Chiara Frontini si racconta: “Viterbo parte della mia identità”

di SIMONE CHIANI-

VITERBO – La prossima candidata sindaco Chiara Frontini ha rivelato, in esclusiva per TusciaTimes, aspirazioni, progetti e riflessioni personali, concedendosi anche qualche parola su sé stessa e la propria persona, oltre la politica.

  • Come ha vissuto, a livello personale, la caduta dell’amministrazione Arena? Quali sono stati cioè i sentimenti, da cittadina prima ancora che da donna politica, nei confronti del fatto?

Quando succede un fatto così eclatante come la dimissione di 19 consiglieri comunali è sicuramente un fallimento della classe dirigente nel suo complesso; quindi da un punto di vista personale è chiaro che c’è il dispiacere di vedere non tanto un’amministrazione fallimentare che cade, quanto il fatto che si sia arrivati alle estreme conseguenze: l’accaduto è stato talmente tanto rilevante, quasi inaudito, è la prima volta che è successa una cosa del genere nella nostra città a memoria d’uomo, che questo fa pensare che ci siano rapporti politici e personali pregiudicati.

Pensiamo di lavorare per ri-costruire sulla base di questa rottura: l’obiettivo è di ri-cucire questi rapporti, non tanto politici, quanto proprio all’interno della città. Una città che è divisa, nelle associazioni e per scelte sbagliate.

La caduta dell’amministrazione Arena deve essere un punto fermo ad un sistema di governo o di “malgoverno” della città dal quale ripartire tutti insieme.

  • Chi sarebbe Chiara Frontini, se non si dedicasse all’attività politica?

Non chi sarebbe, ma chi è Chiara Frontini: perché l’attività politica è parte di me e della mia passione nel costruire qualcosa di buono per la città.

Diciamo che Chiara Frontini, con o senza attività politica, è costruzione. Chiara è una professionista, un’imprenditrice, che fa un lavoro di creazione e costruzione di iniziative. Mi occupo di progettazione europea: scrivo proposte e concretizzo idee per reperire i famosi fondi europei.
Questo fa sì che io abbia una mentalità intanto di rete: per fare un progetto europeo o sei in rete o non lo vuoi fare; e soprattutto di creazione di qualcosa che abbia un impatto sul beneficiare finale.

Se Chiara Frontini non si dedicasse all’attività politica, sarebbe tutto questo: è difficile scindere gli aspetti, perché Chiara Frontini è una donna, una moglie, una professionista ed è una persona impegnata per far crescere la propria città.
L’ho fatto da imprenditrice e continuerei a farlo. Perché Viterbo è parte della mia identità.

  • Quali sono i consiglieri comunali con i quali ha creato un legame più forte?

Innanzitutto è stata una bellissima esperienza entrare in Consiglio Comunale con una squadra, perché io ho passato un lungo periodo di deserto dei tartari nell’amministrazione Michelini nella quale ero l’unica eletta di Viterbo2020, quindi questo ha sicuramente consolidato una capacità di far fronte alle difficoltà, però è chiaro che ha chiaramente comportato anche una sorta di solitudine; invece entrare con una squadra che era composta da Letizia, Patrizia e Alfonso, ha rappresentato un grande motivo di crescita per tutti noi. Ha anche consolidato un senso di squadra che comunque abbiamo sempre avuto.

Poi è chiaro che mano a mano riesci anche a individuare quelle che sono le migliori attitudini di ciascuno, per essere in grado di essere un buon allenatore per mettere le persone nei “ruoli” in cui si esprimono meglio.

  • Che progetti ha per il Suo futuro remoto? Intende rimanere sempre nella Sua città o aspira a un raggio più ampio?

Con tutta sincerità è una cosa alla quale non ho neanche ancora pensato. Se io avessi messo la carriera politica in cima alle priorità avrei fatto un’altra scelta rispetto a quella di creare un movimento civico e passare gli ultimi 10 anni della mia vita a investire energie e risorse su Viterbo.

Quindi l’obiettivo primario è cambiare Viterbo da dentro, dalle sue fondamenta, insieme ai viterbesi.

Poi noi siamo abituati a misurarci sui risultati: una volta che avremo raggiunto questo risultato di arrivare al governo della città e di rispettare gli impegni presi e le aspettative, si potranno aprire anche altri ragionamenti. Ma non è quella la priorità adesso, non lo è mai stata. Se lo fosse stata avrei sicuramente preso altre strade.

  • Una battuta sulle prossime elezioni, nelle quali La vogliamo dare per certa candidata e addirittura tra i favoriti. Quante possibilità crede, realmente, di avere? È d’accordo con Arena sul fatto che il numero dei suoi sostenitori sia aumentato negli anni in carica?

