Coronavirus, gli argomenti illustrati dal dott. Carrozza e Cianchella

Riceviamo e pubblichiamo: “Argomenti curati ed illustrati  dal Dott. Renato Carrozza e da Claudio Cianchella, in questi giorni hanno ottenuto “riscontri positivi”, in particolare nel contesto Europeo …Anche per questi motivi abbiamo approfondito le materie in riferimento, che, al fine di rendere più partecipi i lettori con modalità esemplificate, tenteremo di trasmettere nel complesso linguaggio di filosofia scientifica e culturale …

Veicoli di Trasmissione e Difese Immunitarie.

Una domanda unisce e si diffonde nel “nostro” meraviglioso Paese … Il Coronavirus è tornato! Si rivedono le prime timide apparizioni dei Virologi, Infettivologi, Pensatori delle Pandemie ed Epidemie, etc. Poi via …via … di nuovo un movimento impressionante, dopo alcuni mesi di soave e piacevole silenzio, iniziano un’altra volta a “tuonare” le Televisioni, Radio, Web, Giornali, è un susseguirsi di dati ed informazioni, fiumi di inchiostro inondano il contesto sociale…
Nel corso di queste ansiose ed apparenti serenità, veniamo raggiunti da momenti di euforia suscitati dal miracoloso “vaccino “!
Non tutti hanno conoscenza che l’appellativo vaccino, dal latino “vacca”, venne utilizzato per la prima volta nel 1796 dal medico Inglese Edward Jenner, per specificare il materiale genico ottenuto dalle “pustole” di mucche affette da vaiolo bovino, che, se somministrato negli umani causa solamente una lieve infezione, ma allo stesso tempo li immunizza dalla malattia letale e cioè quella dell’omonimo “Vaiolo Umano”.
Dopo l’espressione etimologica dell’epiteto “vaccino”, dobbiamo ovviamente aprire una ipotesi culturale finalizzata a dare un piccolo contributo nel contesto sociale, come forse non mai, appeso alle speranze ed aspettative che un vaccino possa consentire una vita più dignitosa e nel contempo proficua.
Alcune ipotesi coeve inerenti la efficacia “dell’imminente” vaccino, vengono enunciate da illustri medici e virologi specializzati anche in malattie infettive, ove emergono alcuni concetti che consigliano saggia cautela sulle ipotesi di efficacia del vaccino per combattere la pandemia: –
Ponderazione sugli effetti collaterali inerenti la autoimmunità (alterazione del sistema immunitario);- Continuità nello studio della fisiopatologia del virus (Sars-Cov-2) e sulla risposta immunitaria inerente al virus;- Il vaccino cosiddetto “BNT162” può essere una delle risposte, ma non quella definitiva, dappoiché potremmo ricorrere ad altri vaccini per dare una risposta risolutiva alla pandemia. Inoltre, altra attenzione e valutazione appare essenziale, è quella delle basse temperature “-80°”, inerenti il mantenimento, la conservazione ed efficienza del vaccino!
Appare irrinunciabile dover soffermarci su questi aspetti sociali e scientifici, dal momento che denotano le complessità che un vaccino scaturisce, in particolare quando i “tempi di percorrenza” appaiono molto ristretti. Questi elementi ed altri inerenti le sofferenze ed i lutti quotidiani, di conseguenza pressano le ricerche ed intensificano dibattiti, discussioni, conflitti sociali, Istituzionali ed ovviamente il contesto scientifico.
Mentre esigue sono le discussioni sulla esperimentata efficacia della (Terapia di Anticorpi Monoclonali), che probabilmente non destano il dovuto interesse, forse perché non si prestano evidentemente a lauti profitti, ma comunque rimane l’aspetto propositivo che la Terapia di anticorpi è affidabile ed efficace!
Tuttavia siamo esondati e sommersi di previsioni da entità che leggono le dinamiche future del Coronavirus; da quelli che addirittura non sanno leggere il presente e finanche le memorie del passato, ma agitano lo scettro del complotto … non esiste nulla … si nega anche l’esistenza dei virus e dei defunti … odo pareri che negano finanche la vita sulla Terra …
Come possiamo osservare, siamo una società “multipasticciona e disordinata”, che improvvisamente si sveglia, come se fosse stata proiettata da un sistema stellare fuori dalla nostra Galassia, ed inizia a meravigliarsi della cafonaggine diffusa su tutto il Territorio Italiano e non! Villania che ha permeato addirittura parte non trascurabile delle Istituzioni, che non solo hanno eseguito i controlli “bonariamente e con disarmante superficialità” ma non raramente hanno rivolto lo sguardo in “altri pianeti”. È evidente che non sono state realizzate pianificazioni sulle attività umane e logistiche, finalizzate a fronteggiare questa annunciata e proclamata “seconda ondata” di pandemia …
È di queste ore la notizia “confortante”, ovviamente nel contesto scientifico, enunciata dalla D.ssa Maria Rosaria Capobianchi (dello Spallanzani), che la Sars-Cov-2 ha un genoma più stabile degli altri Coronavirus e questo consentirebbe più “facilmente” e speriamo efficacemente, di sviluppare vaccini. Inoltre, precisava, che i virus a “RNA”, hanno un enzima (sostanza organica) di replicazione fallace e cioè non preciso, che genera uno “sciame” di virus con piccole variazioni.
Questo aspetto, potrebbe essere un orientamento significativo inerente il processo di adattamento evolutivo dove il virus si replica, che appunto consente di progettare questi elaborati biologici (vaccini) meno complessi nella realizzazione.
Come possiamo constatare non poche sono le speranze, che tutti auspichiamo non si smarriscano oltre gli orizzonti …

