Continuiamo a farci male dal soli

di MARCO ZAPPA-

VITERBO – È disponibile sul mercato della moda una marca di abiti chiamata “labellamafia”.
Il suddetto brand non è italiano e la cosa mi infastidisce assai per due motivi. Primo perché la mafia non è certamente una cosa bella ma un dramma per chi ha perso persone care, per il nostro stato e per chi deve conviverci tutti i giorni per tutta una vita specie al sud.
Secondo perché qualcuno ha pensato bene di pubblicizzare quello che a tutti gli effetti è un grave problema nostrano e mi offende che l’immagine dell’Italia all’estero sia quella di un paese in mano alla criminalità organizzata.
C’è da dire purtroppo che come sempre siamo bravissimi a farci male da soli e ne spiego il perché.
Anzi che trattare il delicato argomento con documentari e inchieste edificanti che mettano in un angolo assassini e carnefici, inducendo lo spettatore a deprecare il mondo della violenza e del crimine, descrivendolo come una piaga della società, cosa facciamo?
Delle belle serie televisive nelle quali i criminali vengono esaltati come Dei immortali.
Di riflesso inconsapevolmente prendiamo le parti di uno o dell’altro delinquente, del quale seguiamo la storia d’amore auspicando che abbia un buon fine, ne restiamo dispiaciuti per la morte (perché magari il personaggio in questione pur nella sua disumanità di assassino in una determinata situazione ha dimostrato attaccamento ai propri figli) e magari restiamo compiaciuti del fatto che prima di un omicidio egli si faccia il nome del padre.
Così quando ci si confronta con gli amici ci si chiede come andrà finire la prima, la seconda o la terza stagione di telefilm che pur trattando di mafia, camorra o andrangheta ha un solo punto in comune: l’efferata delinquenza.
Dal momento che queste serie sono “ben costruite” con intrighi avvincenti, nei quali sono coinvolti anche politici e preti e vengono pubblicizzate ovunque perché stupirci se all’estero Italia è sinonimo di delinquenza?
E ci sono anche celebri personaggi che con questo filone si sono arricchiti e hanno creato la loro immagine di successo.
Sulla scia di questa operazione si sono infilati altri e si prospetta a mio avviso una prolificazione del genere in questione.
Sarebbe opportuno invece mostrare al grande pubblico, pur in modo semplice e al limite romanzato il meglio della nostra civile Italia, non solo con film ma con serie tv che parlino dei grandi condottieri, inventori letterati e artisti affinchè soprattutto le nuove generazioni possano dare un diverso peso a chi meriti di stare nel “paradiso” dei grandi e chi nell’”inferno” dei miserabili e vili.
Ma quanto sto auspicando resterà lettera morta.
Si discute continuamente delle percentuali fantastiche riguardo alla concentrazione in Italia di opere d’arte ma poi si scopre che a fronte di stanziamenti europei che mai più toccheranno le attuali cifre (e che comunque dovremo restituire) la destinazione alla cultura supera di poco tre miliardi di euro.
Per i banchi rotanti dell’Azzolina il governo ne ha elargiti ben cinque…Di che stiamo a parlare?

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