Rispondo prima a quest’ultima domanda: io non voglio fare commenti sull’uomo, perché poi le personalità di ciascuno e le motivazioni intime che spingono ciascuno di noi a mettersi nell’agone politico sono tutte rispettabili. Alcune non condivisibili, ma tutte rispettabili. Che Giovanni abbia la sua camera dell’eco, all’interno della quale si sente risuonare attestati di stima, non è un qualcosa che riscontro, ma anzi noi abbiamo una percezione esattamente contraria: che la città, cioè, abbia invece preso con un senso di liberazione la caduta della sua amministrazione.
Non tanto per lui e per la sua figura o per la sua capacità (o incapacità), ma proprio perché i risultati dell’amministrare erano sotto gli occhi di tutti. E abbiamo vissuto comunque altri tre anni di immobilismo (non sono i primi tre) connesso al fatto che c’erano delle dinamiche interne che impedivano di realizzare qualsivoglia iniziativa per la città.
Il tutto ovviamente condito dal fatto che ci fosse un sindaco a capo di questa coalizione di partiti sostanzialmente con poco polso: quando manca il manico sotto tutto si muove in maniera entropica a discapito dei risultati amministrativi.

Per quanto riguarda le prossime elezioni, invece, credo di avere le possibilità che i viterbesi ci daranno; noi siamo convinti che questo movimento sia cresciuto negli anni, e lo vediamo per le nuove adesioni e i riscontri che abbiamo in città. Quindi, da questo punto di vista, siamo certi che il risultato sarà un risultato soddisfacente.
Ma prima di parlare di numeri e alleanze, vogliamo stare sui temi: raccontare le idee e le proposte della città. Se non partiamo dalle cose che vogliamo fare, ma da chi siamo, quanti siamo e come ci componiamo, secondo me sbagliamo proprio il focus del dibattito. Viterbo ha bisogno di sapere dove andare, piuttosto che con chi.

 

  • Quali sarebbero le prime mosse che compirebbe se vincesse le elezioni?

Sicuramente daremo una velocità e un’efficienza diversa alla macchina amministrativa: la giunta Arena, appena vinte le elezioni, ci ha messo 2 settimane per fare la giunta e 1 mese per convocare il Consiglio Comunale; da questo punto di vista noi vorremmo dare uno sprint diverso e quindi la macchina amministrativa, nella prima settimana, sarebbe già messa in condizione di lavorare.

Poi ci sono i famosi primi 100 giorni, ai quali abbiamo già pensato e che mirano da una parte a riorganizzare gli uffici comunali in modo tale che possano essere più efficienti, e poi mettere in campo una serie di provvedimenti abilitanti, cioè una serie di cose che permetteranno poi di far scattare dei processi che richiedono necessariamente più tempo. Non possiamo certo pensare che un cambiamento radicale di metodo e contenuti possa avvenire nel giro di qualche mese.
Ci vorrà tempo, anni, nessuno vuole mentire ai viterbesi su questo.

Il focus sarà su sviluppo economico in primis: lavoro al centro di ogni politica pubblica.
Alfonso faceva l’esempio del teatro: anche pensare a una stagione teatrale che invece di essere importata viene prodotta a Viterbo, significa dare occupazione a sarti, costumisti, parrucchieri, elettricisti; quindi ogni azione, in qualsiasi ambito, avrà come scopo finale quello di creare lavoro.

  • Cosa significherebbe una tale carica per Lei come persona, per la Sua famiglia e i Suoi amici?

Personalmente è una grandissima responsabilità della quale sentirei peso e onore; ricevere la fiducia dei cittadini della città nella quale sei nata, cresciuta e vissuta per 33 anni e guidarne lo sviluppo è il più grande onore che si possa ricevere.

Voglio sfatare il fatto che diventare sindaco sia un “sogno personale”: non è un capriccio, è una “messa a disposizione” di energie, entusiasmo e competenze, che io e la mia squadra crediamo di avere e sulle quali ci vogliamo misurare. Non è tanto un risultato personale, quanto secondo me sarebbe (sarà, spero) un risultato collettivo, di un nuovo metodo di governo della città.

Quindi per questo dico onore e responsabilità: saranno questi i 2 sentimenti che entreranno in gioco alla pari nel caso dovesse essere positivo l’epilogo di questa tornata elettorale.

Per quanto riguarda la mia famiglia e i miei amici, sicuramente saranno consapevoli di vedermi molto poco, perché con tutto quello che ci sarà da fare è ovvio che noi metteremo le tende negli uffici. Quindi sicuramente i miei genitori sono già allertati (ma felici) se dovremo allontanarci un po’.
E comunque abitiamo a Piazza Fontana Grande: se dovremo salutarci non saremo poi tanto lontani, da Piazza del Comune…

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