Confartigianato invia al Governo un documento contenente proposte aggiornate per riaprire in sicurezza le imprese del settore della ristorazione

ROMA – Riaprire in sicurezza, con maggiore disponibilità del settore della ristorazione a rispettare regole chiare e procedure più stringenti, per non lasciar morire un settore già in piena agonia. Confartigianato Imprese, insieme ad altre confederazioni dell’artigianato, ha predisposto un documento con delle importanti proposte per la riapertura in sicurezza delle attività di ristorazione, inviato ai ministeri competenti affinché presto si avvii un lavoro di confronto serrato e concreto per salvare le imprese del settore horeca.

“Dopo un anno di pandemia – commenta Andrea De Simone, segretario di Confartigianato imprese di Viterbo –, è ormai chiaro come nessuna evidenza epidemiologica possa imputare a bar e ristoranti, e alla ristorazione in genere, la trasmissione del coronavirus, purtroppo rimasta a livelli particolarmente elevati anche da prima di Natale, da quando queste attività sono praticamente chiuse”.

Dopo oltre 12 mesi siamo punto e a capo. “Ma nel frattempo il settore è finito al collasso – spiega De Simone -: i ristori e i sostegni sono stati del tutto inadeguati a compensare le perdite subite e il blocco dei licenziamenti nasconde una realtà ben più amara che purtroppo costringerà a chiudere centinaia di attività. Confartigianato chiede al Governo che venga fatto ogni sforzo affinché non sia raggiunto il punto di non ritorno: altri mesi di chiusure senza alcuna certezza per il futuro andrebbero ad infliggere un nuovo e ancor più doloroso colpo al settore della ristorazione”.

Tra le proposte principali del documento presentato da Confartigianato al Governo ci sono l’inserimento degli operatori della ristorazione tra le categorie prioritarie della campagna vaccinale, ovviamente una volta terminata la vaccinazione delle fasce esposte a maggiore rischio (anziani e persone fragili). “C’è l’esigenza di bilanciare salute e iniziativa economica nel campo della ristorazione – spiega De Simone -, anche per le migliaia di ripercussioni negative sulla filiera dell’alimentazione. Le chiusure della ristorazione determinano effetti che incidono in negativo su più rami dell’agroalimentare, e dunque del Made in Italy”.

Il documento propone poi di integrare la scheda tecnica contenente gli indirizzi per il settore della ristorazione con nuove prescrizioni finalizzate al prolungamento degli orari di apertura dei locali. In sostanza, si chiede al Governo un provvedimento che riconosca la possibilità di usufruire – a partire dalle ore 18 – di un ulteriore intervallo di tempo per l’esercizio delle attività inquadrabili nella ristorazione. E ciò alla duplice condizione che risulti in ogni caso esperibile il consumo al tavolo e che l’ingresso al locale avvenga, in un orario congruo (es. entro le ore 21), solo su prenotazione. La chiusura dei locali alle ore 23 implicherà – com’è ovvio che sia – il dilazionamento di un’ora dell’inizio dell’orario di “coprifuoco”. All’atto pratico, la prenotazione dovrà fungere da strumento imprescindibile per poter accedere ai locali dell’attività e allo stesso tempo sarà il mezzo per poter effettuare i dovuti accertamenti. Resta inteso che al medesimo tavolo non potranno sedere più di 4 persone, che possono diventare fino a 8 se conviventi. Un ruolo chiave lo avrà un’apposita autodichiarazione, che sottoscriveranno i clienti e il ristoratore conserverà.

“Un capitolo specifico del documento di Confartigianato – conclude De Simone – è riservato poi alle cerimonie e agli eventi, cioè a un pezzo fondamentale di economia che reclama immediata programmazione e ripartenza . Il solo comparto degli eventi rischia, infatti, di vedere sfumati quasi due anni di fatturato, dal momento che la pandemia sta stravolgendo l’intera programmazione 2021. Non è più rinviabile, quindi, l’avvio di un confronto franco e trasparente sul versante della immediata ripresa delle cerimonie, con anche l’aggiornamento delle disposizioni relative ai banchetti”.

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