Che cosa sta succedendo a questa città?

di FRANCESCO MATTIOLI-

VITERBO- Che cosa sta succedendo a questa Città? Non voglio scimmiottare Cicerone chiamando in causa tempora e mores: peraltro non è neppure l’atteggiamento giusto del sociologo che, lungi dall’emettere inutili lamenti, i fatti li analizza e cerca di individuarne le cause, semmai suggerendo i rimedi alla luce di un sapere scientifico.
In ogni caso, a Viterbo nel giro di poche settimane sono stati trovati tre uomini morti in casa propria senza che nessuno se ne accorgesse; due di loro, peraltro, dopo molto tempo, tant’è che viene il sospetto atroce che siano stati scoperti non perché siano mancati a qualcuno, ma solo perché si sono fatti “sentire”… Che tutto questo sia accaduto nel centro storico, cioè in quei luoghi in cui, fino a qualche decennio fa, la vita si svolgeva in modo quasi comunitario, tal che tutti sapevano e condividevano pressoché tutto con i vicini, la dice lunga sullo stato di degrado sociale dei quartieri storici della città. La dice lunga sulla frenesia della vita di oggi, che ci permette di guardare intorno a noi solo dal buco della serratura dei social, che ci impegna nel progetto di “realizzare se stessi” senza sapere cosa si intende per autorealizzazione e ci fa scambiare l’incomunicabilità per il rispetto della privacy. Ma d’altronde, se muori solo nel centro storico, chi si avvede di te? I vicini si sono trasferiti nelle più confortevoli abitazioni dei nuovi quartieri residenziali, i negozi sotto casa che ti potevano annoverare come cliente hanno chiuso, le politiche sociali del Comune e l’attenzione della Parrocchia non arrivano più a distinguerti come persona, forse ti aspettano, ma certamente non ti cercano.
Ma non è solo questo. Viterbo ha un Bronx, ma guarda caso mentre i bronx in genere si trovano nelle periferie più marginali, questo sta proprio nel mezzo della città, tra S. Faustino e il Sacrario, cioè in un luogo che si suppone quotidianamente battuto da passanti, visitatori, turisti. Qualcuno si chiede che fine abbia fatto la sorveglianza di vicinato, che pure ha risvegliato lo spirito da sceriffo di qualche cittadino celodurista, ma di fatto non riesce a cogliere in anticipo certi segnali ricorrenti di ciò che sta per verificarsi nei luoghi più conflittuali della città. Questa “disattenzione sociale” si riallaccia paradossalmente a quella di cui parlavamo in precedenza, a proposito di chi muore solo. Qualcuno chiede più prevenzione, ma non c’è bisogno di scomodare chissà quale campagna educativa e di moral suasion, forse basterebbe un modestissimo presidio quotidiano delle forze dell’ordine.
E che dire della politica degli stracci? Che le forze di governo e quelle di opposizione si tirano quotidianamente, ciascuna fingendo di essere in grado di dare lezioni di vita e di morale? Ma davvero è possibile credere che chi oggi sta all’opposizione e ieri governava, sia in grado di fare meglio? Con quale biglietto da visita? Ma davvero chi governa pensa di poter rivoluzionare la città, senza subire le limitazioni imposte da una burocrazia formalista e tardigrada quale è la nostra? Senza contare quegli stracci che volano all’interno delle coalizioni, quando il personalismo di taluni e le delusioni di altri si trasformano in pretese e ricatti…
Così la politica viterbese finisce per volare talmente basso che non riesce a superare neppure le colline che si parano all’orizzonte.
Qualche giorno fa un cittadino ormai allo stremo ha commentato: “Perfino il calcio, quello sport che ogni paese e città riesce pur sempre ad esprimere in qualche modo, è sparito da Viterbo”.
Già…
Ma che cosa sta succedendo a questa Città?

 

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