Cinquantesimo anniversario della Minimacchina del Pilastro: emozionante benedizione del Vescovo ai minifacchini

di ANNA MARIA STEFANINI-

VITERBO- “Semo tutte de ‘n sentimento?” La risposta è un corale “sì”. Tutti di un sentimento e presi da una grande emozione. È la sera del 27 agosto 2022. Sono passati due lunghi anni dall’ultima minimacchina del Pilastro. Due anni che hanno profondamente cambiato le nostre vite e quella del quartiere. Alcuni non ce l’hanno fatta e anche a loro è dedicato questo trasporto. Vittime del Covid, ma anche della paura del futuro, della crisi, delle difficoltà economiche. Eppure Santa Rosa non ha mai abbandonato nessuno.
Nella chiesa del Sacro Cuore, nei momenti precedenti il trasporto tanto atteso della nuova minimacchina del Pilastro, ci sono commozione, fede e concentrazione. I piccoli facchini, in silenzio, ascoltano le parole del Vescovo, insieme alle autorità cittadine. Ci sono, fra gli altri, oltre al Vescovo della Diocesi di Viterbo mons. Lino Fumagalli, il prefetto Antonio Cananà, il questore Giancarlo Sant’Elia, il sindaco Chiara Frontini, il senatore Umberto Fusco, molti consiglieri e assessori comunali, l’assessore regionale Alessandra Troncarelli, il presidente del Sodalizio dei Facchini Massimo Mecarini, il presidente dell’Avis Luigi Ottavio Mechelli, il presidente di Confartigianato Andrea De Simone, il presidente del comitato Pilastro Stefano Caciola, Angelo e Pino Loddo, rappresentanti delle Forze dell’Ordine e dei Vigili del Fuoco, genitori e nonni dei bambini. Ma soprattutto ci sono loro: i minifacchini.
Il Vescovo si rivolge proprio a bambini dicendo:”La cosa più bella siete voi minifacchini. Mi fa piacere vedere il vostro entusiasmo, la vostra generosità e la creatività. Siete un esempio per noi adulti, un esempio di speranza”. Poi il Vescovo continua:
“Vorrei chiedervi di fare un colloquio fra voi e Santa Rosa dicendole di starvi vicina sempre. Nella vita non siamo mai soli. Ci sono i santi sempre vicini a noi, in qualsiasi circostanza. Vi affido a Santa Rosa come a una compagna di viaggio.”

Don Flavio, parroco del Sacro Cuore, ricorda:” È il 50esimo anniversario del trasporto della minimacchina del Pilastro. Iniziò don Enzo, in questo quartiere popolare. Il nome della nuova Macchina, riproduzione originale dell’opera di Roberto Ioppolo, è Armonia celeste.”
Poi spiega:” La caratteristica del Pilastro è riprodurre le Macchine grandi del passato. Cosa significa “armonia”? Tra i ragazzi c’è un bimbo della Moldavia, un dominicano, e due fratellini ucraini. Anche questa è armonia, è integrazione, è socializzazione”.
È stato poi consegnato un omaggio ai minifacchini. È intervenuto il presidente del comitato Stefano Caciola, emozionato e felice e Angelo Loddo.
Il capofacchino ha evidenziato:
“Per compiete questa mia missione ci vogliono: fede, forza e volontà.
Pensate alle persone che non ci sono più, a chi ha perso la vita per il covid. Ringrazio le autorità presenti. Sono stato un mese con i minifacchini. Tanta fatica ma fatta con gioia. Mi sono commosso”.

Luigi Ottavio Mechelli ha ribadito la vicinanza dell’Avis. “Sono passati 50 anni da quando don Enzo iniziò la tradizione. Ed è anche ora di omaggiare Nello Celestini. Nei primi 40 anni le Macchine sono state costruite da Franco Saveri. Sono stati quindi chiamati Laura, Marco e la loro mamma, la famiglia di Franco Saveri”.
Infine il capofacchino ha aggiunto: “Il vostro motore lo avete nel petto. Lavoriamo per una stessa bandiera: quella della fede. Affidiamo una preghiera a Santa Rosa.”
Nel silenzio, è salita, profondissima, una preghiera e poi un grido:” Evviva Santa Rosa”.
E tutti insieme, “tutte de ‘n sentimento” siamo andati verso la Minimacchina per seguirne il trionfale percorso, in armonia.

…se hace camino al andar” (il cammino si fa andando), recita un verso del poeta spagnolo Antonio Machado del 1912. Camminare insieme non per andare in un luogo determinato ma soltanto per essere in cammino e mentre cammini mediti e preghi.

La processione come sintesi perfetta fra l’esperienza intima e personale del raccoglimento e l’interazione con la comunità che insieme a te compie quel medesimo cammino.

Sotto un certo punto di vista anche la macchina è la sintesi visiva fra due diversità complementari: alta e leggera come un canto poetico, compatta e poderosa come una stalagmite.

Queste due sintesi richiedono non soltanto la partecipazione – anche festosa – dei viterbesi intorno al loro maggiore simbolo identitario ma anche un atteggiamento di matura consapevolezza verso quanto la santa di Viterbo ha lascito in eredità ai suoi concittadini di tutti i tempi.
Quest’anno, dopo le restrizioni imposte dall’epidemia Covid, il cammino dei viterbesi può finalmente riprendere e camminando riscoprono un principio di fede: la fede non consiste in uno status ma un cammino. Perché l’esperienza di fede cambia le persone.

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