziale estetico: forse per via di una insufficiente politica turistica, o forse per via del sentiero non troppo semplice (e veloce), questo angolo di paradiso rimane (diremmo per fortuna!) lontano dalle grandi masse turistiche.

In realtà le cascate sono più di una, e appaiono come un regalo inaspettato, da un momento all’altro, nel sentiero, tra la fitta vegetazione e dopo aver assistito ad altri scenari surreali come quello creato dalle Vie Cave o dalle basse acque che sembrano trasportare in un tempo perduto, tutto antico e pre-antropico.

Il sentiero, che si sviluppa fra i bei paesi di Nepi e Castel Sant’Elia, è altrettanto emozionante sebbene in certi punti poco segnalato e di difficoltà non esattamente nulla. Tuttavia, è un’escursione che con un po’ di attenzione chiunque si può permettere di fare, e sicuramente una delle migliori nell’intero territorio della Tuscia.

Si consiglia, tuttavia, di informarsi bene prima di intraprendere il viaggio.

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Come raggiungere il luogo:

https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/castel-santelia-cascata-del-picchio-nepi-24004571

o rivolgendosi all’associazione “Esplora Tuscia” presente anche su Facebook




Meraviglie della Tuscia: il Pozzo del Diavolo sul Monte Venere

di SIMONE CHIANI-

MERAVIGLIE DELLA TUSCIA – Cornice è il Monte Venere, sebbene in realtà il protagonista di questo testo non sia il Monte in sé, di cui si renderà tuttavia necessario parlare, bensì il cosiddetto “Pozzo del Diavolo” (o “Grotta Pozzo del Diavolo”), che si trova a pochi passi da una delle tre cime dell’altura.

Affrontando questo argomento sono necessarie alcune premesse; come molti ma non tutti sanno, il Lago di Vico è un lago di origine vulcanica: ciò comporta il fatto che, attorno a sé, abbia ancora tante tracce di questa intensa attività geologica. L’antico vulcano, chiamato “Vulcano di Vico“, cominciò la sua attività circa 800mila anni fa, continuandola per almeno altri 700mila. Di tutte le eruzioni, succedutesi nel lungo periodo di tempo in zone e modi diversi, il Monte Venere fa parte proprio dell’ultima: il suo ruolo, nel vulcano, è detto dagli speleologi di “cono piroclastico” (un’altura dalla forma conica costituita dall’accumulo di cenere vulcanica e lapilli eruttati dal cratere posto in “cima”). Faggeta

La grotta di cui trattiamo oggi, quella del “Pozzo del Diavolo”, si è impostata all’interno proprio di queste rimanenze di colate laviche, e risulta essere al momento l’unico esempio di cavità vulcanica nell’intera Regione Lazio, nonostante in questa l’attività vulcanica sia stata assolutamente diffusa. Si tratta, all’apparenza, di una grossa e insolita voragine, la quale al suo interno nasconde delle meravigliose sculture naturali. Il terreno è ricoperto da numerosi massi e lastroni sconnessi e che rendono abbastanza complicata la perlustrazione, mentre la volta e le pareti sono lisce, formate da blocchi di basalto scuro con spigoli vivi. Secondo ipotesi complicate da corroborare per via della senilità del sito, le grotte si sarebbero formate per contrazione del fuso magmatico a seguito della sua solidificazione.

pozzo-del-diavolo

L’escursione verso questo luogo, quando possibile, è consigliata non solo per la voragine in sé, ma soprattutto per l’itinerario da seguire: si deve passare infatti attraverso una Faggeta detta “Depressa” perché insolitamente sorta a un’altezza s.l.m. meno elevata del normale (di solito, i faggi preferiscono altitudini come 1000-1200m, mentre questa si trova, solo nell’apice, a 835m), che è davvero piacevole da visitare. La flora e la fauna sono caratteristici e, in base al periodo dell’anno, si possono osservare toni di colore davvero variegati. Ma non finisce qui: è bene sapere che in zona furono trovati reperti di era neolitica e (probabilmente) etrusca, probabilmente perché la grotta veniva usata come luogo di culto per venerare le divinità.

Sul luogo è presente infine una leggenda: si dice che Ercole, preso dall’ira, conficcò con la sua infinita potenza una mazza nel punto in cui oggi possiamo vedere il Pozzo, generandolo: lo stesso eroe in seguito, estraendola, avrebbe causato uno sgorgamento di un enorme flusso d’acqua dall’interno causando, appunto, la nascita del Lago di Vico.