Già nell’andato più recente, abbiamo affrontato l’argomento connesso al Veicolo di trasmissione del virus e senza ombra di dubbio abbiamo iscritto che “l’Uomo” è colui che contagia e veicola la circolazione globale del cosiddetto Coronavirus. Inoltre, in alcuni momenti abbiamo indugiato ed enunciato, che anche gli animali domestici possono trasmettere la Sars-Cov-2 agli umani, ed ulteriormente sono stati enumerati, con rettitudine, alcuni casi di persone infettate da animali, di cui avevamo conoscenza.

Trasmissione dagli animali all’Uomo …

Il 9 aprile 2020 abbiamo pubblicato un articolo dal titolo “”Trasmissione Coronavirus da animale all’uomo e viceversa”. Il testo poneva in evidenza la ipotizzabile trasmissione del Covid-19 dall’animale all’uomo, ivi compresi gli animali cosiddetti domestici e da allevamento, considerata la elevata cospicuità, conseguente ad una sfrenata tendenza sociale.
Nella circostanza abbiamo sottolineato e commentato alcune perplessità su talune considerazioni espresse dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), e precisamente: –

“Occorre precisare che nella comunità scientifica virologica, epidemiologica ed immunologica o parte di essa, il pensiero dominante è praticamente quello enunciato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), anche se tale orientamento viene rispettato a fasi alternate.
Nel merito, l’OMS a sua volta ha divulgato che non esistono rilevazioni scientifiche che possano affermare che simile contagio possa verificarsi fra gli animali domestici e l’uomo, (praticamente quello iscritto inizialmente dal Dicastero della Salute), prosegue … affermando che “mentre i salti di specie possono avvenire dagli animali selvatici”.
Mi soffermerei su questo aspetto, dal momento che siamo stati favoriti e chiamati in causa nel registrare momenti di pensiero su opinioni, pareri tecnici e letterari pronunciati da Entità che instancabilmente operano nel settore ricerca. Tuttavia abbiano evidenziato che il nostro intervento è finalizzato a dare un valido contributo attraverso una attenta riflessione sulle dinamiche poste in essere in questo momento.
Nondimeno, la medesima OMS in antecedenza aveva divulgato che nell’anno 2012 la MERS-Cov (Coronavirus) è stata trasmessa in Arabia Saudita dai Dromedari all’uomo, ovviamente contraddicendosi, dal momento che “non risulta che i dromedari siano animali considerati selvatici!
Come abbiamo osservato ed annotato, la domanda è:- Possiamo fidarci dopo queste macroscopiche contraddizioni? Ovviamente non è una questione di fiducia, indubbiamente però non dobbiamo sentirci obbligati nel credere pedissequamente tutte le ipotesi che i ricercatori e scienziati pronunciano, nel più grande rispetto per la scienza, propendiamo serenamente per la imperfezione umana.
Se la scienza non riesce ad avere prove che gli animali affettivi possano contagiare l’uomo e viceversa, è anche vero che la stessa scienza non ha le prove che questo non possa avvenire. Assenza di prova… non è prova d’assenza! “

