Confagricoltura Viterbo – Rieti: l’invasione dei cinghiali

VITERBO – Riceviamo da Remo Parenti (Confagricotura Viterbo – Rieti) e pubblichiamo: “Come previsto e prevedibile, come già in tanti nostri articoli denunciato e anticipato, i cinghiali, vistosamente aumentati di numero, stanno calpestando e danneggiando le coltivazioni del viterbese e del reatino. La loro incontrollata espansione, oltre ai tanti incidenti stradali, comincia a creare forti disagi anche nei centri abitati. Sono sempre di più perché la loro non è un’emigrazione da un luogo ad un altro, ma una vera e propria invasione delle città, dei boschi e delle campagne.
Nonostante tutto si continua a sottovalutare una situazione ormai al limite del surreale: si è data la caccia e si è catturato ogni cane randagio e poi si consente a branchi di cinghiali di passeggiare per le vie e per le piazze e di fare tabula rasa nei campi coltivati. Il primo maggio il Presidente della Repubblica Mattarella ha detto che il lavoro è misura di libertà e dignità e rappresenta un contributo alla comunità. Mi chiedo quale contributo e quale dignità possa avere il lavoro di tanti agricoltori calpestato da questi animali e volutamente ignorato dalle Istituzioni di uno Stato evidentemente non in grado di affrontare e risolvere con determinazione una situazione che rappresenta elementi di pericolo per le persone, rischi per la sicurezza alimentare e sanitaria del Paese, sconvolgimento dell’equilibrio ambientale e del tessuto economico delle aziende agricole. A questo proposito vorrei ricordare e sottolineare che il dilagare dei cinghiali non rappresenta la natura che si riappropria dei suoi spazi, bensì il manifestarsi di uno squilibrio causato dall’ uomo che porta gravi conseguenze per la stessa fauna e per tante specie di piante. Ricordo inoltre come nei mesi scorsi la richiesta di base fatta da tutti i gruppi di protesta degli agricoltori fosse il contenimento del numero dei cinghiali e della fauna selvatica in generale. Dobbiamo a questo punto prendere atto come categoria che forse le manifestazioni di questo inverno sono state solo il primo capitolo di un complicato e lungo lavoro che ci attende e che dobbiamo fare, se vogliamo che in Italia gli agricoltori continuino ad esistere e a lavorare per il bene e la sicurezza di tutti”.

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