VITERBO – “La vicenda della “cena dei veleni” non è solo un episodio isolato, ma la dimostrazione plastica di un metodo che rappresenta la tomba del civismo, la negazione di quei principi di correttezza e rispetto delle istituzioni che dovrebbero essere il fondamento di un’amministrazione che si professa “civica”. Al contrario, ciò che emerge chiaramente è che l’amministrazione Frontini non è altro che un bluff politico, costruito sulle spalle e sull’onorabilità dei viterbesi, traditi nelle loro aspettative di rinnovamento e di buon governo.
La promessa di un’amministrazione al servizio della città, capace di garantire trasparenza, partecipazione e rispetto per i cittadini, si è rivelata un’illusione. La realtà è ben diversa: un metodo di gestione del potere basato sulla pressione, sull’uso aggressivo delle parole, sulla pretesa di controllare e condizionare invece di governare con autorevolezza e responsabilità.
Quanto emerso nel caso Bruzziches e dall’evolversi della sua fase processuale, della quale non è certo mia competenza esprimere commenti, è la certificazione di questo fallimento. Indipendentemente dall’esito giudiziario, di cui è stata espressa una legittima sentenza, ma è stato altrettanto legittimamente proposto un appello che aggiunge nuove sfumature alla vicenda, il fatto che il dibattito politico si svolga con toni sgradevoli, e non su progetti e visioni per la città, è il segnale di un degrado istituzionale inaccettabile e non meno diseducativo per le nuove generazioni.
Questo modus operandi non è una scivolata occasionale, ma il sintomo di un’impostazione dove il civismo si è rivelato solo una facciata dietro cui si cela una gestione opaca e arrogante del potere. La città di Viterbo non merita di essere ridotta a palcoscenico di dinamiche da piccolo feudalesimo politico, in cui chi governa ritiene di poter agire senza freni né scrupoli, sfruttando il proprio ruolo per tentare di piegare chi non si allinea.
Ogni promessa di cambiamento è stata tradita, ogni dichiarazione di principio si è rivelata vuota. Un tradimento dal quale nessun amministratore o consigliere comunale di questa maggioranza più ritenersi innocente. Non basta nasconderei dietro un garantismo di facciata quando si siede sui banchi del consiglio comunale solo per adeguarsi alla posizione del capo venendo, talvolta, meno ai principi di onorabilità e correttezza che sono stati e sono alla base del riconoscimento professionale degli stessi consiglieri
La gestione della vicenda dell’improbabile tinteggiatura del palazzo dell’ex ospedale ne è l’esempio. Di fronte a una violazione palese delle normative amministrative e architettoniche, altrettanto resa pubblica da tempo dallo stesso autore informando personalmente o tramite social network alcuni amministratori comunali, i cittadini hanno potuto registrare solo le bizzarre posizioni del sindaco, e quelle altrettanto tali degli assessori. Una domanda sorge spontanea: dobbiamo ritenere che gli altri assessori e consiglieri comunali – anche quelli che nella loro quotidianità rappresentano o hanno rappresentato lo Stato o agiscono nell’ambito giuridico – non sono in grado di esprimere una loro posizione accettando questo metodo “blando” di riconoscere il valore della legge e della legalità e farlo rispettare? A loro la risposta, per il momento registriamo il silenzio…
Il problema, però, è che questa deriva non danneggia solo chi la esercita, ma scredita l’intera città di Viterbo, che si ritrova con un’amministrazione incapace di dare un esempio di serietà e di compostezza istituzionale. Se questo è il modello con cui si intende governare, è chiaro che non si tratta di civismo, ma della sua negazione più totale. Oltre alle situazioni di degrado distribuite e diffuse in città, Viterbo non può permettersi di diventare la città delle cene improbabili e delle spennellate incontrollate. Servono amministratori all’altezza del ruolo, capaci di restituire dignità e serietà alle istituzioni, non protagonisti di teatrini in cui l’arroganza sostituisce il dialogo.
Questo comportamento, purtroppo, fornisce un esempio profondamente diseducativo per le nuove generazioni. I giovani, che già spesso faticano a riconoscere il valore e il ruolo delle istituzioni, assistono a uno spettacolo degradante, in cui la politica si riduce a uno scontro personale, privo di costruttività e di senso del dovere. Tale approccio non solo mina la fiducia verso le istituzioni, ma rischia anche di diffondere un messaggio fuorviante: che l’arroganza e l’irresponsabilità possano sostituire il dialogo e il rispetto delle regole.
Se davvero si vuole guardare al futuro di Viterbo, è necessario fornire ai cittadini, soprattutto ai più giovani, un modello di amministrazione che dimostri integrità, serietà e impegno. Un modello che rafforzi il senso civico e la fiducia nelle istituzioni, anziché disorientare e deludere. I viterbesi hanno dato fiducia a una promessa politica che oggi si sta dimostrando un’illusione.
Se davvero si vuole risollevare la città, è necessario prendere atto di questo fallimento e voltare pagina. Perché Viterbo merita rispetto nel segno del Bene Comune”.
Così Luisa Ciambella.
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