VITERBO – “La Tuscia si conferma anche quest’anno in testa alla classifica della produzione di olio del Lazio, che in questa campagna olearia è più che raddoppiata rispetto al 2023, raggiungendo il 60% in più e triplicando la quantità di olive molite. Ad incidere negativamente, però, è la resa che è più bassa del 50% a causa dei cambiamenti climatici, che hanno determinato tempi di maturazione in momenti differenti”. Così la presidente di Coldiretti Viterbo, Maria Beatrice Ranucci sulla campagna olearia 2024/2025, che si è appena conclusa.
Quest’anno nella Tuscia sono state prodotte 5.300 tonnellate di olio con 51.300 tonnellate di olive molite, mentre lo scorso anno si è raggiunta una produzione di olio di 2.200 tonnellate con 17.600 tonnellate di olive molite. Come si evince dai dati, la quantità di olive è triplicata e avrebbe dovuto determinare una maggiore quantità di olio, invece, la resa è stata più bassa e ad incidere negativamente sono stati gli effetti causati dal cambiamento climatico.
“Nella precedente stagione olearia – spiega il direttore di Coldiretti Viterbo, Andrea Marconi – avevamo registrato unnotevole calo della produzione, sempre a causa dei cambiamenti climatici con l’alternanza di bombe d’acqua a periodi di forte siccità, che avevano creato problemi anche nell’allegagione e determinato la perdita delle olive”.
Ecco perché l’impegno della filiera olivicola con Unaprol e Coldiretti guarda anche ai cambiamenti climatici, chiedendo di accelerare sulla realizzazione del piano di invasi con pompaggi e cambiare passo per una gestione della risorsa idrica programmata, senza la quale anche l’olivicoltura non può più garantire una produzione costante e di qualità per gli effetti sempre più violenti dei cambiamenti climatici.
“Dobbiamo dire che – conclude la presidente Ranucci – anche se la produzione di olio attesa era maggiore, a fronte della quantità di olive molite, la qualità resta ottima e conferma il nostro oro verde una vera e propria eccellenza del territorio viterbese con delle caratteristiche organolettiche immediatamente percettibili”.
Nella Tuscia sono oltre 15 mila gli ettari di superficie investita ad olio. Tra le eccellenze locali troviamo due Dop l’olio extravergine d’oliva “Canino” e “Tuscia”. Entrambi dal colore verde smeraldo con riflessi dorati, il primo con un periodo di raccolta che va dal 1 ottobre al 31 dicembre, nell’area di produzione compresa tra i comuni di Canino, Arlena, Cellere, Ischia di Castro, Farnese, Tessennano, Tuscania, Montalto di Castro in provincia di Viterbo. L’Olio Extravergine della Tuscia, invece, ha un periodo di raccolta che va dal 20 dicembre al 15 gennaio e l’area di produzione comprende 53 comuni della provincia di Viterbo. La Tuscia, inoltre, rientra nelle aree di produzione di un’altra eccellenza che è quella dell’Olio di Roma IGP, il suo riconoscimento, fortemente voluto da Coldiretti, è avvenuto a luglio del 2021, quando la Commissione Europea ha approvato il suo inserimento nell’elenco comunitario delle Igp (Indicazione Geografica Protetta), rafforzando così il primato mondiale del Made in Italy.
Resta alta da parte di Coldiretti e Unaprol l’attenzione alle importazioni di prodotto straniero. “L’invasione di olio tunisino a prezzi stracciati – conclude il direttore di Coldiretti Viterbo, Andrea Marconi – alimenta il rischio di speculazioni ai danni dei produttori nazionali, rendendo necessario anche alzare la guardia contro il pericolo frodi”.
L’Italia è il principale importatore di prodotto dalla Tunisia, con ben 1/3 del totale giunto nel nostro Paese nei primi due mesi di campagna olivicola, proprio in concomitanza con l’arrivo dell’olio nuovo nazionale. L’olio tunisino viene venduto oggi sotto i 5 euro al litro, con una pressione al ribasso sulle quotazioni di quello italiano che punta a costringere gli olivicoltori nazionali a svendere il proprio al di sotto dei costi di produzione. Una concorrenza sleale, sia considerata l’alta qualità del prodotto Made in Italy, sia il fatto che nel paese africano non vigono le stesse regole in materia di utilizzo di pesticidi e di rispetto delle norme sul lavoro vigente nell’Unione Europea. L’arrivo di olio straniero low cost alimenta peraltro anche il rischio frodi – ricordano Coldiretti e Unaprol -, con il prodotto estero spacciato per italiano. Da qui la richiesta dell’istituzione di un sistema telematico di registrazione e tracciabilità unico a livello europeo per proteggere l’olio extravergine d’oliva e garantire trasparenza lungo tutta la filiera produttiva, come scritto in una recente lettera al Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare.
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