Nel contesto, veniva rilevata con puntigliosa elencazione, (che riconduciamo di seguito), la pericolosità già esistente di numerose malattie che gli animali cosiddetti domestici possono trasmettere all’uomo: –
“Rabbia (malattia Letale Virus);- Linforeticosi (graffio di gatto); Dermatofitosi (Tigna);- Scabbia (rogna);- Toxoplasmosi (grave per immunodepressi, bambini e anziani); Psittacosi-Ornitosi (soprattutto grave per gli anziani);-Idatitosi (cisti da parassiti che possono formarsi nei polmoni, fegato, reni ecc);- Toxocariosi o Larva Migrans Viscerale (larve che possono causa la cecità in particolare nei bambini);- Larva Migrans Cutanea o Dermatite Verminos (parassita enterico irritante con guarigione molto lenta);- Leishmaniosi (infezione pericolosa per immunodepressi, bambini ed anziani);- Salmonellosi (infezione enterica di cui abbiamo nota coscienza);- Giardiasi (Infezione intestinale che può divenire cronica);- Dipylidium Caninum (Cestode parassita);- Pidocchi, Pulci e Zecche (noti). “”””
Queste patologie sono state proclamate dalla Zoonosi, la scienza che studia i processi inerenti le malattie esistenti nella “convivenza” dell’uomo con gli animali domestici. Non possiamo distrarci dalla confermata attendibilità dei dati in nostro possesso, innanzitutto riferiti alla cospicua numerosità esistente, (alcune decine di milioni solo nel nostro Paese). La caratteristica di questo aspetto e cioè quella inerente alle maggiori probabilità di contagio dalla Sars-Cov-2 … all’uomo, sono dovute in particolare al numero consistente degli animali, più densità di allevamento animali ci sono è più le probabilità di contagio aumentano. Più contagiati ci sono e maggiori sono i decessi!
Nella pubblicazione in narrativa, vennero indicati Due gruppi di studi:- Prof. Sergio Rosati in Torino e le Università di Padova e Venezia, che già nel mese di Aprile 2020 avevano intrapreso complesse ricerche per verificare questa preoccupante plausibilità di contagio da Coronavirus da parte degli animali, dal momento che si erano già verificati, come avevamo iscritto, alcuni casi di contagio.
È di questi giorni, che in Danimarca sono stati abbattuti circa “17 milioni” di Visoni per la mutazione da Covid-19 in “Cluster 5” che nel trascorso mese di settembre avevano contagiato “12 Allevatori”. Le Autorità Danesi, allo scopo di evitare anche la minaccia per il “futuro vaccino” ed una sfrenata contaminazione, hanno disposto l’abbattimento dei Visoni, nel tentativo di eradicarne il “ceppo”.
È innanzitutto interessante scientificamente e doveroso socialmente, ricordare che in particolare il cane ed il gatto, sono sulla Terra rispettivamente da circa 23 e 10 milioni di anni, oltre ad altre specie di animali cosiddetti domestici o per usi domestici.
Orbene … è comprensibile a tutti, anche ai più accesi “negazionisti”, che gli stessi animali, considerati i tempi della loro comparsa sulla Terra, abbiano avuto moltissime opportunità e circostanze per “incontrare”, ovvero infettarsi con i Virus e conseguentemente, se sono sopravvissuti nonostante questi lunghi milioni di anni, naturalmente hanno sviluppato le immunità ed anticorpi efficaci per fronteggiare queste minacce infettive.
Oramai nella avviata riflessione, possiamo enunciare serenamente, che oggi abbiamo coscienza e conoscenza, che gli “Asintomatici Umani” sono potenzialmente e realmente uno dei veicoli di contagio da Coronavirus, alla stessa stregua degli animali cosiddetti familiari, perché anche se quest’ultimi sono asintomatici, per i motivi iscritti innanzi, potenzialmente possono infettare gli umani, con le stesse modalità dei Visoni enunciati precedentemente.
Ordunque … se questa teoria è giusta, e noi crediamo che lo sia, dobbiamo considerare innanzitutto, anche per evacuare la mente da dubbi o peggio per evitare che i contagi permangono per un lungo periodo, e questo comporterebbe inevitabilmente decessi e sofferenze di qualunque entità (non dimentichiamoci che giornalmente sono centinaia i morti da Coronavirus), appare prioritario, secondo il nostro modesto parere, iniziare da subito ad estendere tutti gli accorgimenti preventivi previsti per l’uomo, anche per gli animali cosiddetti affettivi e domestici.
Cosa intendiamo per estendere gli accorgimenti preventivi per gli animali domestici?
Intendiamo evidentemente le protezioni, quali le (mascherine) … distanze di almeno un metro da loro … messa in quarantena nell’abitazione ove sono stati accolti nella eventualità di contagio da parte di un elemento della famiglia … eseguire il tampone … lavare le zampe allorquando rientrano nell’abitazione o nei locali frequentati dall’uomo, ecc…
È ulteriormente evidente iscrivere come l’uomo possa infettarsi toccando le superfici contaminate; il cane o il gatto, hanno maggiori probabilità di essere contagiati fondamentalmente perché il loro istinto innato è quello di “annusare” le superfici, oltre che ovviamente toccarle.
Vi è una domanda che desidero rivolgere ai predetti Gruppi di Studio di Padova e Torino, in merito alle ricerche inerenti la trasmissione del Covid-19 dagli Animali all’Uomo, avviate nell’aprile 2020: –
Quali esiti hanno avuto le osservazioni e ricerche in merito alla trasmissione del virus dall’animale all’uomo? Perché è stato osservato questo rimbombante silenzio? Non credete che il cittadino abbia il diritto di conoscere gli esiti o risultati ottenuti, dal momento che i contagiati giornalieri sono decine di migliaia ed i morti a centinaia?