Come raggiungere il luogo:

https://goo.gl/maps/FGzjz6EDWnE4gaVk6
Grotta “Pozzo Del Diavolo”
01032 Caprarola VT
Per sapere dove parcheggiare l’autovettura e da dove comincia il percorso, cliccare sul seguente link:
https://goo.gl/maps/2SytgejeJWyJhm7U9




L’immensa Necropoli di Monterozzi a Tarquinia

di SIMONE CHIANI-

MERAVIGLIE DELLA TUSCIA – Quando si tratta di una Necropoli risulta sempre ambiguo parlare di “viaggio nel tempo”, considerato che la destinazione di questa è, fin dall’inizio nell’antichità, proprio quella di rimanere intatta fino ai nostri giorni; eppure, arrivando alla contemporaneità e avendo visto quante poche, in relazione alla loro quantità e integrità, siano arrivate fino a noi, è difficile non sentirsi trasportati direttamente nell’antichità con quella che affrontiamo. Parlare del luogo trattato in questo nuovo episodio della rubrica, significa dibattere di un insieme di monumenti mantenutisi per 3000 anni. L’immensa Necropoli di Tarquinia, non a caso patrimonio UNESCO dal 2004, è giunta a noi dopo 3 lunghissimi millenni, e oggi possiamo apprezzarla in modo molto simile (relativamente) a quando fu eretta.

“La serie straordinaria di tombe dipinte rappresenta il nucleo più prestigioso della necropoli di Tarquinia che resta, per questo aspetto, la più importante del Mediterraneo, tanto da essere definita dal padre dell’etruscologia, Massimo Pallottino ‘il primo capitolo della storia della pittura italiana‘.” – Questo è ciò che appare quando si clicca il blog ufficiale della Necropoli di Tarquinia, questa è la sintesi, in fondo, del perché tale sito archeologico sia dell’importanza di cui detto fino a ora.

La serie di tombe, incredibilmente mantenute sebbene per la maggior parte sotterranee, è lunghissima (più di 6000 sepolture, probabilmente il complesso più esteso che esista): in particolare la necropoli dei Monterozzi, che racchiudono un gran numero di tombe a tumulo con camere scavate nella roccia, nelle quali è conservata una straordinaria serie di affreschi, rappresentano il più cospicuo nucleo pittorico a noi giunto di arte etrusca e al tempo stesso il più ampio documento di tutta la pittura antica prima dell’età imperiale romana. Secondo gli archeologi, questi monumenti dovrebbero collocarsi tra il IX e il VII secolo Avanti Cristo.

Le camere funerarie, modellate sugli interni delle abitazioni, presentano le pareti decorate a fresco su un leggero strato di intonaco, con scene di carattere magico-religioso raffiguranti banchetti funebri, danzatori, suonatori di aulós, giocoleria, paesaggi, in cui è impresso un movimento animato e armonioso, ritratto con colori intensi e vivaci. Molti affreschi e oggetti, spostati dalle camere per conservarli, sono stati trasferiti al Museo Nazionale Tarquiniense.

I sepolcri più interessanti dell’amplissima zona sono quelli del Guerriero, della Caccia e della Pesca, delle leonesse, degli Auguri, dei Giocolieri, dei Leopardi, dei Festoni, del Barone, dell’Orco e degli Scudi.

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Come raggiungere il luogo:

https://goo.gl/maps/eYQcra1McmfmVkdy9

Necropoli di Tarquinia

Via Ripagretta, 01016 Tarquinia VT

[[[Entrata a pagamento – Eccetto la prima domenica del mese]]]




La romantica terrazza sul Lago di Bolsena a Montefiascone

di SIMONE CHIANI-

MERAVIGLIE DELLA TUSCIA – Difficile parlare dei luoghi più meravigliosi della Tuscia e non pensare alla splendida terrazza sul lago di Bolsena che si affaccia da Piazza Luigi Boccadoro Vescovo, sul fronte occidentale del paese. Il luogo con vista è situato in uno dei punti più alti del borgo.

