Convegno “I Cuori di Roma – Il ruolo del sistema delle aree naturali protette di RomaNatura

Convegno “I Cuori di Roma – Il ruolo del sistema delle aree naturali protette di RomaNatura per la tutela della biodiversità e il benessere dei cittadini”.  Presso le Officine Farneto, all’interno della Riserva Naturale di Monte Mario, si è tenuto il convegno “I Cuori di Roma – Il ruolo del sistema delle aree naturali protette di RomaNatura per la tutela della biodiversità e il benessere dei cittadini”, organizzato da RomaNatura, alla presenza di rappresentanti istituzionali e membri della comunità interessati a esaminare il ruolo fondamentale delle aree naturali protette nella città di Roma.
“Le aree protette tutelate da RomaNatura sono fondamentali per uno sviluppo armonico della nostra città – dichiara, in apertura di convegno, il Commissario Straordinario di RomaNatura Marco Visconti – ed è nostra responsabilità decidere come rendere fruibili le aree naturali protette. Ma molte richiedono l’accompagnamento dei nostri guardaparco e delle associazioni che collaborano con noi: due colonne fondamentali del nostro sistema. Il Comune è proprietario di alcune aree, come la Riserva di Monte Mario, che è stata recentemente sistemata, altre sono di proprietà della Regione, che ha avviato alcuni progetti: dobbiamo creare, tutti insieme, ulteriori iniziative per garantire che i cittadini comprendano l’importanza di queste aree. Ho consultato i professori Boitani e Blasi, su cosa possiamo fare noi di RomaNatura: questi spazi verdi non vanno considerati come dei semplici giardinetti, e anche foreste e aree boscate devono essere accessibili. Aumentare i finanziamenti per le associazioni e i comitati, veri motori di RomaNatura, sarebbe un passo avanti significativo. Per rendere più fruibili le nostre aree stiamo per lanciare una bella iniziativa dedicata ai bambini, che per 5 giornate, in 5 nostre aree protette, diventeranno piccoli ranger, facendo un
percorso educativo, al termine del quale otterranno un piccolo kit. Per il nostro lavoro è essenziale l’apporto dei guardiaparco, che hanno compiti che vanno dalla bonifica di abusi edilizi alla gestione dei rifiuti, oltre ad accompagnare chi viene in visita. Ne abbiamo pochi, ma sono fiducioso che presto ne avremo altri. Abbiamo iniziative legate alle nostre 16 aree protette – conclude Marco Visconti – ma stiamo facendo un grande lavoro anche sull’area marina delle Secche di Tor Paterno, unica area protetta interamente sommersa d’Italia: a Ostia abbiamo realizzato una “stanza del mare”, presso la Casa del Mare, dove attraverso un oculus i visitatori potranno vedere filmati,
come se fossero sul fondo del mare”.
“RomaNatura, sebbene sia attualmente un parco regionale, potrebbe facilmente essere elevato al rango di parco nazionale data la sua importanza e dimensione – spiega Claudio Barbaro Sottosegretario di Stato del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – e svolge un ruolo fondamentale, come tutte le aree protette, nel preservare la biodiversità e nell’offrire importanti benefici per la comunità. A settembre speriamo di organizzare gli Stati Generali delle Aree Protette, evento che riunirà i portatori di interesse per discutere delle modifiche necessarie, incluso il rinnovamento della Legge 394, ormai obsoleta, per semplificare le procedure. E lancio questa proposta, organizzare qui la riunione degli Stati Generali, in collaborazione con la Regione Lazio. RomaNatura potrebbe essere la sede ideale”.
“Accolgo con piacere l’invito dell’onorevole Barbaro a organizzare a Roma gli Stati Generali delle Aree Protette – replica Giancarlo Righini, Assessore a Bilancio, Programmazione Economica, Agricoltura, parchi e Foreste della Regione Lazio – e rispondendo anche alla richiesta dell’onorevole Visconti, annunciando che tra i prossimi concorsi che la Regione Lazio bandirà, ce ne sarà uno per aumentare il numero dei guardaparco, che rappresentano il motore delle nostre iniziative. È da decenni che non si tiene un concorso per guardaparco: è fondamentale inserire nuove energie ma anche trasmettere lo straordinario patrimonio di conoscenze che hanno accumulato. Abbiamo
da poco istituito una nuova area protetta, le Grotte di Nerone ad Anzio, un luogo di valore archeologico e ambientale straordinario che invito tutti a visitare, con una falesia unica al mondo, che rischiava di finire in stato di abbandono, senza il nostro intervento”.