Ad ogni buon fine, oggi possiamo aggiungere nuovi elementi a quelli già noti solo per alcuni, in particolare che i giovanissimi, giovani, e gli asintomatici, sono quelli che diffondono più efficacemente ed ampiamente il virus; a questi vanno aggiunti i cosiddetti superdiffusori, pazienti in prevalenza asintomatici, con elevata carica virale.
Alcune recenti scoperte scientifiche indicano altrettante dinamiche di resistenza innata o acquisita, ove la “memoria genetica immunologica” del nostro sistema immunitario, sarebbe in grado di individuare alcune componenti strutturali del Coronavirus, anche da soggetti non infettati dal Covid-19, ma verosimilmente contagiati da altre forme di “influenza”.
Nel corso della trascorsa estate diverse volte abbiamo notato e segnalato (chi più e chi meno) alle Autorità preposte, la presenza di assembramenti incoscienti di giovani con la complicità di genitori (cafoni), privi di mascherine e distanziamenti, come previsto dalle vigenti normative. Appariva che avessimo le allucinazioni, dappoichè notavamo un’attonita espressione nei volti di quelle persone che vedendoci indossare la mascherina, paventavano tentativi di ridicolizzazione.
Ebbene … quelle persone, con la complicità omissiva di alcune Istituzioni, sono i responsabili di questa preoccupante situazione!
È da tenere oltretutto nella giusta considerazione, che generalmente la “mascherina” non ci protegge efficacemente dal virus se non manteniamo le distanze previste di almeno un metro!

