di GIUSEPPE INTAGLIATA-
VITERBO- Coldiretti Viterbo si oppone fermamente alla decisione del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica di individuare 21 siti nella Tuscia per il deposito nazionale delle scorie nucleari. La presidente dell’associazione, Maria Beatrice Ranucci, ha ribadito il rifiuto di questa scelta, sottolineando i rischi per il territorio, l’agricoltura e le eccellenze enogastronomiche locali.
Ranucci ha anche riferito di aver ricevuto rassicurazioni dal presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, il quale si è impegnato a contrastare questa decisione con tutti i mezzi a disposizione. Inoltre, ha auspicato che nessun sindaco accetti di ospitare un deposito di rifiuti radioattivi nel proprio comune.
Il territorio della Tuscia, noto per le sue produzioni agroalimentari di pregio, tra cui la nocciola romana DOP, l’olio extravergine di oliva Tuscia DOP e i vini DOC, rischia di subire un duro colpo sia per l’agricoltura che per il turismo. Secondo Coldiretti, l’area è già stata compromessa da installazioni indiscriminate di impianti fotovoltaici ed eolici, che hanno sottratto suolo agricolo fertile.
Anche il direttore di Coldiretti Viterbo, Andrea Marconi, ha espresso preoccupazione per il consumo di suolo nella regione, che ha già raggiunto i 16.600 ettari. Propone, invece, di installare gli impianti di energia rinnovabile sui tetti dei capannoni per ridurre l’impatto ambientale.
Per manifestare il dissenso, Coldiretti Viterbo ha organizzato una mobilitazione il 6 aprile a Vulci, con l’obiettivo di fermare quello che definiscono un “scempio” per la Tuscia.