Santa Rosa 2024, Mecarini scrive ai suoi facchini per questo giorno memorabile

VITERBO- Il Sodalizio dei facchini di Santa Rosa scrive ai facchini per questo giorno memorabile: “Cari Facchini, leoni di Viterbo, figli prediletti di Rosa, è giunto il vostro momento.
Dopo una lunga attesa che sembrava non finisse mai, stasera potrete finalmente liberare la carica che trattenete da un anno intero facendo volare Dies Natalis sulle vostre spalle, lungo le vie della nostra città, con Santa Rosa preziosamente custodita sotto la croce.
Sarà il momento in cui si fonderanno i vostri cuori in un solo cuore, il vostro respiro, il vostro passo e i vostri palpiti diverranno una sola cosa, in quella unione che misticamente e magicamente realizzerà ancora una volta la bellezza e l’unicità di una festa senza pari.
Nella certezza di un trasporto trionfale di questa nuova macchina, stupenda che ci riporta ai fasti di un tempo, il pensiero va al nostro caro Sandro che non potrà essere con noi fisicamente, ma lo sarà con il cuore, di cui sentiamo i battiti che ci accompagneranno in questa giornata.
Il pensiero corre e volando arriva ad un altro grande assente, il nostro caro Marco, la cui mancanza è altresì fortissima da avvertire.
Ma anche lui ci farà sentire che il suo cuore batte per noi e che ci sosterrà ad ogni nostro passo.
Tuttavia, sebbene la tristezza potrà a tratti prendere il sopravvento, è arrivato il momento di concentrarci tutti per il primo sollevate e fermi che il nostro capo trasporto Luigi griderà con la forza e la passione che lo contraddistingue, per condurvi magistralmente, coadiuvato dalle sapienti guide, lungo il percorso fino al santuario, tutti con Rosa sulle spalle e nel cuore, inconfutabilmente e più che mai tutti de ‘n sentimento. E lassù finalmente esploderà la gioia.
Ci fonderemo in un grande abbraccio, mischiando i nostri sudori e il nostro affetto, correndo poi, con le membra stanche ma appagati, ad abbracciare i nostri cari che ci hanno atteso per tutta la serata.
E la mente già corre al prossimo tre settembre, mentre Rosa volge il suo sguardo benevolo sui suoi beniamini, felice e grata per averla riportata alla sua Casa.
Fiero di essere il vostro presidente, esprimo tutta la mia gratitudine per essere ciò che siete, il vero, unico e inconfondibilmente sine pari cuore pulsante di Viterbo.
Buon trasporto 2024
EVVIVA IL SODALIZIO, EVVIVA VITERBO, EVVIVA SANTA ROSA!!!”.




“Incastri per ricostruire”, il 14 dicembre la presentazione del progetto

VITERBO – Il progetto Incastri per ricostruire è frutto del lavoro svolto da un gruppo di persone detenute nell’ambito delle attività di formazione che il Centro Studi Santa Rosa da Viterbo e l’Università degli Studi della Tuscia hanno avviato a partire dal 2020 in collaborazione con la Casa Circondariale di Viterbo. Esso gode del supporto della Regione Lazio – Direzione Affari Istituzionali e Personale (Determinazione 24 /11/2022, n. G16329), è coordinato da Eleonora Rava e Paola Pogliani, si svolge in collaborazione con il Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa, si avvale della progettazione dell’ing.Elena Starnini Sue e della collaborazione di suor Lucia Di Martino, Lucia Maiorano, Lucia Malvinni, Patrizia Tagliatti. L’idea è nata per promuovere attività creative e manuali che garantiscano un accesso al mondo del lavoro partendo dalla conoscenza della progettazione e produzione di un modello semplificato e in scala ridotta di una delle macchine di Santa Rosa: Volo d’angeli.

Il percorso offerto è stato articolato in incontri settimanali a cui hanno preso parte i protagonisti della progettazione, della costruzione e del trasporto della macchina di Santa Rosa – Raffaele Ascenzi, Alessio e Mirko Fiorillo, Massimo Mecarini, Giuseppe e Luigi Zucchi – ed in attività pratiche svolte con strumenti didattici che fanno riferimento alla metodica di apprendimento “learning by doing” per favorire la libera espressione della persona detenuta oltre che per coinvolgerla in attività di studio, ricerca e laboratoriali. Il risultato è la realizzazione di un modello componibile e creato, in serie limitata, a partire da semilavorati in legno utilizzando, anche per il packaging, unicamente materiali ecocompatibili. Il modello viene distribuito smontato in piccole parti che, una volta assemblate tra loro con la tecnica dell’incastro, daranno luogo alla struttura tridimensionale. Questa modalità di realizzazione in scala ridotta della macchina di Santa Rosa rappresenta un’innovazione nell’ambito della nota tradizione culturale viterbese. La macchina è espressione della volontà di mantenere viva, fra memoria e fede, la tradizione che lega Viterbo alla patrona cittadina; il trasporto della macchina è simbolo della condivisione dei compiti, del coordinamento, dello sforzo e del sacrificio di oltre cento uomini che se ne fanno carico. Cooperazione e lavoro di gruppo sono i valori che animano il progetto sviluppato con le persone detenute a Viterbo realizzando il modello della macchina di Santa Rosa, una struttura modulare da ricomporre e a cui dare solidità.