Prevenzione immunitaria

La materia che disciplina le difese immunitarie è così vasta ed immane che per affrontarla compiutamente dovremmo presentare costosissime ed immani esibizioni scientifiche e culturali per averne una accettabile interpretazione. Quindi ci limiteremo ad illustrare l’argomento esclusivamente in correlazione con la Sars-Cov-2 ed il nostro sistema immunitario.
Fra le altre pubblicazioni, dobbiamo registrare ed enunciare una brillante intuizione del Dott. Renato Carrozza ( Medico, Virologo, Immunologo e Microbiologo), che nel giorno 19 aprile 2020, congiuntamente alle nostre riflessioni e considerazioni sul Coronavirus, pubblicava l’efficacia della vitamina D3 nel sistema immunitario (naturale ed acquisito) inerenti le attività di prevenzione, sulla base di prove scientifiche inconfutabili.
Il Dott. Carrozza, inoltre, poneva in attenzione, che il sistema immunitario naturale necessita inevitabilmente della Vitamina D3 per influire sensibilmente ed efficacemente contro gli agenti patogeni; Inoltre, incrementa i peptidi antimicrobici (catelicidina e beta-defensine) dotati di attività antivirale e immunomodulatoria, intanto che il sistema immunitario acquisito organizza la risposta immediata dei linfociti T, che si attivano appena incontrano il virus, grazie ad un recettore che compare sul linfocita T. Nella eventualità, che il recettore non venga invaso dalla Vitamina D3, il linfocita T non prosegue nella sua azione antivirus.
A sostegno di questa non semplice ed allo stesso tempo complessa teoria scientifica, oggi interviene il Gruppo di Josè Hernandez, dell’Università della Cantabria a Santander in Spagna, ove affermano che studi epidemiologici, hanno rilevato una aggressività maggiore da decessi ed una contaminazione più diffusa del Coronavirus, nei Paesi dove esistono nelle persone le carenze di vitamina D.
Nel particolare, i ricercatori Iberici hanno rilevato che l’80% dei pazienti ricoverati per Coronavirus nell’Ospedale Spagnolo, la stragrande maggioranza, erano carenti di Vitamina D3, con peculiarità per gli uomini, dal momento che le donne in età climaterio (menopausa) ed oltre, fanno uso della Vitamina D3 per prevenire la “osteoporosi “.
In materia di prevenzione da Coronavirus, altri studi sono in corso attualmente, nella stessa Gran Bretagna, ove intense ricerche sulla Vitamina D3, aprono nuovi scenari per definire un approccio preventivo, in particolare negli individui più suscettibili come gli anziani e pazienti con altre patologie pregresse.
Assumono rilevante importanza, recenti studi di alcuni ricercatori Danesi, che in larga misura affermano quanto enunciato dal Dott. Carrozza e cioè il rapporto tra vitamina D3 ed il sistema immunitario per la componente rappresentata dai linfociti T nella produzione di sostanze ad azione antivirale (contro il virus).
In onore alla verità sociale ed ai meriti scientifici, come possiamo inequivocabilmente verificare, le intuizioni del “Nostro Dottore”, non solo erano appropriate ma anche vincenti.

SARS –CoV-2 (parte seconda)

Il Dott. Renato Carrozza, ripercorrendo alcuni dati espressi nell’aprile 2020, interviene nuovamente nell’argomento immunitario nella fase cosiddetta “seconda ondata” di epidemia del SARS-CoV-2.

Questi linfociti T arrivano sia nella cosiddetta risposta innata (linfociti T citotossici o killer) che in quella acquisita (linfociti T helper), quale indispensabile e parte fondamentale per la difesa dell’organismo, dalle infezioni virali e batteriche; senza le quali lo stesso organismo umano non avrebbe possibilità di sopravvivere, già dai primi anni di vita, procedendo poi inesorabilmente incontro alla morte.

Per i non addetti ai lavori il termine “Linfocita” è la cellula del sistema immunitario … la T …indica (la ghiandola Timo). Il Timo è la ghiandola che riceve dal midollo osseo i Precursori Timociti e li trasforma in Linfociti T.

La Ghiandola Timo, che è situata nella regione dello sterno, si forma già nella sesta/ottava settimana di gestazione. Il ciclo immunologico di questa formidabile ghiandola inizia ad affievolirsi nella pubertà, sino ad una quasi completa atrofizzazione nell’età adulta. Questo spiega in modo semplice perché i giovanissimi e giovani possiedono una forte capacità o efficacia immunologica.

Detto questo, possiamo riprendere l’argomento del Dottor Carrozza, sulla efficacia di queste cellule immunitarie, e cioè che la vitamina D3 è determinante per l’attivazione del nostro sistema immunitario e in assenza di questa vitamina i Linfociti T, non sono in grado di reagire e combattere le infezioni più gravi che minacciano l’organismo.

Come abbiamo fatto cenno nell’andato, la maggior parte della vitamina D3 è prodotta naturalmente dall’esposizione della pelle al sole. Inoltre, è contenuta nell’olio e nelle uova di pesci grassi, come: salmone, aringhe e sgombro, o può essere assunta consumando integratori dietetici. Non esistono studi definitivi per stabilire il dosaggio ottimale di vitamina D, anche se le attuali linee guida raccomandano di assumere una dose giornaliera compresa tra 25 e 50 microgrammi. Sussistono, inoltre, valutazioni attendibili, che gran parte della popolazione abbia una bassa concentrazione sanguigna di questo importante elemento.

