Confesercenti, Fiepet: Bar e ristoranti sono al limite, servono subito ristori consistenti o migliaia di imprese falliranno

VITERBO – “Bar, pub, ristoranti e le altre attività del food sono al limite: senza ristori immediati, e ben più consistenti di quelli ricevuti fino ad ora, migliaia di imprese falliranno. Già questo gennaio, molte non hanno riaperto perché prive della liquidità necessaria”. Così afferma Giancarlo Banchieri, presidente nazionale di Fiepet Confesercenti. 

“L’emergenza economica del settore è già insostenibile – dice – Prolungare ancora le restrizioni e introdurne di nuove vuol dire dare il colpo di grazia alle imprese. Nonostante non fosse sufficiente a recuperare quanto perso con le restrizioni, in questi mesi l’asporto ha permesso a molte attività di galleggiare. Oltre a quello economico, il divieto di asporto rischia anche di avere un impatto psicologico sugli imprenditori, che si vedono privati di quel poco di lavoro che era rimasto loro senza compensazioni. Pure lavorando nel rispetto di tutte le regole di sicurezza, bar e ristoranti vengono di fatto accusati, senza evidenze oggettive, di essere attività a rischio. Quello che appare evidente è che si sia scelto di sacrificare il settore per il bene comune e per garantire la salute e la sicurezza di tutti. Una piccola parte del Paese si sta facendo carico di una grande parte del peso economico di questa pandemia. Una scelta per la salute che, però, non è stata sostenuta da una politica di sostegno alle imprese sufficiente”.   

“E’ urgente intervenire per cambiare tutto – commenta Vincenzo Peparello, presidente della Confesercenti di Viterbo e membro della presidenza nazionale –  Moltissime attività, anche nel Viterbese, sono a rischio chiusura. Servono ristori adeguati: 3 o 4mila euro ad impresa – per giunta erogati con grande ritardo – non possono bastare per sopperire alle gravissime perdite causate da quasi un anno di crisi per il Covid 19. Se bar e ristoranti vanno chiusi per il bene di tutti, lo Stato deve impegnarsi a garantire sostegni rapidi e consistenti ad imprenditori e lavoratori e deve farsi carico delle spese fisse, dalle bollette alle utenze che incidono in maniera pesante sull’economia delle aziende. Peraltro – conclude Peparello – la crisi non riguarda solo i pubblici esercizi della ristorazione, ma olge coinvanche la filiera dell’agroalimentare con grave conseguenze per l’intera economia della Tuscia ”.

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