Al Senato una rappresentanza del Sodalizio dei facchini di Santa Rosa per celebrare il decennale Unesco della rete delle grandi macchine a spalla

di WANDA CHERUBINI-

VITERBO- Giornata importante per le comunità e per la Rete delle grandi macchine a spalla. Una rappresentanza del Sodalizio dei facchini di Santa Rosa con il presidente Massimo Mecarini sono giunti al Senato della Repubblica questo pomeriggio per celebrare il decennale Unesco della rete delle grandi Macchine a spalla. Nel corso dell’importante evento si sono tenuti numerosi interventi che hanno ripercorso i dieci anni dal riconoscimento UNESCO,  con il lavoro enorme che ha preceduto il 4 dicembre 2013. Ogni personalità ha dato il proprio contributo con entusiasmo e passione, il tutto magistralmente diretto da una instancabile Patrizia Nardi, coordinatrice della Rete delle grandi macchine a spalla, affiancata dai rappresentanti delle comunità. Soddisfazione è stata espressa dal presidente del Sodalizio Massimo Mecarini, che ha così commentato questa giornata: “E’ stata una bella esperienza, un pomeriggio abbastanza articolato, dove hanno parlato tutti i protagonisti di questo importante traguardo, il riconoscimento Unesco. Erano presenti gli ex sindaci, l’on. Mauro Rotelli, Sandro Pappalardo dell’Enit, Alessandro Mazzoli,  l’ex sindaco Giulio Marini, la nostra sindaca Chiara Frontini e tanti altri.  Nel primo tavolo sono intervenuti i sindaci mentre in un altro i rappresentanti delle comunità, con noi. Ognuno ha dato il suo contributo con molto entusiasmo, toccando le corde di tutti”. Mecarini ha anche sottolineato come nel corso dell’incontro si è posta l’attenzione sull’avere, a livello normativo, misure più efficaci per supportare il patrimonio immateriale dell’umanità, visto che queste tradizioni hanno bisogno di essere sostenute. “Molta strada è stata fatta – prosegue Mecarini- ma ce n’è ancora da fare”. Nel corso del pomeriggio è stato anche accolto con un grande applauso il riconoscimento della musica lirica quale bene immateriale per l’umanità, un altro importante riconoscimento tutto italiano.

All’incontro in Senato hanno partecipato 140 persone, una cinquantina la rappresentanza di Viterbo, tra facchini e cariche istituzionali. Vi erano anche i minifacchini, in tutto sei, tra cui due minifacchine, in rappresentanza di  tutti e tre i comitati del Pilastro, Santa Barbara e centro storico. Il presidente del Sodalizio, infine, ha annunciato i prossimi appuntamenti: “Il 15 dicembre saremo a Nola per queste celebrazioni, mentre il 16 c’è l’appuntamento a Viterbo con la caccia al tesoro organizzata da noi nell’ambito del Christmas Village. E poi cose molte importanti ci saranno dopo Natale”.  Cose che al momento non è dato sapere, visto che Mecarini al riguardo non ha voluto spoleirare nulla. Non ci resta, quindi, che attendere, godendoci nel frattempo la magia del Natale.




Sodalizio dei facchini Santa Rosa: al teatro Unione oggi evento per il decennale Unesco e 45 anni della fondazione

VITERBO – Oggi, domenica 3 dicembre, alle ore 16, al Teatro dell’Unione, un grande evento per celebrare due importanti ricorrenze.  Il decennale del riconoscimento UNESCO (4 dicembre 2013),  i 45 anni dalla fondazione del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa (1978).
Previsti interventi delle autorità, dei rappresentanti della Rete delle grandi Macchine a Spalla, dell’Unesco e del Sodalizio. Durante la cerimonia si ripercorreranno importanti momenti che hanno scandito questi anni, verranno proiettati alcuni filmati con la storia del Sodalizio e delle altre comunità della Rete e saranno consegnate targhe ai Facchini che hanno raggiunto 10-15-20-25-30-35 e 40 anni di Trasporti. Intermezzi musicali proposti da due artisti di fama internazionale, il Maestro Fabrizio Viti al pianoforte e il Maestro Luca Seccafieno alla tromba. L’ingresso è libero.




Domani il Cammino per l’esilio di Santa Rosa da Viterbo a Soriano nel Cimino

di REDAZIONE-

VITERBO- Domani, 3 dicembre, partirà dalla chiesa della Crocetta di Viterbo un suggestivo percorso a piedi verso Soriano nel Cimino per rievocare l’esilio di Santa Rosa avvenuto nel lontano 1250. L’evento, intitolato “In cammino sulle vie dell’esilio di Santa Rosa”, promette di unire storia, religione e bellezze naturalistiche lungo un itinerario di circa 16 chilometri attraverso boschi, sorgenti e castelli medievali dei Monti Cimini.

La manifestazione assume un significato particolare considerando che, secondo fonti storiche autorevoli, il 4 dicembre 1250 Santa Rosa, patrona di Viterbo, fu esiliata dalla città a causa di gravi problemi di salute, che poi portarono alla sua morte il 6 marzo 1251.

I partecipanti, invitati a presentarsi alle 8:30 in Piazza della Crocetta, dovranno essere attrezzati con abbigliamento adeguato per affrontare le basse temperature, pantaloni lunghi, scarponcini antiscivolo e k-way o ombrelli. Durante il cammino, verrà allestito un punto di ristoro lungo la Strada Romana con acqua, tè, bibite e dolcetti.

Il percorso includerà tappe significative come la chiesa della Crocetta, Via Mazzini, Porta della Verità, Piazza Crispi, Via IV Novembre, Via 1 maggio, Strada Palanzana e altri luoghi iconici. La camminata proseguirà attraverso il Parco dell’Arcionello, la Strada Romana, la Strada Novepani e la Strada Provinciale Piangoli, fino ad arrivare alle sorgenti Acquaspasa dove è prevista una sosta per il pranzo.

L’arrivo a Soriano nel Cimino è stimato intorno alle 16:00, e il ritorno a Viterbo avverrà con mezzi propri o tramite il trenino AsTral – CoTral (ex Roma Nord) alle 17:30. L’evento è patrocinato dal Comune di Viterbo e dall’Associazione Ex Facchini di Santa Rosa.

 

 




Santa Rosa è stata vestita sempre allo stesso modo?

di ROSANNA DE MARCHI-

VITERBO – Da un abito sontuoso con il passare del tempo, è stato più adeguato al suo essere francescana. Il vestito di santa Rosa nella metà del XIV secolo era di color cremisi, scrive Giovanni Selli (1828): «In quel tempo, 1357 fu rinnovata l’arca ossia cassa di legno “andata in fiamme”, e fu rivestita con abito conforme al primo».