“Nel contesto di un clima che sta cambiando e con il 70% della popolazione che entro poche decadi vivrà nelle metropoli, che diventeranno la principale fonte di inquinamento e di problemi ambientali – spiega Sabrina Alfonsi, Assessore all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei Rifiuti di Roma Capitale – ci troviamo costantemente a confrontarci con nuove sfide, in relazione alle questioni ambientali, con il pieno coinvolgimento della cittadinanza. È importante comprendere che un territorio vasto come quello di Roma non può essere considerata come un unico ambiente naturale. Vi sono alberi che, imponendo la loro presenza, possono distruggere piante fondamentali: è necessario intervenire con piani di azione basati su criteri scientifici. Riguardo all’idea di fare qui gli Stati Generali del Verde, voglio sottolineare il pieno coinvolgimento e sostegno anche da parte del Comune”.
“Le sole aree protette tutelate da RomaNatura hanno un’estensione paragonabile alla città di Bologna – spiega Carlo Blasi, presidente del CIRBISES, Centro Interuniversitario di Ricerca, Biodiversità, Servizi Ecosistemici e Sostenibilità – e la loro importanza è fondamentale anche dal punto di vista sanitario. Il concetto di Pagamento per i Servizi Ecosistemici è cruciale: un ambiente sano fa risparmiare, riducendo le spese sanitarie e le liste d’attesa negli ospedali. Il tutto promuovendo la produzione di alimenti di alta qualità, ascoltando le esigenze degli operatori del settore: il caso del latte a 48 centesimi al litro è emblematico. Abbiamo bisogno di estendere le foreste e migliorarne la qualità, rendendole più resilienti. Dobbiamo permettere agli ecosistemi
stessi di fare il loro lavoro, senza cercare di ricreare artificialmente il bosco maturo. Le nostre aree naturali ospitano specie endemiche che esistono solo a Roma: a volte non possiamo neppure divulgarlo, per il problema dei raccoglitori abusivi di fauna, ma dobbiamo aumentare la conoscenza di queste specie per garantirne la tutela. Dobbiamo creare nuovi sentieri, e percorsi che li uniscano: ce ne sono già alcuni, penso a quello che dal Parco dell’Insugherata porta al Vaticano. E dovremmo cominciare un’opera di rimozione dell’asfalto: ne sento parlare spesso, ma non si fa mai”.
“A Roma si parla più spesso del cinghiale che del lupo perché il lupo non è ancora arrivato a San Pietro, ma è vicino, gira intorno, e forse sta studiando come entrare – spiega Luigi Boitani, professore di zoologia a La Sapienza, considerato il massimo esperto di lupi in Italia – ma non è vero che hanno cambiato comportamento. Lupi  cinghiali sono animali estremamente adattabili, proprio come l’uomo e i ratti: i lupi si trovano dal Polo Nord alle foreste dell’India, fino ai deserti dell’Arabia Saudita, in condizioni climatiche diversissime. Sono molto intelligenti, imparano cose nuove, e trasmettono quello che hanno scoperto ai figli. Un aspetto biologico molto importante
del lupo ci fa capire perché ce lo troviamo dietro casa: come accade in buona parte del regno animale, arrivati a una certa età, che in questo caso è intorno ai due anni, i giovani lasciano la famiglia e vanno in dispersione, alla ricerca di nuovi partner e nuovi territori.