Dall’alto ci si trova catapultati in una visione mitica: nessun altro luogo, intorno al lago di Bolsena, dispone di una vista tanto ampia; di fronte a sé si rinvengono tutti i luoghi conosciuti del bacino, e l’immensa vallata verde ai piedi di Montefiascone. Sulla sponda alla nostra sinistra intravediamo addirittura Capodimonte, e poco prima di esso Marta. Al centro si vedono chiaramente le due isole, che paiono dominare il cratere, la Bisentina e la Martana. Alla nostra destra, come una lunga coda che si distende dalla nostra postazione, quel che rimane del paese in direzione nord.

La terrazza sembra essere stata progettata appositamente per i tramonti: il suo essere rivolta (e costruita, appunto) verso ovest, sembra (e chissà, probabilmente fu davvero così) fatto appositamente per ammirare la maestosità del sole che saluta il lago.

Anche la piazzetta è davvero romantica: le panchine di fattura classica e i docili lampioni creano un’atmosfera che farebbe innamorare anche il cuore più duro. Il marmo sotto ai piedi è solo un fattore in più rispetto a quanto appena detto.

Ci troviamo all’uscita della porta di Via Trento, vicino al Monumento al Pellegrino e dalle parti dell’altro punto panoramico (la Rocca dei Papi). L’accesso alla piazza è gratuito e non presenta difficoltà per alcun genere di persona.

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Come raggiungere il luogo:

Terrazza Giardino

Via della Rocca, 3, 01027 Montefiascone VT

https://goo.gl/maps/HiSgVtN22SU3avWr5




La Faggeta Vetusta del Monte Cimino in provincia di Viterbo

di SIMONE CHIANI-

MERAVIGLIE DELLA TUSCIA – Non che servano presentazioni, stiamo parlando certamente di una delle meraviglie più conosciute dell’intero territorio viterbese: chiunque, nella nostra zona, almeno una volta, si è imbattuto nel suggestivo spettacolo della Faggeta adiacente a Soriano nel Cimino. I profumi, i colori e i suoni del posto rimangono inevitabilmente impressi in ogni abitante della Tuscia e non solo, dopo il primo incontro.

Il magico luogo di cui stiamo parlando si trova sull’anti-appennino laziale, e fa parte del Monte Cimino, la cui cima alla massima altitudine misura 1053 metri sul livello del mare.

Come faggeta si può con certezza asserire che essa sia una delle più grandi e maestose dell’intera Italia centrale, grazie ai suoi 58 ettari di estensione. Si trova, come anticipato precedentemente, all’interno del perimetro del Comune di Soriano nel Cimino, e di Soriano è effettivamente uno dei simboli preminenti, insieme all’altra meraviglia, l’imponente Castello Orsini.

Oltre un milione di anni fa, in questa zona l’attività vulcanica di lave era fortissima: la risalita lungo le fratture di magmi viscosi acidi ha originato più di 50 rilievi collinari facilmente riconoscibili tutt’intorno al domo principale, quello del Monte Cimino. Passeggiandovi si possono osservare infatti alcuni massi trachitici di diverse e svariate dimensioni creati dall’attività vulcanica di lave quarzo-latitiche. Famoso è il grande masso “mobile” noto come Sasso Naticarello o Masso Menicante.

In epoca etrusca e poi romana la zona di cui parliamo fu certamente abitata, e ne sono testimoni i tanti reperti ritrovati nel perimetro e all’interno. Gli scavi, per questo, avvengono ancora periodicamente. Si dice che è proprio qui che i romani trovarono il legname necessario per le Guerre Puniche contro Cartagine.

Tutti i ritrovamenti storici sono visibili al Museo Pigorini di Roma.

Addirittura c’è chi avanza l’ipotesi che proprio in queste zone Dante Alighieri, di passaggio dopo l’esilio per arrivare a Roma, colpito dalla maestosità e dalla natura della zona, ebbe l’idea per la “Selva Oscura” di cui tutti conosciamo i dettagli.

La faggeta è un luogo adatto per tutti i tipi di persone: si può sostare negli antipodi, dopo il parcheggio (che è praticamente dentro di essa), ci si può muovere liberamente in zone non troppo ripide e al suo interno, per i più vivaci, sono stati creati e ben segnalati 4 sentieri principali, i quali portano direttamente alla cima del monte, dalla quale è possibile vedere la Valle del Tevere e molti dei borghi circostanti. Alcuni dicono che nelle giornate migliori si possa scorgere anche la Cupola di San Pietro, se si sale sulla torre che si trova nella vetta (attualmente inutilizzabile).