Altra recente scoperta, sempre sui linfociti T, riguarda ancora una volta la luce solare, non però quella dello spettro UV, ma per la componente “blu” dello spettro relativo alla luce solare (articolo su Nature Scientific Reports). Infatti, si è scoperto che la componente blu stimola l’attività del sistema immunitario, con un meccanismo differente da quello che permette la produzione della vitamina D.

Ovvero la componente blu dello spettro della luce solare, sensibilizza la capacità di movimento dei linfociti T:- Le cellule T, che siano linfociti T Helper o linfociti T killer, devono muoversi per fare il loro lavoro, che è quello di raggiungere il sito di un’infezione e dare una risposta determinante nella lotta ad un’infezione. Precisamente, è noto il concetto che nel derma si trovano un numero di linfociti raddoppiato di quelli esistenti nel sistema circolatorio del sangue.

Gli aspetti benefici della “luce blu”, influiscono sensibilmente sul nostro corpo anche per altri importanti elementi ormonali, quali la serotonina ed il cortisolo, due neurotrasmettitori del sistema nervoso centrale, considerati non a caso, antistress e quali ormoni della felicità!

Ulteriori ricerche hanno rilevato il meccanismo che stimola la dinamica di queste cellule immunitarie! Quando la luce blu raggiunge i linfociti incita la produzione di perossido d’idrogeno, ossia “acqua ossigenata”, sostanza rilasciata dai globuli bianchi quando avvertono la presenza di un’infezione. Il perossido d’idrogeno, ha un effetto diretto sui batteri e virus, e possiede qualità di “messaggero chimico” che richiamano, nell’area infetta, anche le altre cellule del sistema immunitario, facendo così scaturire la risposta immunitaria.

Nella sintesi i linfociti T citotossici o killer (quelli dell’immunità innata) di cui alla premessa, rispondono alle infezioni virali attaccando e distruggendo la cellula del corpo umano colonizzata ed infettata dai virus. Ricordiamo per i meno attenti, che il virus senza la cellula cosiddetta “Ospite” ove si riproduce il parassita, non avrebbero replicazione e quindi si estinguerebbero. Tuttavia, possiamo dire che il linfocita T attacca e distrugge la cellula infettata dal virus, mentre il linfocita T Helper coadiuva la risposta immunitaria dei linfociti B, che producono gli anticorpi, a seguito del contatto del virus con i linfociti B (immunità acquisita … sole, vitamina D3 ecc.). Inoltre, questo linfocita T Helper interviene anche in contatti successivi dello stesso virus, o strettamente simili a precedenti virus, per risvegliare la memoria del linfocita B al fine di produrre gli anticorpi.

A questo punto appare opportuno precisare due segmenti di questa pandemia virale da SARS-CoV-2:-

Il primo riesamina gli anticorpi specifici o cross-reattivi (reazione del sistema immunitario) da Coronavirus, che di fatto sono gli unici protagonisti del sistema immunitario capaci di annullare in modo diretto e preventivo l’azione patogena (infettiva) dei Coronavirus, dal momento che li neutralizzano appena penetrati nell’organismo umano, o prima che entrino nelle cellule, ovvero immediatamente dopo la replicazione dei virus nelle cellule, e cioè quando escono dalle stesse cellule alterate o distrutte.

Più precisamente i cosiddetti plasma iperimmuni (siero del sangue) con alte concentrazioni di anticorpi in opposizione alla SARS-CoV-2, ovvero gli ormai conosciuti futuri anticorpi monoclonali artificiali (la terapia dell’Ex Presidente Trump) sono gli unici antidoti che riescono a fronteggiare efficacemente l’aggressività di questo virus e, nel contempo provvedono alla sua eliminazione dall’organismo umano. Inoltre, se iniziata ai primi sintomi, riducono al minimo i danni che possono causare i Coronavirus, quali (microtrombosi e distruzione di cellule vitali per l’organismo umano),

Per avere questa caratteristica, gli anticorpi debbono necessariamente essere prodotti dai linfociti B, o più propriamente dalle plasmacellule che sono una loro differenziazione, (attraverso il processo le plasmacellule riescono a fronteggiare rapidamente e specificamente le eventuali aggressioni da parte delle sostanze che producono anticorpi), evidentemente questa produzione necessita imprescindibilmente dell’azione coadiuvante dei linfociti T helper.

