Comitato Non ce la beviamo, Celletti: “Acqua bene universale e diritto di ogni essere umano”

MONTEFIASCONE ( Viterbo) – “Acqua bene universale e diritto inalienabile di ogni essere umano”. È il motto con il quale Paola Celletti, coordinatrice del comitato “Non ce la beviamo”, il 23 giugno scorso ha partecipato alla terza edizione del Festival dell’Ecologia integrale svoltosi a Montefiascone e dedicato quest’anno all’acqua: valorizzazione del suolo e tutela delle risorse idriche.

Nell’intervento Celletti ha precisato: “Ad oggi nel mondo oltre due miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile. Si stima che tra pochi anni saranno molti di più i paesi interessati da crisi idrica a causa dei cambiamenti climatici ma anche a causa del crescente inquinamento delle falde. Tuttavia mentre la qualità dell’acqua disponibile peggiora costantemente, avanza la tendenza a privatizzare e trasformare l’acqua in una merce soggetta alle leggi del mercato. Il nostro territorio non sfugge a queste problematiche che possono essere riassunte in due grandi capitoli: l’inquinamento delle acque e il modello gestionale delle risorse idriche”.

Sull’inquinamento delle acque, Celletti ha affermato: “Il primo inquinante presente in alte concentrazioni nelle nostre acque è l’arsenico a cui si aggiungono problemi relativi al radon presente nel nostro territorio, i pesticidi usati soprattutto nelle monocolture intensive (si pensi ai noccioleti) e, da ultimo, anche il rischio da presenza di uranio, come sottolineato appena pochi giorni fa in una lettera dei medici dell’ISDE alle istituzioni nazionali e locali. La contaminazione da arsenico, dichiarato dall’OMS un cancerogeno di classe prima, è dunque un problema di salute pubblica, per il quale il nostro Comitato richiede da dodici anni l’intervento della fiscalità generale da parte dello Stato e della Regione”.

Poi, sul modello gestionale, Celletti ha proseguito: “Attualmente nel nostro territorio abbiamo una SpA che gestisce il servizio Idrico – Talete SpA – partecipata da enti locali, con una forma giuridica di Società di diritto privato. Da tempo i vertici della società insieme ad amministratori locali anziché ripensare ad una forma di ripubblicizzazione del servizio stanno tentando di portare a termine il progetto di privatizzazione dell’acqua”.

Il Comitato Non ce la Beviamo propone invece di trovare una nuova forma pubblica di gestione e a questo proposito Celletti ha dichiarato: “Dopo tre anni dal referendum sull’acqua pubblica del 2011, nel Lazio, nel 2014, venne approvata all’unanimità una legge regionale di iniziativa popolare, formulata e proposta dai Comitati per l’acqua pubblica  – la Legge 5 del 2014 – che, recependo i contenuti del Referendum, tutelava il governo e la gestione pubblica dell’acqua per mezzo dell’istituzione degli Ambiti di bacino idrografico”.

Celletti ha proseguito evidenziando che “la precedente giunta regionale non ha proceduto alla delibera che avrebbe dato attuazione alla legge. Vorremmo capire dai nuovi vertici regionali e locali se c’è la volontà di ragionare insieme ai comitati dei cittadini, oppure se si vuole continuare a ignorare la volontà popolare, portando avanti la stessa politica privatizzatrice di prima. Vorremmo inoltre capire dai nuovi vertici regionali quale sia il piano di risanamento delle acque del viterbese”.

Celletti ha infine concluso: “Insieme al Coordinamento regionale per l’Acqua Pubblica e agli esperti, geologi e ingegneri che collaborano con i Comitati, abbiamo chiesto un incontro al nuovo presidente della Regione. La gestione dei beni comuni, dei beni essenziali alla vita di ogni essere umano non può e non deve essere subordinata al mercato e al profitto di pochi. Non vogliamo restare a guardare, ma desideriamo partecipare alla vita pubblica per tornare protagonisti della gestione dei nostri territori e dei nostri beni comuni”.

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