Covid-19, Di Girolamo (Univ. Tor Vergata): “Il siero m-RNA genera un’immunità umorale mucosale maggiore nei vaccinati rispetto a chi è guarito dal virus”

Lo studio del Dipartimento di Otorinolaringoiatria dell’Università di Tor Vergata mette a confronto i livelli di immunoglobuline IgG-RBD e IgA-S1 nei pazienti guariti dalla sintomatologia, nei convalescenti negativizzati e nei vaccinati. Prof. Stefano Di Girolamo: “Il dosaggio delle IgA nelle secrezioni salivari e nasali dei pazienti vaccinati è un dato nuovo e di grande rilevanza poiché permette di ipotizzare come il vaccino, inducendo una immunità mucosale oltre che sierica, fornisca una prima protezione contro l’infezione anche come barriera a carico dei siti di ingresso al virus”

Roma, 11 ottobre 2021 – Il vaccino m-RNA produce un’immunità umorale mucosale più alta rispetto a quella riscontrata nei soggetti guariti dopo l’infezione da Sars-Cov2. A dirlo è uno studio coordinato dal Dipartimento di Otorinolaringoiatria dell’Università di Tor Vergata, sul siero m-RNA BNT162b2 Pfizer/BioNTech Vaccine (Comirnaty), il primo ad essere stato sviluppato e l’unico finora a essere stato approvato in via definitiva dalla Food and Drug Adminstration (Fda).

Il vaccino ad m-RNA introduce nel sistema immunitario dell’ospite la sequenza specifica della regione RBD (Receptor binding domain) della subunità S1 in cui è suddivisa, insieme alla S2, la proteina Spike del virus. L’RBD viene quindi prodotto dalle cellule del soggetto vaccinato e contro di esso sviluppa un’immunità umorale e cellulo-mediata.

Lo studio ha comparato l’immunità umorale, specifica contro il Sars-CoV-2, riscontrabile nelle secrezioni nasali e nella saliva, in un campione di 80 persone diviso in più gruppi: i convalescenti da infezione accertata tramite tampone nasofaringeo (risultati negativi negli ultimi 60 giorni), i guariti dalla sintomatologia (fatta eccezione per l’anosmia, cioè l’assenza di olfatto), e i vaccinati che non avevano mai contratto l’infezione. Per questi ultimi, i campioni biologici sono stati prelevati prima dell’inoculo della prima dose e quindici giorni dopo la seconda.

I ricercatori del Tor Vergata sono andati quindi a indagare la presenza nel sangue, nella saliva e nelle secrezioni nasali le immunoglobuline IgG-RBD e IgA-S1, anticorpi che agiscono contro il virus. I risultati dimostrano che entrambe le classi anticorpali sono espresse in maniera maggiore nel gruppo dei vaccinati rispetto ai guariti in tutte e tre le modalità di prelievo.

“L’immunità umorale mucosale ha un’importanza fondamentale perché il naso è una delle principali porte da cui entra l’infezione nell’organismo ed è qui che si attiva la prima difesa immunitaria tramite la produzione di immunoglobuline secretorie di tipo A”, spiega il professor Stefano Di Girolamo, ordinario e responsabile di Otorinolaringoiatria del Policlinico Tor Vergata, che ha diretto lo studio.

“Siamo andati a vedere – continua – come il vaccino m-RNA produca l’anticorpo contro la proteina Spike del virus determinando l’immunità umorale e cellulo-mediata. Abbiamo osservato come la vaccinazione determini un aumento della produzione di immunoglobuline secretorie specifiche IgG-RBD e IgA, dosabili sia a livello salivare sia a livello del muco nasale, vedendo inoltre come i pazienti paucisintomatici, con pregressa infezione da Sars-cov-2, sviluppino minori livelli di immunoglobuline sia secretorie sia sieriche rispetto ai pazienti vaccinati. Nei pazienti con pregressa infezione che sono andati incontro ad ospedalizzazione, vale a dire individui con una forma grave, i valori di immunoglobuline sono paragonabili ai pazienti vaccinati”.

“Il dosaggio delle IgA nelle secrezioni salivari e nasali dei pazienti vaccinati è un dato nuovo e di grande rilevanza poiché permette di ipotizzare come il vaccino, inducendo una immunità mucosale oltre che sierica, fornisca una prima protezione contro l’infezione anche come barriera a carico dei siti di ingresso al virus. Lo studio infine ci lascia supporre che, in futuro, sulla necessità di un terzo o quarto richiamo, sia opportuno valutare l’ipotesi di indagare l’immunità mucosale dal momento che l’individuazione degli anticorpi nel sangue non è un fedele monitor dell’immunità”.

 

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