di GIUSEPPE INTAGLIATA-
BAGNAIA (Viterbo)- Ieri mattina, fin dalle prime ore, sono iniziate le operazioni per la realizzazione della grande catasta di legna che il prossimo 16 gennaio alimenterà il tradizionale Focarone di Sant’Antonio. I giovani del comitato del Sacro Fuoco si sono dedicati con impegno al posizionamento dei grandi pezzi di legno. Il Focarone di Sant’Antonio è una tradizione millenaria, legata alle antiche celebrazioni del solstizio d’inverno.
La celebrazione di Sant’Antonio Abate, profondamente radicata nelle comunità contadine e nelle zone rurali italiane, mantiene viva una tradizione che affonda le sue origini nelle antiche culture precristiane. Antonio, nato in Egitto intorno al 250 d.C., era un eremita e asceta cristiano, ma il suo culto si è intrecciato nei secoli con pratiche e simboli del mondo agricolo e pastorale. Considerato il protettore degli animali, dei contadini, dei macellai e dei salumieri, il Santo è invocato per la protezione del bestiame e contro le malattie, tra cui il celebre “fuoco di Sant’Antonio”.
Rappresentato spesso con lingue di fuoco ai piedi e un bastone sormontato da un campanellino, Sant’Antonio richiama simboli di vita e vittoria sulle avversità. La sua festa, che culmina il 17 gennaio, si collega a riti antichissimi in cui il fuoco era elemento purificatore e apotropaico. In molte comunità italiane, i falò accesi in suo onore simboleggiano il trionfo della luce sul buio e il risveglio della natura.
La celebrazione è accompagnata da detti proverbiali che variano da regione a regione. Nel Sud Italia si invoca Sant’Antonio per ritrovare oggetti smarriti, mentre in Lombardia e Piemonte si associa al desiderio di fortuna o matrimonio. In Umbria, Marche e Veneto, i proverbi sottolineano l’allungamento delle giornate, segno di speranza e rinnovamento. La tradizione napoletana sintetizza il valore di buon auspicio della festa con il proverbio: “Chi festeggia Sant’Antuono, tutto l’anno ‘o pass’ bbuono”.
Dalla Brianza alla Puglia, fino a Bagnaia, le celebrazioni di Sant’Antonio continuano ad animare le comunità con falò, frittelle, vino brûlé e canti. Questo mix di spiritualità e allegria riflette la forza di una tradizione che, tra sacro e profano, rinnova ogni anno l’auspicio di un futuro luminoso. L’evento, molto sentito dalla comunità, è un momento di aggregazione e di riflessione, unendo tradizione e spiritualità. L’attesa cresce mentre la catasta prende forma, preludio a una celebrazione che da sempre illumina il cuore dell’inverno.