di SIMONE CHIANI-
VITERBO – Continuano senza sosta, anche a pochissime settimane dal termine ultimo del centenario, gli eventi dedicati alla figura di Pier Paolo Pasolini; questa volta la cornice è di estremo rilievo, poiché l’evento si è svolto nell’Aula Magna dell’Università degli Studi della Tuscia alla presenza di studiosi ed esperti.
Il convegno, dal nome “I luoghi di Pasolini“, si è articolato su tutta la giornata di oggi: dalla mattina dedicata più ai posti “italiani” della vita dello scrittore, alla sezione pomeridiana rivolta invece alle esperienze estere e alla mostra fotografica “Gli orienti di Pasolini”. Tale mostra, riferita al lavoro del fotografo Roberto Villa, è stata inaugurata proprio nel pomeriggio, dalle 16, nel Corridoio delle Monofore.
A cura dei docenti di Letteratura Italiana del DISUCOM Carlo Serafini e Stefano Pifferi, l’incontro mattutino ha seguito una linea cronologica rispondente proprio allo scorrere degli anni: si è cominciato con il giovane Pasolini di Bologna e Casarsa grazie all’intervento di Gabriella Palli Baroni (critica letteraria), per poi passare al periodo romano con Filippo Grazzini (docente dell’Unitus), fino ad arrivare ad Ostia, il luogo della morte, con il Prof. Carlo Serafini; anche Angelo Favaro dell’Università Roma2 di Tor Vergata, è intervenuto con un intermezzo dedicato al concetto di locus amoenus e spazio dell’ideale nei romanzi incompiuti della giovinezza di Pasolini.
Nella sessione pomeridiana, oltre della già citata mostra proprio con Roberto Villa, fotografo-testimone presente con il regista stesso proprio sul set delle Mille e Una Notte, si è parlato ancora di Pasolini con il Prof. Stefano Pifferi, concentratosi sullo scrittore e l’esperienza in India con Moravia, e con Rosella Lisoni, dipendente della Segreteria Didattica dell’Unitus. Assente per motivi personali la dott. ssa Sensini dell’Università Nice Sophia Antipolis, la quale si sarebbe invece dovuta soffermare sul rapporto con la Grecia.
Da segnalare la presenza di una nutrita quantità di partecipanti, tra cui molti studenti, segno evidente di quanto l’occasione del centenario sia servita per risvegliare l’interesse nei confronti di un intellettuale al quale il nostro territorio tanto deve ancora riconoscere.
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