Contrasto alla violenza di genere, a Bassano Romano nasce il Centro Antiviolenza “Luce”

di MARINA CIANFARINI –

BASSANO ROMANO ( Viterbo) – “Non c’è differenza tra l’essere stuprata e scaraventata giù da una rampa di scale tranne che le ferite sanguinano anche dentro. Non c’è differenza tra l’essere stuprata ed essere investita da un camion”.
I versi incisivi, profondi, anima della poesia sullo stupro a Missoula di Marge Piercy, echeggiano nella sala conferenze del Monastero di San Vincenzo. Sono frasi accolte da silente attenzione, cadenzate dalle voci delle donne dell’Associazione “Arte e Cultura” di Bassano Romano.
Donne vestite di rosso e di ferma emozione aprono l’evento, fiorito nel pomeriggio odierno, volto a presentare il progetto “Sofia” e ad inaugurare il Centro Antiviolenza “Luce”, grazie al supporto del Comune di Bassano Romano e della Regione Lazio.
“Luce” come quel bagliore che l’associazione, composta da professioniste e volontarie, intende accendere sul buio del femminicidio, affiancando le donne ed armandosi di sostegno accanto alle stesse.
Emanuela Anselmo, avvocato, è la presidente della realtà che darà vita sul territorio comunale ad uno sportello attivo con numero dedicato volto ad ascoltare, sostenere, liberare.
L’iniziativa ha visto la partecipazione di un’ampia platea composta da Emanuele Maggi, sindaco di Bassano Romano, Roberta Donati, assessore, Enrico Panunzi, Consigliere alle Politiche Sociali della Regione Lazio, Alessandra Troncarelli, Assessore alle Politiche Sociali della Regione Lazio, Giuliano Gentile, Comandante della Stazione locale dei Carabinieri, Alfredo Cammelleo, Comandante della Compagnia di Ronciglione, Pietro Nocchi, presidente della provincia di Viterbo, Paola Conti, sostituto procuratore e dalle associazioni operanti nel comune di Bassano Romano.

Ogni 72 ore. Una, ogni 72 ore. Una donna ogni tre giorni. Creature come crocette sulla griglia di un tris.

“Nel 2021 sono 48 le vittime di femminicidio, l’ultima soltanto ieri, di soli 21 anni – afferma Emanuela Anselmo -. Ci siamo chieste, durante questo arco di tempo dedicato al germoglio del nostro progetto, se applaudire chi per noi ha confezionato un reato ad hoc, quello del femminicidio. Vorrei che si parlasse di puro omicidio. Il codice penale ospita numerose norme e vi sono sicuramente delle lagune che provengono dallo stato sociale ed è lì dobbiamo operare.
E’ necessario ricevere un aiuto da più parti ed affondare le mani nella cultura di base, accarezzando le menti delle nuove generazioni ed intervenendo psicologicamente sugli autori delle violenze perchè, diversamente, nessuna di noi sarà libera di passeggiare sul lungomare o intraprendere la strada che conduce al posto di lavoro.
Cerchiamo di donare alle vittime una collocazione tra le 24 e le 48 ore, nell’attesa che i servizi sociali trovino una casa rifugio adeguata. Vogliamo dare luce e speranza alle donne”.
“Bassano Romano è un paese che parla la lingua dell’accoglienza, della solidarietà e dell’ascolto – racconta Emanuele Maggi -. L’amministrazione comunale sosterrà economicamente un importante corso di autodifesa rivolto alle donne. Sarà una mano tesa a quanto di straordinario l’associazione sta creando. L’ Istat parla chiaro. I dati sono allarmanti: il 31,5% delle donne, tra i 16 e i 70, è destinaria di violenze fisiche e sessuali, il 21,5%, nell’eguale fascia di età, è vittima di stalking”.
La Regione Lazio ospita attualmente 27 centri antiviolenza e 11 case rifugio.
“Bisogna guardare oltre – sostiene Alessandra Troncarelli -, creare dei percorsi di autonomia ed indipendenza, aumentando le opportunità per le donne nel mondo del lavoro, affinchè non siano condizionate dalla prigionia del carnefice”.
“Quello del femminicidio è un problema sociale che non viene socializzato – incalza Enrico Panunzi -. Abbiamo ancora pochi centri, il problema riguarda tutti. Non possiamo risolvere la questione voltandoci dall’altra parte, ciascuno deve fare il proprio. Non vi è altro modo di essere comunità.
Se guardiamo il buio non usciremo mai dal problema, bisogna scovare quel timido luccichio, anche se flebile, e proseguire insieme”.
Paola Conti rimarca la necessità di coinvolgere nei progetti di sensibilizzazione le scuole, partendo dalle radici della società. “Andiamo dai ragazzi e parliamone – sottolinea -. Non possiamo perdere questa occasione. Desidero, inoltre, che le numerose associazioni presenti sul territorio della provincia lavorino in sinergia, coordinando fini e progetti. Vorrei vi fosse una mappa di tali realtà. Si tratta della strada migliore per cominciare a mutare il presente, estirpando gli errori del passato”.
Pietro Nocchi porta in sala un racconto di vita personale. Ricorda con emozione la storia di una madre e di suo figlio, condotti 16 anni fa a Verona. “Ancora oggi forti sensazioni mi assalgono ripensando a quei momenti; istanti che hanno lambito corde della mia anima all’epoca ancora mute”.
Lunga sarà la strada che l’associazione “Luce” percorrerà, mutando statitiche e porgendo aiuto, con le scarpe rosse sempre ben salde ai piedi.

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