Anche nella metà del XV la Santa indossava un abito di velluto cremisi ricamato a fiorami in oro circonfuso da perle e gemme. Ne possedeva anche un altro di velluto fiorato, costarono entrambi ottanta ducati.
In quel tempo era usanza cambiare spesso il vestito della Santa, lasciando aperta l’urna che la conteneva in modo da permettere ai fedeli di poter toccare quel corpo e poterlo baciare.
“Va sottolineato che questo avveniva solo nei riguardi dei santi”.

Il 18 settembre 1615, per volere del vescovo di Viterbo, Tiberio Muti, quel vestito tanto pomposo, fu sostituito con un altro più semplice e non poteva essere scelto altro che l’abito francescano, infatti il corpo della Santa fu vestito con una tonaca di lana di color grigio scuro e con un cordone alla vita, come in effetti era uso tra le terziarie di san Francesco. In quell’occasione Le fu posto anche il velo bianco.

Ancora Giovanni Selli: “Ivi spogliato( il corpo di Santa Rosa), dalli suddetti abiti fu rivestito con panni candidi di lino e con tonaca d’armesino color bigio, con cordone, soggolo ed ogni altra cosa che sogliono portare le monache dell’ordine di Santa Chiara”.

Il 13 ottobre 1658, per ordine del vescovo di Viterbo, il cardinale Francesco Maria Brancaccio, fu mutato il vestito a Santa Rosa e fu messo sul capo della Santa il velo nero. Il corpo rimase esposto per vari giorni.

Per disposizione del vescovo Stefano Brancaccio, in seguito, il 22 aprile 1675 fu vestita di nuovo. Nel 1697 il vestito fu cambiato in occasione della realizzazione della nuova urna (1699), poi, nel 1750, fu di nuovo sostituito.

Il 2 novembre1760, alla presenza di monsignore Egidio Mengarelli, Santa Rosa fu rivestita da capo a piedi. Il colore della tunica era nero, come quello delle Clarisse, e dice ancora Giovanni Selli: “il cordone che le pende al fianco è tutto formato da perle insieme intrecciate.
Ha una ghirlanda in testa ed una ai piedi: la prima è d’oro intarsiata con diamanti, l’altra è lavorata con vari e vaghi fiori. Così ritrovarsi al giorno d’oggi, 1828 l’incorrotta salma della gloriosissima nostra Santa”.

Polemiche sorsero nel 1777 sull’abito che copriva il corpo della Santa “in sostituzione dei paludamenti profani di velluto e broccato”
Padre Flaminio Annibali da Latera, nel suo Manuale de’ Frati Minori nel 1776, sostiene che fosse mutato con una tonaca nera “Nel Pontificato di Clemente XIV il Corpo di santa Rosa fu spogliato dell’abito suo cenerino, che aveva portato per 500 e più anni, e per suggestione de’ PP Conventuali, fu vestito d’un altro di color nero”.

Invece il Panacca afferma “risultare, da attestato delle monache, essere avvenuto di loro iniziativa, conformando l’abito della Verginella al loro”. Prima della ricognizione del 1921 la Santa vestiva un abito monacale color nero, con al collo un velo bianco e in testa la corona delle vergini.

Fu poi vestita con un abito color cenerino e al posto della corona fu posta una aureola in metallo. Nell’ottobre 1946, fu mutato l’abito in seta con un altro del medesimo colore.
L’ultima vestizione è del 13 febbraio 1990, con l’abito usato vennero confezionate le reliquie per i fedeli, autenticate con un sigillo del monastero, come avveniva negli anni passati.

In quella occasione, monsignor Fiorino Tagliaferri, nominato vescovo di Viterbo il 14 marzo 1978, ed in carica fino al 1997, ha presieduto la cerimonia della ricognizione del corpo di Santa Rosa, nonché la pulitura della cassa e dei vetri.
Ricordo che da bambina la mamma mi faceva portare un cuoricino di raso di color rosa, con dentro un pezzettino del vestito di santa Rosa. Il cuoricino (che conservo ancora) lo tenevo attaccato alla sottanina con una piccola spilla da balia.
Notizie prese in parte dal libro: illustrissima citta di Viterbo di Mauro Galeotti




Il Sodalizio dei Facchini si riunisce per il pranzo sociale, alla presenza del Presidente della Regione Lazio e delle autorità provinciali (VIDEO)

di ANNA MARIA STEFANINI –

VITORCHIANO ( Viterbo) – “Sulle spalle di questi ragazzi passano fede e tradizione. La convivialità di oggi è la comunanza di intenti che di fronte a Santa Rosa ci vede tutti ‘de ‘n sentimento’. Siete la nostra soddisfazione e il nostro punto di riferimento in termini di trasporto e di valori”. Così il presidente della Provincia Alessandro Romoli ha sintetizzato lo spirito del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa al pranzo sociale, che si è svolto oggi, 11 novembre, presso Villa Giulia a Vitorchiano. Il tepore dell’estate di San Martino ha reso la location scelta ancora più spettacolare. Già dalle 12,30 molti facchini di Santa Rosa e invitati sono arrivati a Villa Giulia. Alle ore 13,30 circa il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca è giunto a Villa Giulia. Ad attenderlo Massimo Mecarini, presidente del Sodalizio dei Facchini, il capofacchino Sandro Rossi, i costruttori della Macchina Vincenzo e Mirko Fiorillo, il prefetto Antonio Cananà, l’on.Mauro Rotelli, il consigliere regionale Daniele Sabatini, il Comandante della Scuola Marescialli dell’Aeronautica col.Gianluca Spina, il prorettore dell’Università della Tuscia Alvaro Marucci, il comandante della Polizia Locale Mauro Vinciotti, il consigliere Enit Sandro Pappalardo, don Luigi Fabbri, vicario del vescovo Orazio Francesco Piazza,  il presidente della fondazione Carivit Luigi Pasqualetti, il commissario Asl Egisto Bianconi e i membri del Sodalizio. Poco dopo sono arrivati il questore Fausto Vinci, la sindaca Chiara Frontini, il presidente della Provincia Alessandro Romoli, il sindaco di Vetralla Sandrino Aquilani, l’ideatore della Macchina di Santa Rosa Raffaele Ascenzi.