E gli esemplari in dispersione che finiscono in ambienti non adatti possono trovare la morte. Un paio d’anni fa, a Milano, un lupo fu ripescato nei Navigli, uno fu avvistato in centro a Verona: a Roma sono molto vicini al centro, basta pensare alla riserva dell’Insugherata. E se un giorno qualcuno mi venisse a dire che ha avvistato un lupo a Piazza del Popolo, non sarei sorpreso: i lupi si riproducono molto, e gli esemplari giovani che lasciano la famiglia sono sempre alla ricerca di nuovi territori. Anche i cinghiali hanno un tasso riproduttivo molto alto, e più denti di ogni altro animale: sanno masticare qualsiasi cosa. Qualche anno fa fece scalpore il caso dei cinghiali che
avevano imparato a rubare i sacchetti della spesa di chi usciva dal mercato sono animali
opportunisti, sempre alla ricerca di nuove risorse trofiche. E per un gran numero di animali la città è come un supermercato, con i corridoi verdi, i nostri parchi, che per loro sono come un’autostrada. Qualche anno fa mi chiamarono da un museo a Piazza dei Cinquecento, dicendomi che c’era un animale feroce, e che gli operai avevano paura a entrare. Siamo arrivati e abbiamo catturato una faina: nulla di sorprendente, è un carnivoro di taglia piccola e cui basta e avanza la misera vegetazione che sta a lato delle linee ferroviarie per entrare in città. E l’immondizia che troppo spesso si trova per casa, per loro è cibo facile e abbondante. Gestiamo questi problemi senza averne adeguata conoscenza: in questi casi, più che ricerca, serve un monitoraggio costante, per capire i numeri”.
Dai problemi di gestione della fauna terrestre, a quello degli ecosistemi marini, che vicino Roma sono tutelati nella Riserva Marina delle Secche di Tor Paterno, l’unica interamente sommersa d’Italia. Per parlarne è intervenuto Paolo Guidetti, dirigente della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli. “Gli oceani, se fossero uno stato, farebbero parte del G7, per valore economico. Le aree marine protette sono considerate come soluzioni basate sulla natura (Nature-Based Solutions, NBSs): l’obiettivo della comunità europea è proteggere il 30% dei mari entro il 2030, di cui il 10% con una protezione rigorosa o stretta. Attualmente, nel Mediterraneo, ci sono circa 1200 Aree Marine Protette. L’Italia ha fatto molto, e ha risultati non così differenti dalla Francia, che partiva con una struttura più organizzata. Ci sono più di 30 aree marine protette a livello nazionale, più le zone di tutela biologica, e i parchi marini regionali, anche se come estensione siamo ben al di sotto del 10% come zone di tutela integrale.
E a volte vengono considerate aree protette anche zone dove è consentito lo strascico: a livello internazionale le zone in cui si pesca a strascico non sono considerate protette.
Ma non è un problema solo nostro: nel Mediterraneo appena nello 0,04% del territorio non è consentito fare prelievi: non date retta a chi dice che le riserve marine impediscono di pescare. Le cernie, che sono una delle grandi attrattive dell’area protetta di Tor Paterno, sono un po’ i lupi del mare, sono predatori al vertice della catena alimentare. Come i saraghi, che siamo abituati a vedere sulla brace e in tavola: sono grandi cacciatori di ricci di mare. Che invece sono un po’ come le capre, in ambiente marino: mangiano vegetali, alghe, un po’ di tutto. E se non ci sono i saraghi, a causa della pesca eccessiva, i ricci di mare possono desertificare un fondale, facendo sparire le
alghe che sono fondamentali per la crescita degli esemplari giovani, una sorta di nursery, che offre nascondigli e nutrimento. I predatori sono fondamentali per l’equilibrio degli ecosistemi marini, così come le nostre aree protette, da cui disperse dalle correnti marine milioni di uova fecondate, che possono viaggiare per decine di miglia. Nelle zone limitrofe alle aree protette si registra un aumento molto significativo della pesca, con una produttività da due a quattro volte superiore. Senza contare i benefici sul piano turistico: nell’area di Tavolare era stata quantificata in decina di milioni di euro, dalle strutture ricettive a chi organizzava i tour in barca per i subacquei. È essenziale potenziare la guardia costiera per garantire il monitoraggio e la tutela delle risorse
marine, e coinvolgere attivamente le comunità locali nei progetti di gestione, educandole sull’importanza della conservazione marina. E l’area marina di Tor Paterno è un punto di riferimento per la Capitale, e auspico che diventi il fiore all’occhiello di un nostro sistema nazionale, già buono, ma con ancora un ampio margine di miglioramento”

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