di MARCO ZAPPA-
VITERBO- Non voglio passare per un triste nostalgico, ma assistere a processioni del Corpus Domini senza le tradizionali infiorate, per lo meno nei prossimi dintorni di Viterbo, è sempre un grande dispiacere (come dimenticare infatti quella storica e spettacolare de La Quercia tanto per citarne una)? È vero che il periodo è difficile e si convive con problemi ben più pressanti, altro che decorare una strada, ma se buttiamo al vento tradizioni e peculiarità proprie dell’Italia…allora possiamo chiudere bottega, visto che oltre alla nostra storia, cultura e tradizioni molto altro non abbiamo. Indubbiamente il lungo periodo della pandemia ha contribuito a spegnere quella fiammella devozionale che animava i volontari addetti non solo al reperimento delle materie prime, ma anche impegnati nella progettazione delle decorazioni e va da se che sostituirli non è cosa facile.
Mi rendo conto che quell’attività intensa prodotta dagli storici gruppi religiosi, veri e propri battaglioni di giovani che si davano anima e corpo per l’ideale religioso si è spenta nel tempo, ma è pur vero che le parrocchie, da almeno una settimana prima della festa del Corpus Domini, sono un vespaio di ragazzi impegnati nel Grest. È un peccato che nessuno abbia pensato di coinvolgere questa propositiva giovane energia in tale circostanza. In fondo anche preparare segatura fiori e disegni è un momento ludico nel quale i ragazzi possono recitare un ruolo, anche di protagonismo. Esattamente quello che avviene durante il Grest.
Se non saranno i giovani a portare avanti le nostre tradizioni e quindi la nostra matrice culturale, chi lo potrà mai fare? Chissà magari nel 2023 qualche parroco, degli animatori e perché no, anche il Vescovo che sarà sposeranno questa proposta.