Più di 200 le persone presenti; mancavano solo una ventina di Facchini. È la prima volta che il Presidente della Regione partecipa al pranzo sociale dei Facchini, ma l’occasione è davvero speciale: si festeggia, oltre ai 45 gloriosi anni di attività del Sodalizio, il decennale del riconoscimento Unesco. Presenti anche, fra gli altri, Marco Sbocchia, presidente della Croce Rossa, Luigi Ottavio Mechelli, presidente dell’Avis, Angelo Landi, presidente del Rotary. “I facchini – ha detto Rocca – rappresentano il meglio della società. Non conoscevo la macchina fino a 12 anni fa. Poi l’ho vista diverse volte. Mi sono innamorato del trasporto e dei facchini, perchè essi rappresentano il meglio della società, la metafora perfetta di come dovrebbe funzionare le cose. Per il prossimo trasporto sarò con voi, in prima fila, e porterò la macchina di Santa Rosa nel mondo per farla conoscere. È un onore partecipare al pranzo. Massimo Mecarini, attento, preciso e puntuale nell’organizzare la giornata, ha scherzato in viterbese con i Facchini per richiamarli al silenzio:” Zitti, scappati de casa”. Poi ha ringraziato le autorità e tutti i presenti e ha fatto il punto sui successi e i prossimi appuntamenti e ha ricordato l’importanza del pranzo sociale annuale quale momento di unione e pianificazione degli impegni futuri. La Sindaca ha ricordato il valore del Sodalizio e del decennale del riconoscimento Unesco, ha ringraziato e salutato il prefetto Antonio Cananà e ha detto :”Il teatro dell’Unione aspetta di essere riempito da dedizione, calore e fede”. Don Luigi Fabbri, vicario del Vescovo, che oggi si trova ad Assisi ha affermato: “Il pranzo sociale rinsalda i vincoli di amicizia e solidarietà, un momento di verifica e progettazione per il futuro”. Intenso il discorso del prefetto Antonio Cananà, che si accinge a lasciare Viterbo per un nuovo incarico a Roma. Ha salutato le autorità, i presenti e i viterbesi tutti. Ha incontrato tante persone in questi giorni. La frase più ricorrente è stata :” Mi dispiace” e la sua risposta:” A me dispiace di più”. Il Prefetto ha evidenziato:” Fra qualche ora lascio la città. Mi dispiace andare via, mi avrebbe fatto tanto piacere rimanere, perché ho imparato ad amare questa terra straordinaria. Il mio rapporto è stato ricco di soddisfazioni. La Macchina di Santa Rosa meritadi essere ancora più conosciuta”. Poi ha rassicurato:”I contatti rimarranno.” Dopo un aperitivo di benvenuto, nel giardino di Villa Giulia, il pranzo si è svolto all’insegna della convivialità, dell’amicizia e con un pizzico di goliardia. Questo il menù: antipasto misto terra, pasta all’amatriciana, scialatiello cacio e pepe con croccante di grana, filetto di maialino e collo di suino ripieno di patate e castagne con patate al forno. Massimo Mecarini ha consegnato, durante l’incontro conviviale, alcuni premi alle persone particolarmente vicine alle attività del Sodalizio. Intorno alle 16,30 è arrivata suor Francesca Pizzaia, accolta da applausi e abbracci. Si è conclusa al tramonto una giornata memorabile che resterà nel cuore di tutti i presenti.

 




Domani il pranzo sociale dei Facchini di Santa Rosa

di REDAZIONE-

VITERBO- Si terrà domani il pranzo sociale dei facchini di Santa Rosa, presso il ristorante Villa Giulia, in località Pallone. Sarà presente anche il presidente della Regione Lazio, Rocca.




Celebrata dal Vescovo Piazza la Messa commemorativa dei facchini di S. Rosa defunti organizzata dal Sodalizio (VIDEO)

di MARIELLA ZADRO-

VITERBO – Molte le cerimonie che nei primi giorni del mese di novembre sono state celebrate per ricordare i nostri defunti. Oggi, 7 novembre, nel tardo pomeriggio, si è ritrovato il Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa, per una cerimonia eucaristica commemorativa nel santuario della Santa.
Presenti il presidente del Sodalizio dei facchini, Massimo Mecarini, il capofacchino Sandro Rossi, il costruttore di “Gloria” Vincenzo Fiorillo, molti facchini, le loro famiglie, suor Francesca Pizzaia, madre superiora delle suore Alcantarine con alcune consorelle.
Ha celebrato la messa il Vescovo Orazio Francesco Piazza unitamente a don Alfredo Cento, cappellano del Sodalizio dei facchini di Santa Rosa e don Roberto Bracaccini.
“E’ con vera gioia e piacere che sono qui con voi questa sera per pregare, o meglio commemorare-  queste le prime parole dell’omelia del Vescovo – che vuole innanzitutto rendere attuale la presenza di chi ci ha preceduto. Infatti, è la consanguineità che ci consegna uno stile di vita e l’entusiasmo delle fede che guarda al percorso della nostra vita”.
“La fede è fiducia, e affidamento, quello che vi unisce durante il trasporto della macchina,” Semo tutti de’n sentimento”, perché la luce è una sola. Il trasporto del 3 settembre è tutto questo. Un principio unificante, senza il quale il miracolo del trasporto, non si compie”.
Per concludere il Vescovo ha rivolto un monito a tutti i presenti: “Non dimenticate mai quello che siete”. Il coro del santuario accompagnato all’organo dal maestro Ferdinando Bastianini ha sottolineato i vari momenti della cerimonia e al termine della celebrazione, all’ unisono, è stato intonato l’inno della Madonna Liberatrice che i facchini cantano nella chiesa della Trinità, prima del trasporto.

