Chi era il cardinale Pietro La Fontaine?

di ANNA MARIA STEFANINI-

È un nome di origine francofona che non passa inosservato e tutti i viterbesi transitano per via “La Fontaine”, nel cuore della Viterbo medievale; tuttavia non sono molti coloro che conoscono la biografia di questa insigne figura, che tanto ha contribuito alla formazione della nostra identità collettiva.
TUSCIATIMES ha voluto approfondire per voi la storia di questo nostro illustre concittadino.
Pietro La Fontaine nasce a Viterbo il 29 novembre di 164 anni fa da una famiglia benestante: il padre Francesco era una ex guardia svizzera dello stato pontifico che a Viterbo aveva intrapreso la professione di orologiaio; la madre apparteneva alla famiglia incaricata dell’amministrazione dei beni dei principi Doria Pamphili.
L’anno 1860 coincide con un periodo cruciale della storia italiana: in quell’anno è ancora in corso la celebre “Spedizione dei Mille” e dieci anni più tardi, il 20 settembre 1870, le truppe del Regno d’Italia abbatteranno le mura nella zona di “Porta Pia”, entreranno in Roma ponendo fine alla storia del millenario Stato Pontificio.
Per il nuovo stato italiano Pietro è un cittadino svizzero.
Al tempo di Pietro La Fontaine Viterbo è un’importante diocesi con alle spalle una storia altrettanto importante.
Nel Medioevo, a cavallo fra il 12° e il 13° secolo, la diocesi di Viterbo è “specialiter unita” a quella di Tuscania. Un aspetto notevole di questa istituzione ecclesiale sta nel fatto che ad essa era preposto un arcivescovo “ad personam”, un’assegnazione che testimonia l’importanza e la considerazione di cui godeva la predetta diocesi presso la Santa Sede.
Questa unificazione vigeva ancora al tempo di Pietro La Fontaine, quando l’arcivescovo preposto era Giovanni Battista Paolucci (1833-1892).
Sarà proprio l’arcivescovo Paolucci, nel dicembre 1883, a ordinare sacerdote il 23-enne Pietro La Fontaine che, sin da giovanissimo, aveva mostrato una spiccata vocazione per la missione sacerdotale.
Pietro opererà per oltre 23 anni nel capoluogo della Tuscia arrivando a dirigere l’importante seminario diocesano.
Agli inizi del 1906 è canonico nell’ambito del capitolo della cattedrale di Viterbo.
Una prima testimonianza della stima guadagnata da Pietro è riconoscibile nel momento in cui gli viene richiesto di convertire la cittadinanza svizzera, ereditata dal padre, in quella italiana; una condizione necessaria per ottenere il “regio exequatur”, una sorta di benestare rilasciato dallo stato italiano per poter esercitare i mandati pontifici nel Regno d’Italia. È altamente probabile che la richiesta sia venuta direttamente dal papa di allora, Pio X. Così, nel 1904, Pietro La Fontaine inoltra la richiesta di cittadinanza italiana e nel luglio 1906 ottiene dall’allora titolare del ministero dell’interno del Regno d’Italia, Giovanni Giolitti, la nomina a cappellano presso la struttura penale di Santa Maria in Gradi.
Pietro mantiene l’incarico per pochi mesi perché nel frattempo viene nominato vescovo e destinato, a partire dal marzo 1907, a Cassano jonico (Dioecesis Cassanensis), in Calabria. Come vescovo si distingue nell’organizzazione dei soccorsi alle popolazioni colpite dal tristemente celebre “terremoto di Messina” del 28 dicembre 1908, che aveva provocato gravissime devastazioni anche in Calabria.
Ulteriore testimonianza della fiducia di guadagnata da Pietro in Vaticano è l’affidamento, nel triennio 1907-1909, di importanti missioni di delegato apostolico presso le “regioni ecclesiastiche” (ossia raggruppamenti di più province) Beneventana e ligure, l’Arcidiocesi di Malta e le diocesi di Massa Marittima e Volterra.
Per l’intera durata della sua funzione sacerdotale cercherà sempre di unificare l’azione pastorale con l’impegno nel sociale, l’attenzione verso i poveri e le novità emergenti dal progresso civile.
Nell’aprile 1910 papa Pio X lo nomina segretario dell’importante “Congregazione dei riti” (Congregatio pro sacri ritibus et caeremoniis), istituita sin dal 1588 con lo scopo di stabilire una disciplina generale per le liturgie del culto, le cause di canonizzazione e molte altre procedure ecclesiastiche; molte delle riforme attuate da Pio X portano il contributo di Pietro. Contestualmente è nominato vescovo della diocesi di Caristo, in Grecia e vicario dell’arciprete dell’importante Basilica di San Giovanni in Laterano, ossia la Cattedrale di Roma.
Nel marzo 1915 è nominato dal nuovo papa Benedetto XV patriarca di Venezia ed elevato al rango di cardinale; nel 1916 è “cardinale presbitero”, ossia titolare di una delle più antiche chiese di Roma.
Durante la prima guerra mondiale si distingue per numerose opere di carità verso le popolazioni più colpite dal conflitto, allestendo centri di ricovero e ristoro per le popolazioni evacuate e i prigionieri.
Un impegno che manterrà anche nel dopoguerra, sollecitando comuni e governo ad adottare politiche di contenimento di prezzi, tasse e affitti, di costruzione di alloggi e promozione dell’occupazione.
Nel 1922 partecipa al conclave che porterà all’elezione di papa Pio XI risultando uno dei cardinali più votati, mancando l’elezione per 13 voti. Pio XI gli affiderà diversi importanti incarichi, inclusa una missione a Vienna.
In questa intensa attività pastorale trova anche il tempo per coltivare la sua passione per gli studi storici e letterari e scrivere diverse opere, anche di carattere biografico, che hanno attirato le attenzioni di bibliografi e filologi.
Gli studiosi classificano tali opere in cinque grandi categorie:
a) le “Riforme Liturgiche” volute da Papa Pio X;
b) poesie e prediche, opere che esprimono l’anima profonda della sua missione pastorale;
c) testi storici riguardanti la città di Viterbo, ancora oggi considerati fonti preziose per chiunque voglia approfondire la storiografia viterbese;
d) discorsi e interventi;
e) l’epistolario, comprendente lettere inviate e ricevute, per oltre un ventennio, a un elevato numero di personalità, che rivelano la profonda sensibilità umana di Pietro.
Pietro muore non ancora 75-enne il 9 luglio 1935 nel seminario di Fietta, una località di Paderno del Grappa, frazione di Pieve del Grappa, in provincia di Treviso.
Dal 1960 è aperta la causa per la sua beatificazione.

Condividi con:
LEGGI TUTTE LE NOTIZIE