Il riconoscimento al valore come Patrimonio Unesco è arrivato relativamente da poco: il 7 luglio 2017.

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Come raggiungere il luogo:

https://goo.gl/maps/DKBHeyi8i7YmVb4h6

Faggeta del Monte Cimino

01038 Soriano nel Cimino VT




Il magico Bosco del Sasseto ad Acquapendente

di SIMONE CHIANI-

MERAVIGLIE DELLA TUSCIA – Il Bosco del Sasseto (soprannominato “il Bosco delle Fiabe“), chiamato “Sasseto” per la presenza di molti massi lavici originati da un antico vulcano, regala un’atmosfera diversa dalle selve comuni, quasi magica, che pochi altri boschi sono in grado di donare.

La “monumentale” foresta si apre nella sua antica magnificenza immediatamente al di sotto del, peraltro meraviglioso, Castello di Torre Alfina: esso, Palazzo Monaldeschi fatto ristrutturare in tutto e per tutto dal Conte Edoardo Cahen (fine ‘800), è strettamente collegato alla storia del bosco stesso, poiché è proprio il restauratore appena nominato che si occuperà di renderlo agibile con la creazione di sentieri adatti per visitarlo.

Bosco del sasseto-

Fattore che concede ancora di più un’atmosfera particolarmente magica alla selva, è la presenza del mausoleo del marchese Edoardo: questo è con gli anni divenuto il “simbolo” del bosco, poiché, con la sua arte neo-gotica particolarmente suggestiva, collocato in un luogo del tutto inusuale e comunque già suggestivo di per sé, è probabilmente l’opera che rimane maggiormente impressa nel cuore di chi visita questi magnifici sentieri.

La biodiversità di flora e fauna è fuori dal comune per tutta la zona della Tuscia: la ricchezza del bosco è riconosciuta a livello nazionale. Gli alberi al suo interno sono, tra gli altri, l’olmo, l’acero, il leccio, il faggio e l’albero della manna; alcuni superano i 25 metri di altezza e hanno il diametro di oltre un metro. L’area è infatti protetta.

bosco del sasseto

I sentieri si snodano in una emozionante passeggiata tra grandi tronchi, spigolosi massi coperti da muschi e felci e piccoli fiori da sottobosco; talvolta è possibile rintracciare anche qualche piccolo corso d’acqua. La location resa unica da tutti questi scorci naturalistici è stata più volte utilizzata come set cinematografico e come oggetto di documentari di livello nazionale (anche del National Geographic). Lo stesso borgo di Torre Alfina è stato inserito tra i “Borghi più belli d’Italia”.

La raccomandazione è certamente quella di non sbilanciarsi troppo con le difficoltà per effettuare la passeggiata: è il caso di evitare passeggini e non avventurarvisi con disabilità motorie. Per i sentieri principali la durata calcolata della passeggiata è di circa 2 ore, per una lunghezza di 3 chilometri. Il percorso è ad anello.

ACQUAPENDENTE_BOSCO_SASSETO

Il territorio è di proprietà del Comune di Acquapendente e l’accesso al sito è possibile solo tramite prenotazione con biglietto di ingresso, il quale comprende anche l’entrata al vicino Museo del Fiore. Per maggiori informazioni si può contattare direttamente la biglietteria al 0763719206 (o via mail a boscodelsasseto@comuneacquapendente.it)

Come raggiungere il luogo:

https://goo.gl/maps/M4M5GWCDFw5dJrCz9

0763719206




Le Cascate dell’Acquarossa a Viterbo

Tra la fitta vegetazione compresa nella zona adiacente all’antica città etrusca di Acquarossa, abbandonata a sé stessa ma presente e nota alla maggior parte dei viterbesi da sempre, ecco sorgere la poderosa “Cascata dell’Acquarossa“.

L’accesso alla sorgente, rimasto interdetto per diversi anni, è ormai stato liberato ed è facilmente raggiungibile da chiunque.

Incontrare la cascata in questione significa conoscere un sito naturalistico unico nel suo genere: il colore rosso-rame delle pietre, rese tali dalla presenza di ferro (e di “marcassite“) creano uno scenario introvabile in altre zone della Tuscia, e meritevole di essere conosciuto da tutti, viterbesi e turisti.