 




Travel Experience di Rimini, il presidente del Sodalizio Mecarini: “E’ stato un evento importante”

di WANDA CHERUBINI-

RIMINI- Viterbo e il Trasporto della Macchina di Santa Rosa protagonisti alla 60ª edizione del TTG Travel Experience di Rimini. Questa mattina, a raccontare la tradizione della Macchina di Santa Rosa ed il patrimonio immateriale dell’umanità Unesco del trasporto della Macchina, nell’ambito della Rete delle grandi Macchine a Spalla, è stata la sindaca Chiara Frontini insieme al presidente del Sodalizio Massimo Mecarini, al capo facchino Sandro Rossi e all’architetto Raffaele Ascenzi, ideatore della precedente e della nuova Macchina di Santa Rosa. All’evento sono intervenuti inoltre il deputato Mauro Rotelli, il consigliere regionale Daniele Sabatini, il consigliere Enit Sandro Pappalardo. Il presidente del Sodalizio, Massimo Mecarini, ha così commentato: “E’ stato un bell’evento. Abbiamo esplorato un mondo abbastanza inusuale per noi, quali le fiere del turismo. Abbiamo potuto far conoscere la nostra realtà, è stato un appuntamento importante”. Il presidente Mecarini aggiunge che in alcuni momenti c’era molta gente che si è fermata per ammirare le immagini del Trasporto che venivano proiettate. “Queste immagini hanno lasciato tutti a bocca aperta – afferma Mecarini – Sicuramente è questa la prima di una lunga serie di appuntamenti che ci vedranno impegnati a promuovere sempre di più Viterbo e la sua Macchina di Santa Rosa a livello nazionale e internazionale”.




Il bozzetto di “Dies Natalis”, la nuova Macchina di Santa Rosa posizionato dentro Palazzo dei Priori

di REDAZIONE-

VITERBO- E’ stato posizionato questa mattina a Palazzo dei Priori, nella sala delle Bandiere, il bozzetto della nuova Macchina di Santa Rosa “Dies Natalis” alla presenza del suo ideatore Raffaele Ascenzi. Il bozzetto è dello stesso colore che avrà la Macchina la sera del 3 settembre, ovvero grigio chiaro per ricreare il colore del peperino tipico di Viterbo. L’interno sarà d’argento. Molta importanza sarà data all’illuminazione. Presente stamani anche Vincenzo Fiorillo, costruttore di “Gloria”, la macchina di Santa Rosa che ha sfilato per l’ultima volta lo scorso 3 settembre. Il bozzetto di “Dies Natalis” sarà così visibile a tutti i visitatori di Palazzo dei Priori. La sala delle bandiere è, infatti, aperta al pubblico, con ingresso dal Museo dei Portici, sotto gli archi di Piazza del Plebiscito.




Presentato il video “In attesa di Gloria” (VIDEO)

di MARIELLA ZADRO –

VITERBO – Il 3 settembre è stato l’ultimo trasporto della macchina di Santa Rosa “Gloria” e molte le iniziative, per lasciare documentazione del suo passaggio.

Mostre fotografiche, incontri con il costruttore, Raffaele Ascenzi e proiezioni video, stanno a documentare il successo riscontrato, non solo per la bellezza della macchina dal punto di vista artistico, ma per il trasporto stesso, come momento di folklore religioso.

L’ultimo omaggio è stato organizzato dal Sodalizio Facchini di Santa Rosa che venerdì 29 settembre, presso la ex chiesa della Pace (luogo dove avviene la selezione dei facchini), ha presentato il documentario “In attesa della Gloria” di Roberto Cipriani.

Dopo i saluti del Presidente del Sodalizio Massimo Mecarini, il sociologo Francesco Mattioli, ha presentato   l’autore Roberto Cipriani, docente dell’Università di Roma Tre, Francesca Guarino dell’Università di Bologna e Perla Elias Nemen   dell’università di Roma tre.

“Il documentario è il prodotto di un lavoro scientifico, ha spiegato Mattioli, di un processo d’ osservazione e di registrazione d’ immagini e di parole, che segue canoni propri dell’indagine etnoantropologica e sociologica, soffermandosi su dettagli che il pubblico, soprattutto quello viterbese ormai aduso al Trasporto, spesso non è abituato a cogliere. L’autore si è chiesto che cosa vede il visitatore che non sia un semplice turista, ma vuole immergersi nell’atmosfera del Trasporto? Perché gira per Viterbo già dalla mattina del 3 settembre? Che cosa cerca di conoscere e di capire?”

A seguire l’intervento della sociologa Francesca Guarino che ha introdotto la visione del video analizzando il   lavoro che le scienze sociali e etnoantropologiche, piuttosto che il cinema, offrono alla conoscenza di un pubblico, viterbese certo, ma soprattutto più vasto. Perché le emozioni che comunica sono esse stesse un “dato” della ricerca.

Al termine della proiezione ha preso la parola l’autore del video soffermandosi sull’analisi del linguaggio che il documentario racchiude.

 Un linguaggio che mentre cattura lo spettatore, lo guida a rileggere e a riscoprire particolari e sequenze che a forza di darle per scontate finiscono spesso per perdersi nel marasma di una comunicazione mediatica ormai sovrabbondante, ma troppo spesso ritualistica.

 




Le Macchine di Santa Rosa, la proposta: monumenti permanenti a Viterbo

di REDAZIONE-

VITERBO- Le celebri Macchine di Santa Rosa, spesso considerate vere e proprie opere d’arte, potrebbero presto diventare monumenti permanenti a Viterbo. Questa audace proposta è stata avanzata da Vincenzo e Mirko Fiorillo, i costruttori e custodi delle Macchine stesse, ed è stata accolta con favore anche dall’architetto Raffaele Ascenzi, il creatore di Dies Natalis, l’ultima Macchina di Santa Rosa che sfilerà il prossimo 3 settembre 2024.

