Convegno sulle false reliquie a Viterbo

di FRANCESCO MATTIOLI-

Sabato 30 settembre, in un convegno che si terrà a Viterbo presso il Monastero di S. Rosa, si parlerà di false reliquie. Peccato che, scorrendo la lista degli interventi, non si parli della Reliquia per eccellenza, la Sacra Sindone di Torino. Sopperisco alla mancanza, proponendo alcune brevi considerazioni.
Autentica reliquia della deposizione di Gesù nel sepolcro, che porta tutti i segni della Passione e della Morte del Cristo, o falso medievale emerso proprio al tempo dell’esplosione e del mercimonio delle reliquie nel mondo cristiano? Di certo, il dibattito sulla Sindone ha un valore molto più profondo che non quello sui frammenti della Vera Croce, sui chiodi della crocifissione, sul sangue di S. Gennaro o sull’ostia di Bolsena; non sono in ballo il traffico di false reliquie e la funzione apotropaica, protettiva delle reliquie in un’ottica di religiosità popolare, ma le fondamenta stesse del Cristianesimo.
La Chiesa sulla Sindone ha sempre tenuto un profilo basso. Già quando emerse, nel XIV secolo a Lirey in Francia, generò nel mondo cattolico quei due fronti opposti – autenticisti e negazionisti – che ancora oggi disputano sull’argomento. Nei secoli seguenti, acquisita dai Savoia e custodita prima a Chambery e poi a Torino, fu considerata marginalmente, finché i negativi delle foto di Secondo Pia del 1898 e quelli di Giuseppe Enrie nel 1931 non rivelarono precisi dettagli della figura umana e inediti segni della Passione; con la scoperta di tracce di pollini mediorientali, si rinfocolò il dibattito. Mentre gli autenticisti, pur nel dubbio sistematico della scienza, cominciavano a pensare di avere quasi una “prova” della Resurrezione, i negazionisti (per lo più atei e protestanti) eccepivano sulla falsità dei segni sul telo e accusavano la Chiesa cattolica di voler fare cassa sul rinnovato interesse per la reliquia. Le analisi al C14 volute dall’allora custode della Sindone, il card. Ballestrero, che datavano la Sindone al XIV secolo, cioè al tempo del suo emergere nella storia, non risolsero il problema, perché poi si scoprì che quelle analisi avevano delle forzature (i ricercatori qualche tempo fa si sono rimangiate tutte le loro certezze); ma la Chiesa, che basa il credo cristiano sulla fede e non si cura delle prove, rimase fredda sull’argomento (al netto degli entusiasmi di singoli sacerdoti o di papa Woytila). E’ quindi singolare la distribuzione delle opinioni sull’autenticità della maggiore reliquia della cristianità; scienziati atei che la ritengono autentica; scienziati cristiani che la considerano falsa; gerarchie ecclesiastiche che ci vanno con i piedi di piombo. E poi, ecco quell’esperimento all’Enea: per creare quelle tracce sulla stoffa sindonica sarebbe necessaria una fonte di energia potentissima che si esaurisse in un lampo. Il lampo di luce di cui si parla nei Vangeli al momento della Resurrezione? La fisica, specie la fisica quantistica, non esclude nulla; e il dibattito continua serrato tra gli scienziati; meno nella Chiesa che, di fronte alle reliquie e alla religiosità popolare mostra una grande prudenza. In questo, la Sindone rappresenta a pieno la società di oggi, quella società dell’incertezza, come la chiama Bauman, o quell’Incertocene, come la definisce Taleb. Ma del resto, se fosse dato di sapere tutto, mestier non era parturir Maria…

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