Affinché possa esprimersi efficacemente, l’azione dell’immunità acquisita, necessitano all’incirca 4-7 giorni nei soggetti giovani e fino a 10 giorni nei soggetti anziani. Ovviamente questi tempi potrebbero essere fatali per l’organismo, specialmente per gli anziani, tuttavia a questa condizione iniziale di risposta specifica immunitaria, può compensare immediatamente una risposta altrettanto specifica immunitaria (l’immunità innata), rappresentata dai linfociti T citotossici o anche killer.

I linfociti (citossici e Killer) intervengono (eliminandole) sulle cellule dell’organismo, qualora risultano alterate dalla penetrazione del virus, riducendone le copie di replicazione del virus nella cellula umana e nel contempo contrastano il potere patogeno (infettivo) del virus.

Nella eventualità di contatto anteriore con virus, l’immunità acquisita (cross-reattiva) avrebbe tempi più adeguati nel produrre gli anticorpi da parte delle plasmacellule (produttrici di anticorpi) con significativo valore protettivo.

Di conseguenza dalla sinergia dei 2 sistemi immunitari: – Innato ed Acquisito, viene a determinarsi la difesa dalle infezioni virali e nel caso del SARS-CoV-2 una resistenza all’azione patogena (infettiva) di questo virus, fondata in primo luogo sui linfociti T, che variano e mutano nel tempo, di numero ed anche di efficacia.

Infatti il secondo aspetto interessa il Timo, che è una ghiandola dell’organismo umana deputata proprio alla produzione dei linfociti T citotossici e helper. Come abbiamo fatto cenno nella prima parte, questa ghiandola a un certo punto della vita (pubertà) diviene più piccola e perde del tutto la sua attività (involuzione timica); ciò tuttavia non dovrebbe compromettere in modo significativo l’efficacia dell’immunità attuata dai linfociti, che continuerà nell’età adulta prevalentemente da parte dei linfonodi e della milza.

I linfonodi o ghiandole linfatiche, sono piccoli organi di misura variabile diffusi in varie parti del corpo umano, allo scopo di contenere i globuli bianchi e quindi le nostre difese immunitarie che ci aiutano a combattere le malattie. Tale dinamica consiste nel processo di filtraggio del fluido linfatico, “imprigionando” eventuali batteri o virus che li attraversano, per poi distruggerli con i linfociti T anzidetti, prima che infettino altre parti del corpo.

La milza è un organo ovoidale, posizionato nella parte sinistra dell’addome ed è l’organo linfatico più grande del nostro corpo, possiamo definirlo quale parte di “depurazione” del corpo, in quanto pulitore del sangue dai globuli rossi invecchiati ed agenti patogeni, e nel contempo generatore e produttore di globuli bianchi. È evidente che l’organo immunitario milza, ospita i “Linfociti T e B” che esercitano l’opera di “purificazione” dagli agenti infettivi.

Ad ogni buon fine, il Dott Carrozza contestualmente ci informa ed illumina, che, non può passare inosservato nella cosiddetta formula leucocitaria (percentuale di globuli bianchi) che esista, fino all’età adolescente, una forte prevalenza percentuale dei linfociti, rispetto alle altre cellule dei globuli bianchi; come in modo presumibile anche nel derma (strato della cute posto sotto l’epidermide, costituito da un tessuto connettivo propriamente detto denso, riccamente vascolarizzato e innervato) ed infine nelle mucose.

Possiamo enunciare, che, mentre nell’età adulta questa prevalenza si inverte (mediamente del 60% contro il 40%); di conseguenza la prevalenza dei linfociti potrebbe spiegare, in modo molto plausibile, come nei giovani (da 1 a 20 anni), nel 95% delle infezioni da SARS-CoV-2 non ci sia alcuna sintomatologia e in ogni caso rarissimi eventi letali.

Questa disquisizione, inerente la maggiore resistenza, all’azione patogena del Sars Cov-2, indica condizioni già segnalate in precedenza, che riguardano ancora e precisamente i giovani.

Significativa ed interessante è quella dell’azione dei raggi solari sul sistema immunitario, in particolare d’inverno, dal momento che i giovani sono portati a stare più ore all’aperto rispetto agli adulti; inoltre, dalla maggiore circolazione e diffusione di altri Coronavirus nei primi anni di vita, essendo questi Coronavirus per il proprio patrimonio genetico e morfologico nell’80% simili al SARS-CoV-2, quindi si sviluppano delle immunità acquisite (cross-reattiva), e cioè anche protettive, che col passare degli anni tendono, evidentemente, a risultare meno reattive.