Anche il Sodalizio dei facchini di Santa Rosa, che da tempo sostiene la creazione di un museo per le Macchine, è d’accordo per fare in modo che le Macchine non restino relegate dentro capannoni, ma possano tornare a risplendere per la gioia di tutti. Finora, dopo cinque anni di attività (a parte qualche proroga), le Macchine vengono smontate e conservate nei capannoni, dove rimangono per sempre. Tuttavia, questa prospettiva ha spinto i costruttori e l’architetto a cercare una soluzione migliore per preservare e valorizzare queste straordinarie opere dal punto di vista artistico e architettonico.

L’idea principale è quella di sistemare le Macchine in diverse piazze della città a grandezza naturale, come se fossero monumenti permanenti. Ad esempio, Gloria potrebbe trovare la sua nuova dimora in piazza del Teatro, mentre Fiore del Cielo potrebbe essere collocata presso il Sacrario. Tuttavia, i promotori di questa iniziativa non si limiterebbero al centro storico ma vorrebbero coinvolgere anche i quartieri periferici e persino le frazioni, poiché la Festa di Santa Rosa è una celebrazione che coinvolge l’intera città.

L’idea di riportare in vita anche le vecchie Macchine, come Ali di Luce, Tertio Millennio e Sinfonia d’Archi, potrebbe arricchire significativamente gli spazi pubblici di Viterbo e stimolare il turismo locale. Inoltre, questa proposta comporterebbe costi minimi per il Comune, che dovrebbe occuparsi principalmente della manutenzione.

Il tutto in attesa di un museo delle Macchine, il quale non esiste al momento e potrebbe richiedere diversi anni per essere realizzato.  La proposta dei Fiorillo e di Ascenzi è fortemente a favore del museo, ma è ora urgente definire il futuro delle Macchine di Santa Rosa.




Una donazione a sorpresa del Sodalizio dei facchini di S. Rosa all’associazione Campo delle Rose

di REDAZIONE-

VITERBO – Il “dopo Santa Rosa” si protrae anche a fine settembre. L’associazione Campo delle Rose comunica infatti che ieri è arrivata loro, a sorpresa, una donazione da parte del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa. “Un ringraziamento con il cuore al Presidente Massimo Mecarini, il Direttivo e tutti i facchini che continuano a sostenerci con forza e costanza”- scrive l’assocazione.




Raffaele Ascenzi si fa tagliare la barba dal Sodalizio dei facchini (VIDEO)

di REDAZIONE-

VITERBO- Ieri sera presso il capannone del costruttore della Macchina di Santa Rosa Vincenzo Fiorillo, si è svolta una cena conviviale con i Facchini e i dipendenti, per dare un ultimo saluto a Gloria.
“Al termine della cena  – ha scritto il Sodalizio dei facchini di Santa Rosa – è stato ricordato a Raffaele Ascenzi della posta messa in gioco nella scommessa fatta diversi mesi addietro. Che se avesse vinto si sarebbe fatto tagliare la lunga barba dal Capo Facchino Sandro Rossi. Naturalmente si è proceduto alla riscossione della posta in gioco”.

 

 

 

 

 

Di seguito il video




Con “Dies Natalis” si chiude il cerchio delle Macchine sul solco di “Volo d’angeli”

di WANDA CHERUBINI-

VITERBO- “Dies Natalis”, la nuova macchina di Santa Rosa di Raffaele Ascenzi, chiude il cerchio delle Macchine che si rifanno al “Volo d’Angeli”, per ritornare alla più antica tradizione. “Questo passaggio si manifesta anche graficamente  – spiega Ascenzi- Non è stata una cosa facile da capire. Ci sono stati 250 anni di storia che hanno preceduto Volo d’Angeli, la Macchina che ha rotto per prima con lo stile del passato. Ultimo esempio di quella generazione è stata la Macchina di Paccosi. Ho visto molto stupore negli occhi che osservavano Dies Natalis appena svelata, perchè non trovavano più i punti di riferimento, come la Santa non più in cima alla Macchina, ma dentro il campanile”. Ascenzi aggiunge: “Questo è costato molto anche a me per le mie tre Macchine, considerando anche Speranza, che non vinse, ma che comunque era una bella composizione, troppo scultorea per le mie peculiarità d’architetto. La Santa continuerà a volare sui tetti delle case anche se inserita nell’architettura della Macchina. Per la Chiesa la Santa raggiunge la sfera ultraterrena al cospetto di Dio, ma non lo supera. La Croce è posta al di sopra di Lei”. Ascenzi spiega, quindi, la narrazione della sua nuova Macchina: “Non tutti i viterbesi conoscono la motivazione che ha spinto i nostri concittadini da oltre più secoli a rievocare il primo trasporto con il corpo della Santa. Dies Natalis prende il nome dal giorno in cui Rosa è morta, il 6 marzo del 1251, ma per tutti noi è il giorno in cui Rosa nasce in Cristo. Dies Natalis pone con forza una domanda che ha di conseguenza una risposta esplicativa, di facile lettura. E’ stato difficile per me proporre il corpo morto di Santa Rosa. Tutta la storia degli otto campanili che hanno attraversato Viterbo negli ultimi 70 anni parlano sempre di un fatto grandioso, non descrivendo il dramma per chi vede la scomparsa di un proprio caro che su Dies  Natalis viene rappresentato alla base con un gruppo di piangenti intorno al corpo della Santa e quattro angeli che vegliano sui di Lei guardando verso il cielo. Nella seconda parte della Macchina ci sono gli angeli festosi, che hanno un’aria dolce, perché presentano all’Altissimo la Santa. Sopra il corpo di Rosa si erge il tunnel della parte centrale  svuotata, che è un contenitore di luce con fogliolini accartocciati di alluminio che fanno filtrare la luce creando un bagliore intenso e curiosità da parte dei fedeli e del pubblico che assisterà al trasporto, percependo questo messaggio forte”.

