Civita Castellana, il vescovo Rossi: “Incrementare il numero di messe per non lasciare fuori i fedeli”

CIVITA CASTELLANA ( Viterbo) – Riceviamo dal vescovo Romano Rossi e pubblichiamo: “Carissimi sacerdoti e fedeli tutti della diocesi di Civita Castellana, come ormai di dominio pubblico in data 7 maggio il decreto della presidenza del consiglio dei ministri (dpcm) circa le misure di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica Covid-19, ha affrontato in modo dettagliato la possibile e graduale ripresa delle celebrazioni liturgiche con la presenza del popolo.

Non sono qui a ribadire pedissequamente quanto esplicitato nel decreto, ma al tempo stesso, credo sia mio dovere ribadire che è importantissimo, cosi come recita il menzionato documento, “tenere unite le esigenze di tutela della salute pubblica con le indicazioni accessibili e fruibili da ogni comunità ecclesiale”.

Certamente, tutti noi, avvertiamo il rischio che le “misure da ottemperare con cura” possono penalizzare il senso comunitario e di comunione ecclesiale che caratterizzano il celebrare il culto da parte dei fedeli.

Non è sicuramente la prima emergenza da gestire in cui, il sensus fidei del popolo di Dio deve misurarsi con gli eventi storici, con le gioie e le tribolazioni che ne derivano.

C’è da ripartire, con il rispetto dovuto, con la giusta fiducia e la pazienza necessaria per una sempre più “degna” vita celebrativa e comunitaria.

A quanto espressamente comunicato nel protocollo di intesa datato 7 maggio, vorrei aggiungere alcune riflessioni e raccomandazioni, frutto di un certo discernimento.

Ad ogni singola comunità/parrocchia (cfr. punto 1.2 del dpcm) spetta la responsabilità di prevedere ed assicurare il contingentamento della partecipazione dei fedeli alle Celebrazioni, secondo i criteri più consoni alla realtà locale, tenendo conto di spazio e misure di sicurezza richieste, usando ovviamente la saggezza pastorale necessaria per gestire l’afflusso dei fedeli.

Venga seriamente considerata l’ipotesi di incrementare il numero delle sante messe (cfr. punto 1.3 DPCM), se la partecipazione superasse significativamente la capienza determinata per il luogo della celebrazione. Bisognerà orientarsi con sapienza mettendo in conto qualche aggiustamento soprattutto nelle prime domeniche della ripresa. A questo riguardo si ponga attenzione, in particolare, all’orario di alcune sante messe normalmente molto frequentate e si valuti non solo l’incremento del numero delle celebrazioni, ma anche la possibilità della celebrazione all’aperto, in modo da poter accogliere il maggior numero possibile di persone che desiderano partecipare all’Eucaristia. E ovvio che di tutto ciò si prenderà coscienza progressivamente.

Continuiamo ad assicurare la diffusione via streaming della celebrazioni della santa messa, alimentando il legame comunitario con quei fedeli che per prudenza o per impossibilità legata al proprio stato di salute non potranno partecipare alla Eucaristia domenicale. A me sembra, che la distribuzione della santa Comunione (cfr. punto3.4 del dpcm) sia particolarmente bisognosa di attenzione: si usi il massimo della prudenza per quanto riguarda l’igiene di suppellettile sacra, delle mani del celebrante e dei fedeli, nonché la cura delle distanze eliminando da parte dei fedeli, se possibile, ogni movimento dal proprio posto che generi assembramento, file.

Suggerisco, almeno per l’avvio di questa ripresa, una certa “condivisione” di responsabilità con realtà quali protezione civile e/o polizia locale affinché l’afflusso ed il deflusso dei fedeli avvenga in modo adeguato e consono alle disposizioni ministeriali.

Il signore accompagni questo nostro cammino verso la ripresa della celebrazione eucaristica con la partecipazione dei fedeli e ci doni la gioia di continuare a costruire una vera vita comunitaria in Lui sorgente di ogni bene”.

 

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