È da sottolineare che le cellule del sistema immunitario, in particolare i linfociti B e T, sono molto dipendenti per la loro efficacia dalla presenza dell’ossigeno in circolo nel corpo umano e tutte quelle condizioni che diminuiscono questa presenza (fumo, inquinamento atmosferico, malattie polmonari) indeboliscono indubbiamente la risposta immunitaria, sia innata che quella cosiddetta acquisita.

La scienza, tranne alcuni lampi di pregevole intuizione, come quelli enunciati, purtroppo non ha una visione chiara di questa entità biologica, e si limita per il momento, a posizionarla nel gruppo dei “virus respiratori”, ovvero quelli che si propagano per via “aerea”. Oltretutto, dobbiamo sostenere per quanto possibile, che in generale, i virus sono il risultato di nuove e recenti scoperte, citiamo solamente alcune decine di anni or sono, allorquando avvenne la invenzione del “microscopio elettronico” che ha consentito la rilevazione di queste microbiche entità biologiche..
Inoltre, dobbiamo avere coscienza e conoscenza, che sulla Terra i virus risalgono ad oltre Tre miliardi di anni, la loro “sopravvivenza” (anche se in questo momento pare che “scoppiano” di salute), testimonia le complessità di elementi per le varie caratteristiche morfologiche e biologiche.
È ancora indubbio che i virus e coronavirus, sono nati dopo la cellula, dappoichè posseggono parte del materiale genetico di essa, anche se sono disposti ad ucciderla pur di riprodursi.
Da sempre mi attrae il paragone dell’egoismo genetico innato e presentarlo sul templio della scienza e società, ove troviamo il Parassita- Entità Biologica e Virus da una parte … e dall’altra … i Geni, quali emblema dell’egocentrismo ed egoismo assoluto:- Il virus pur di ottenere la duplicazione è capace di uccidere la cellula che lo ospita … il Gene per sopravvivere uccide il corpo che lo ospita, entrambe, anche se diversi nelle proporzioni ed “intenzioni aggressive omicide”, possiedono le stesse finalità.
Se dedichiamo momenti di riflessione alle dinamiche di contagio e prevenzione, avremo indubbiamente comportamenti e considerazioni più responsabili, in particolare possiamo evidenziare che più elementi ed ipotesi scientifiche convergono, che, oltre le potenzialità di contagio iscritte nella premessa, la stragrande e prevalenza numerica delle contaminazioni, avvengono nelle rispettive abitazioni, quale punto inevitabile di contatto del nucleo famigliare; nonché negli ospedali, case di riposo e cura, dormitori, locali affollati e ritrovi abituali od occasionali.
Indugiamo su questo aspetto, che probabilmente non è così peregrino, anzi è indubbio che tutti i componenti delle rispettive famiglie, animali compresi, debbano scrupolosamente eseguire le regole che disciplinano la materia di prevenzione del contagio e quelle inerenti la “Quarantena” allorquando un appartenente del nucleo familiare contragga il virus!
Noi crediamo che non esistono schemi o formule magiche per prevenire il contagio, ma solamente la presa di coscienza inerente gli accorgimenti da intraprendere, il motivo e lo scopo fondamentale di questa disquisizione Scientifica e Culturale, è prendere coscienza e conoscenza delle dinamiche di contaminazione e prevenzione, anche se non facilmente realizzabili, considerato il “complesso” concetto di vita, (usi e costumi) che solo ora, almeno speriamo di comprendere, che non era ed è più possibile, continuare ad esercitare e praticarle.
Per chi attende il “miracolo” dei sistemi di prevenzione (vaccino) e terapie praticabili ed efficaci per affrontare la Sars-Cov-2, dobbiamo ricordare, nostro malgrado, che il periodo non sarà breve e nel contempo, credo anche di interpretare il pensiero di molte persone qualificate, che a maggior ragione dobbiamo essere molto attenti e scrupolosi nei prossimi mesi invernali, ove evidentemente, a questo Coronavirus, potrebbero aggiungersi altri virus cosiddetti “influenzali”.
Nella eventualità, per qualsiasi sospetto di contagio, inviterei chiunque, innanzitutto a non uscire di casa e chiamare subito il Medico di Medicina Generale, (medico di famiglia) e se non reperibile … rivolgiamoci al “” 112 “” .

Claudio Cianchella

 

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