Raffaele Ascenzi ha utilizzato poi una  particolare e precisa tecnologia 3d per riprodurre le statue presenti nella sua Macchina, prendendo come modelli delle persone in carne ed ossa. Ad impersonificare Santa Rosa è stata Maria Rita Chiara Pantaleoni, 30 enne di Orte, insegnante e modella. C’è poi Iris Shaqiri, 27enne italo-albanese, laureata in filologia moderna e modella, che interpreta  la piangente ed, infine, Alberto Mezzetti, imprenditore e modello, vincitore del Grande Fratello 2018. Su di lui sono piovute alcune critiche via social, ma Raffaele Ascenzi ha messo tutti a tacere con un post che riportiamo integralmente: “Cara Pasqualina sono certo che in quell’angolo di cielo dove starai continuando ad aiutare i più bisognosi, sarai felice di vedere che una parte di te sarà presente nella mia nuova Macchina di Santa Rosa.
Ti ricordo bellissima e sempre elegante tra i banchi del mercato di Piazza del Gesù quando la mamma ci accompagnava a scuola e ogni giorno mi regalavi il frutto più buono e profumato.
Il tuo sorriso mi accompagnava per tutta la giornata e quella merenda aveva un sapore particolare perchè donata senza desiderare nulla in cambio.
Il tuo esempio e la tua insuperabile forza era lo spirito che animava i nostri viaggi a Lourdes e ti assicuro che ne ho fatto sempre tesoro nei momenti in cui avevo bisogno di coraggio per andare avanti.
Tu mi hai insegnato a tendere la mano a chi era in difficoltà con il sorriso, a compiere piccoli gesti verso gli altri perché tutti abbiamo un costante bisogno di scambiare energie positive.
Siamo permeabili come la nostra pietra.
Siamo duri esteriormente e molto resistenti come il peperino, ma ogni goccia riesce a penetrare e inevitabilmente ci cambia.
Alberto ti amava profondamente e da te ha ereditato non solo la sua ‘angelica’ bellezza, ma soprattutto la tua infinita bontà”.




Inaugurata la mostra di Belei sul trasporto della Macchina di S. Rosa, Mecarini invita a realizzare il museo delle Macchine (VIDEO)

di WANDA CHERUBINI-

VITERBO- Una mostra fotografica sul trasporto della Macchina di Santa Rosa,  quella che si è inaugurata oggi alle 18 presso la chiesa di Santa Maria della Salute, alla presenza dell’autore, il fotografo, Gianluca Belei, che tra il 2017 e il 2022 ha avuto la possibilità e il privilegio, di vivere e documentare in ogni fase, l’evento  numero uno per eccellenza della città di Viterbo, il trasporto della Macchina di Santa Rosa. Belei ha fotografato i facchini, la processione, i parenti che si radunano con loro al bosco dei frati Cappuccini, la vestizione, i momenti di fatica, di speranza, di forza nel portare la Macchina nonostante il peso si faccia sempre più sentire sulle loro spalle. Attimi di vita che il fotografo è riuscito magistralmente a cristallizzare nei suoi scatti. La mostra,” Gloria, la Macchina di Santa Rosa” è composta da 12 pannelli (70×100) con 36 fotografie che saranno esposti nella chiesa di Santa Maria della Salute (davanti alle poste centrali) in Viterbo dal 20 settembre al 1 ottobre 2023, visitabile ad ingresso gratuito, dalle ore 16:00 alle ore 19:00. L’evento è stato promosso dal Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa, dall’associazione ArcheoTuscia, dall’UCSI Viterbo, dall’associazione aps Amici del Beato Domenico della Madre di Dio e dalle testate giornalistiche di Sosta e Ripresa e Tuscia Times. All’inaugurazione di oggi erano presenti Massimo Mecarini presidente del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa, Mario Mancini in rappresentanza dell’associazione Amici del Beato Domenico, Luciano Proietti presidente associazione ArcheoTuscia, la giornalista Wanda Cherubini, direttore di Tuscia Times e presidente UCSI Viterbo, Raffaele Ascenzi, ideatore di “Gloria” e della nuova Macchina di Santa Rosa “Dies Natalis”, don Gianni Carparelli ed il direttore di Sosta e ripresa, Pierluigi Natalia. Anche la sindaca Chiara Frontini ha visitato la mostra poco prima dell’inaugurazione. Presente anche Mariella Zadro, collaboratrice del nostro giornale e socia dell’Ucsi di Viterbo e  dell’associazione Amici del Beato Domenico della Madre di Dio, che è stata la maggiore organizzatrice della mostra.