L’acqua giunge ai purpurei massi dal colle di San Francesco, opposto e adiacente al Colle di Pianicara, quello su cui sorge la meravigliosamente conservata città romana di Ferento. La fonte è detta “ipotermale” per la sua temperatura acquifera (intorno ai 22°), e l’acqua è composta da acido carbonico per il 99%.

Storicamente parlando, si sono rinvenute tracce, oltre che etrusche, risalenti addirittura al neolitico, periodo in cui sicuramente vi era un forte attaccamento verso lo sgorgare delle acque trattate, poiché esso era oggetto di un vero e proprio culto, il culto dell’acqua. Per questo i luoghi di cui parliamo sono spesso accostati al termine di “sacro“.

Purtroppo, come si diceva precedentemente, la zona è spesso abbandonata a sé stessa: oltre che una mancanza di controlli costanti, si registra ormai da anni l’attività di “discarica abusiva” proprio all’inizio del percorso, nonostante il grosso divieto presente sul posto e nonostante l’avviso di “zona videosorvegliata“. Una bonifica del luogo con un aumento delle segnalazioni per i turisti sarebbe certamente una grossa spinta all’attività dei viaggi nel viterbese.
Grosso supporto, in questo senso, è fornito da associazioni turistiche e di ecologisti, come Viterbo Clean Up, che volontariamente si occupano di ripulire la zona.

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Come raggiungere il luogo:

https://goo.gl/maps/UNvnvedz6kHRcPGD8

Str. Pian del Cerro, 01100 Viterbo VT




Il Belvedere di Poggio Trincera (Deltaplani) e il panorama sul Lago di Vico

di SIMONE CHIANI-

MERAVIGLIE DELLA TUSCIA – Uno spettacolo incredibile, una visione che lascia col fiato sospeso e fa sentire smarriti per la sua grandezza e unicità: i Deltaplani (“Il belvedere di Poggio Trincera”) sono questo, e chi non vi si reca personalmente non potrà capire, neanche attraverso le foto, la straordinarietà di tale panorama.

Ci troviamo sull’orlo settentrionale della caldera del vulcano (esatto, il Lago di Vico, per chi non lo sapesse, era un vulcano attivo fino a 93mila anni fa, di cui oggi rimane il cratere in cui è situato il lago), su un promontorio che, grazie anche al taglio degli alberi, si apre direttamente sulla conca, dai suoi 800 metri di altitudine.

Si recano in zona visitatori di ogni genere: ciclisti, motociclisti, esploratori, camminatori, gruppi di amici e innamorati. Il posto è infatti fresco d’estate, ricco di flora e fauna e, peraltro, davvero molto romantico.

Oltre al lago, da qui, si può vedere bene il Monte Fogliano (alto 970 metri) e l’altura di Monte Venere.

In realtà, per essere più precisi, il luogo si è formato non da un solo cratere, ma da svariati: durante l’attività vulcanica, durata circa 300mila anni, le conche formatesi sono state più di una, e in una di queste sorge proprio il nostro Lago di Vico; il Monte Venere, inoltre, risale all’ultimo periodo di questa movimentata attività sotterranea.

Il luogo, creato appositamente per la partenza dei deltaplani attraverso un’apposita rampa, viene oggi poco usato a tal proposito, soprattutto dal gruppo “Delta Uno”, che dopo il decesso di un loro compagno, Luigi, hanno deciso anche di apporre sulla rampa in questione una targa in ricordo dell’amico.

È tuttavia visibile, dalla pagina Youtube di uno dei componenti, un video in cui il lancio avviene, e si può godere delle meraviglie regalate dal Lago di Vico.

Sulla zona è anche presente un’opera di Matteo Nasini, “Campo Sintonico“, la quale è entrata a far parte del progetto culturale “Lo Spazio del Cielo”, per portare l’arte “sui cammini”. Il termine “sintonico” fa riferimento a uno strumento eolico che genera un accordo di suoni non provenienti dall’uomo; l’installazione, delimitante un perimetro acustico, è un progetto che non produce alcun impatto ambientale ma crea un rumore continuo, autonomo, indeterminato. Tale suono cambia in base alla situazione atmosferica.

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Come raggiungere il luogo:

https://maps.app.goo.gl/fwGddUPG9DZXN5ya9