Coronavirus nella Tuscia, Stefano Scatena racconta: “Mia figlia doveva stare in quarantena dall’8 al 21 ottobre, ma soltanto oggi la Asl ce lo ha comunicato”

VITERBO- Stefano Scatena, operatore sanitario, racconta su Facebook con un video una “storia di mala sanità, che ha dell’incredibile” come lui stesso l’ha definita. “Mia figlia, Beatrice, iper-negativa al Covid perché ha fatto adesso il test sierologico, è stata in classe con una bambina risultata positiva al Covid. Nessuno della classe è stata avvertito. La Asl di Viterbo, in un documento inviatoci via mail soltanto oggi, 20 ottobre, ci scrive che mia figlia dovrebbe stare in quarantena dall’8 ottobre al 21 ottobre, Praticamente ci hanno informato oggi che mia figlia doveva stare in quarantena e che io sarei dovuto stare in quarantena, come mia moglie e i miei amici con cui sono stato a cena fuori, tutti noi saremmo dovuti stare in quarantena perché mia figlia era stata in contatto con una  bambina positiva, ma la Asl ci ha avvertito un giorno prima dalla fine della quarantena! Per fortuna so come gestire la situazione ed oggi pomeriggio ho spedito a razzo mia figlia a fare il test sierologico al Giovanni Paolo I, che, con efficienza assoluta  ci hanno dato subito il risultato che, per fortuna,  è stato negativo. Ma pensate che rischio di focolaio che la mia famiglia avrebbe potuto creare… Se la Asl mi avverte che dobbiamo stare in quarantena il giorno prima della fine quarantena è facile capire che nella città ci potranno essere tante persone che girano con il Coronavirus asintomatiche e non lo sanno. Capisco che la Asl di Viterbo sia intasata, non sto criticando le persone che ci lavorano, ma mi rendo conto che messi così non sarà per niente fermare la catena dei contagi, visto che neanche le cose basilari vengono fatte”.

Al riguardo la consigliera comunale del Pd, Luisa Ciambella ha commentato su Facebook: “La situazione della gestione delle quarantene è assolutamente inadeguata. Lo vado denunciando dal 10 ottobre. Domani chiederò in consiglio comunale al Sindaco in qualità di massima autorità sanitaria di pretendere comunicazione per le famiglie”.

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