Il filo conduttore dell’incontro di oggi è stata la fede per la santa patrona, come è riuscito del resto abilmente a trasferire in foto Belei. Ascenzi ha ricordato l’incontro avvenuto per la prima volta con don Gianni, che ha voluto conoscerlo: “All’epoca ero da solo, mi ero appena laureato in architettura, quindi, una ventina di anni fa – ricorda Raffaele – Don Gianni mi ha fatto l’onore di comparire nei suoi libri raccontando il mio percorso di crescita professionale, personale e spirituale: da “Ali di Luce” oggi siamo arrivati a “Dies Natalis”, che però chiude un cerchio. E’ un pellegrinaggio che ha rievocazioni. Sto portando un messaggio che parte con una grande enfasi legata anche ai miei anni di gioventù. Ali di luce era la mia tesi di laurea in Architettura. Poi il percorso passa con un’altra macchina che non ha avuto successo, che era Speranza, che anticipava alcuni temi che ho ripreso in Dies Natalis, passando per Gloria”. Riguardo alla mostra Ascenzi ha fatto i complimenti a Belei ed ha detto: “Vedo con piacere che c’è poca Macchina e tanti cuori, la Macchina ha il giusto peso, è un elemento che storicamente cambia. Ciò che resta è lo stupore della gente, dei facchini, di tutte le persone che sono intorno a questa festa”.E poi sulla nuova Macchina ha aggiungo: “Dies natalis vuole andare a vedere cosa facevano i nostri concittadini alla fine del ‘600 quando progettavano Macchine di anno in anno, alzando di volta in volta la struttura fino ad arrivare a 15-16 metri, ma tutte hanno caratteristiche che le contraddistinguono sempre. Sono 80 modelli. Queste Macchine mi hanno stimolato per raccontare la nostra tradizione a chi non sa nulla. Nelle mie macchine c’è il mio percorso di vita: la prima macchina voleva far dialogare le architetture con la città, le superfici erano volutamente argentate per rispecchiare la città, le persone. Non c’erano neanche gli angeli, erano semplicemente accennati. Poi misi la componente più spirituale, la Macchina alla base che racconta Viterbo con il globo diviso in quattro parti con la scritta Favl, una macchina che raccontava la città. Poi sono passato a “Speranza”, c’era anche l’idea di regalare qualcosa alla famiglia che stava nascendo, volevo omaggiare mia moglie con un angelo grande che veniva a raccogliere la Santa poi accompagnata dagli angeli fino all’ascensione. La Macchina non ebbe successo, ma il concetto era buono. Gloria ha raggiunto un buonissimo livello ed ho chiuso il cerchio delle otto macchine legate al Volo d’angeli. Dies Natalis è una Macchina nuova, racconta non solo la storia dei progetti disegnati nel passato, ma soprattutto racconta la storia vera che è il motivo per il quale portiamo la Macchina, raccontando lo stupore che ci fu nel 1258, quando il papa ebbe in sogno Santa Rosa che gli chiese di riesumare il suo corpo e così quattro cardinali lo portarono dalla chiesa della Crocetta, dove era seppellita, al monastero di Santa Rosa. Fu un fatto incredibile per Viterbo. Il 6 marzo del 1251 è il giorno della sua morte e  la macchina si chiama Dies natalis perché i viterbesi quel giorno stavano piangendo la scomparsa di una loro cara. Infatti ci sono quattro gruppi di piangenti, ma nello stesso tempo gioiscono per la sua resurrezione. Nella fase intermedia Santa Rosa è accompagnata dagli angeli che la accolgono e la portano verso l’alto. Santa Rosa non è in cima perché la Santa non superava mai la Croce, stava sempre al cospetto di Dio, ecco perché ritorna a stare dentro il campanile”.

Il fotografo Belei ha affermato: “Faccio questo mestiere da oltre vent’anni. Il fotoreporter deve riportare qualcosa che con i suoi occhi e la sua sensibilità cattura e poi trasmette al pubblico. Ho scattato anche molte foto di persone che tentano di toccare la Macchina,  affacciandosi dalle finestre e dai balconi delle case”. Ha quindi espresso il desiderio di portare la mostra in giro per  le chiese dedicata a Santa Rosa da Viterbo.

E’ stata quindi la volta del presidente del Sodalizio Massimo Mecarini, che ha affermato: ” Gloria è vero che ha similitudini con le Macchine precedenti, ma la simbologia racchiusa in questa struttura è molto forte: abbiamo tradizione, spiritualità, Viterbo, i facchini ancestrali che sono nella Macchina, i nomi dei facchini che non ci sono più insieme alla possibilità fornita quest’anno da Raffaele di mettere anche i nomi dei nostri cari sulla Macchina e poi c’è l’urna che contiene tutte le preghiere. Il 3 settembre facciamo questo cammino fatto di fatica, sofferenza, ma anche di gioia, perchè con lo sforzo fisico che si fa si esprime anche tanta gioia. Siamo tutti facchini quel giorno, anche la gente che sta intorno. Il trasporto senza gente non sarebbe il trasporto. La nota dolente è proprio che noi ci siamo congedati con molta sofferenza da questa Macchina, che ha avuto ben tre passaggi in via Marconi, nel  2016, 2017 e 2022 con grande partecipazione. Ci congediamo da Gloria con un po’ di sofferenza perché poi sappiamo che pur imballata e curata dalla ditta Fiorillo resterà dentro un capannone”. Mecarini quindi lancia un appello per la realizzazione del Museo delle Macchine di Santa Rosa: “Cominciamo a pensare a questo benedetto museo. So che e’ un’opera difficile, ma cominciamo a lavorarci perché nel mondo ci sono esempi di grandi musei. Abbiamo gli spazi, quindi istituzioni, Comune, Provincia, Regione, ministero della Cultura, imprenditori, si mettano insieme perché meritano queste strutture di essere viste, curate. Abbiamo pronte per questo museo Gloria, Fiore del cielo, Ali di luce, Tertio millennio adveniente e Sinfonia d’archi. Quelle che non abbiamo le possiamo rifare”.

 

 




La “follia” di Raffaele Ascenzi

di WANDA CHERUBINI-

VITERBO- Nel corso dell’inaugurazione della mostra fotografica di Gianluca Belei dedicata al trasporto della macchina di Santa Rosa, Raffaele Ascenzi, ideatore di “Gloria” e della nuova Macchina di Santa Rosa “Dies Natalis”,  ha confidato una sua “follia” , così l’ha definita, che ha maturato nel periodo del Covid. “Avrei voluto far fare un trasporto ai facchini perchè ho visto l’immagine del Papa che saliva la scalinata di San Pietro senza nessuno e quell’immagine potente ha raggiunto tutto il mondo. Sarebbe stato bello, ma impossibile, quindi una mia follia,  un trasporto a porte chiuse, nel silenzio assoluto, solo con i facchini, tutti tamponati, nel buio assoluto, con Santa Rosa che benediceva la città e preceduta da una componente religiosa, la processione con il corpo  della Santa. Ma le norme sanitarie lo hanno impedito. E’ rimasta una mia follia, di quel periodo drammatico che per fortuna abbiamo superato tutti insieme anche grazie alla fede che abbiamo per i nostri Santi”.