Covid-19 e monoclonali: osservazioni del dott. Carrozza e Cianchella

VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo: “In diversi momenti abbiamo rilevato che le nostre teorie ed ipotesi inerenti altrettante dinamiche virologiche e microbiologiche pubblicate su giornali Web, dopo alcuni mesi hanno avuto riscontri scientifici positivi!
Nella evidente soddisfazione che se non altro compensa svariati mesi di osservazione e studi, esclusivamente finalizzati ad offrire un contributo ai “templi dell’etica” ed alla salute della collettività, crediamo sia opportuno e necessario chiarire gli elementi propositivi contenuti in alcune centinaia di pagine iscritte e pubblicate, che hanno ottenuto risultati scientifici positivi: –
– La funzione della vitamina D3 nel sistema immunitario;
– la ghiandola di Timo fondamentale all’interno del sistema immunitario nei giovani per la produzione e maturazione dei linfociti T;
– Quesito sui tamponi antigenici rapidi (falsi negativi); – Trasmissione coronavirus da animali da allevamento ed affettivi all’uomo;
– teorie sulla asintomaticità da Covid-19 dei giovani.

Una corposa documentazione composta da alcune centinaia di cartelle inviata ai massimi vertici delle Istituzioni e pubblicata su molteplici Organi di Informazione il tutto finalizzato esclusivamente ad accendere un lume ed offrire un contributo scientifico e sociale sulle complesse e drammatiche vicissitudini causate dalla Sars-Cov-2
La forma di vita che noi abbiamo indicato con l’appellativo “umana” rappresenta una delle immani complessità esistenti sul Pianeta. Esistono processi biologici che purtroppo l’intelletto e la scienza non hanno percezione e conoscenza. Con grande umiltà, consci (del sapere di non sapere) potremmo nei tempi individuare crescendo gradualmente le ampie ed infinite dinamiche che erompono da siffatti processi pluricellulari.
Il Dott. Renato Carrozza, Virologo, Immunologo, Medico, Microbiologo e la mia Persona, nel corso degli studi enunciati nella premessa, nell’andato mese di ottobre 2020 rendevamo noto che la unicità degli antidoti per resistere all’aggressività del virus Sars-cov-2 erano rappresentati dai cosiddetti plasma iperimmuni e nei tempi a venire dagli “anticorpi monoclonali artificiali”; quest’ultimi in particolare sono stati sottoposti a studi e sperimentazione clinica negli Stati Uniti presumibilmente nel giugno 2020 sino a quando nel novembre successivo la Food and Drug ASdministration (Fda) ha espresso l’approvazione in casi di emergenza alla terapia antiCovid-19 dell’anticorpo monoclonale “Eli Lilly”, stabilendo nel contempo le situazioni oggetto di infezioni di lieve o moderata entità in pazienti adulti o bambini oltre i 12 anni.
Era logicamente prevedibile che il disinteresse a questa particolare ed innovativa terapia Anticovid da parte dell’AIFA avrebbe scaturito sollecitazioni prima e conflitti poi nel contesto scientifico e sociale tali da indurre il Ministero della Salute ad emanare con decreto del 6 febbraio 2021, l’Autorizzazione alla temporanea distribuzione dei medicinali a base di anticorpi monoclonali per il trattamento di COVID-19 ove all’art.2 prevede:” Sono oggetto dell’autorizzazione di cui al comma 1, l’anticorpo monoclonale bamlanivimab e l’associazione di anticorpi monoclonali bamlanivimab-etesevimab, prodotti dall’azienda farmaceutica Eli Lilly, e l’associazione di anticorpi monoclonali casirivimab-imdevimab dell’azienda farmaceutica Regeneron/Roche.
La utilizzazione degli anticorpi monoclonali ha ulteriormente scaturito opinioni diverse e non raramente veri e propri conflitti nel contesto scientifico sulla efficacia e modalità di impiego, mentre sono sensibilmente inferiori le conflittualità nel contesto sociale, evidentemente per la sostanziale complessità della materia.
Nella sintesi possiamo iscrivere che dall’inizio del mese di marzo 2021 sono stati abilitati al trattamento terapeutico con anticorpi monoclonali 368 Centri sanitari. Naturalmente quali attenti osservatori e conoscitori della materia, abbiamo atteso il previsto periodo dei 40 giorni necessario ai predetti Centri per l’utilizzazione degli anticorpi ed infine per verificarne l’esito consuntivo.
È evidente che la nostra attenzione ha subito la più assoluta ed incredibile attonicità allorquando … il giorno 6 Aprile 2021 … abbiamo constatato che su 40.000 dosi monoclonali acquisite (questi sono i dati AIFA) ne sono stati utilizzati solamente il 5 % … alla prova dei fatti sono stati impiegati solamente 2000 delle (40.000) dosi acquistate e se auspichiamo spingerci oltre i confini delle allucinazioni già sono in previsione l’acquisto di ulteriori 150.000 dosi da parte degli Organi Preposti!
Nello stupore dell’empito fresco emanato dagli eventi che lasciano senza parole, abbiamo disperatamente tentato di comprendere nei momenti di sublime razionalità: quali sono le motivazioni sull’uso “lumachesco” degli anticorpi monoclonali, unica terapia sul Pianeta autorizzata contro il Covid-19;- Perché nel nostro meraviglioso Paese si proceda così lentamente, ovvero perché esiste questa subdula riluttanza nella somministrazione degli anticorpi monoclonali!
Possiamo semplicemente enunciare che gli esiti clinici favorevoli sono ormai alquanto numerosi che giornalmente notiamo oltre gli orizzonti nazionali, considerato che la eventuale complessità della loro somministrazione (farmaci ospedalieri da iniettare con fleboclisi in strutture attrezzate) è agilmente superabile tramite un vigoroso collegamento tra ospedale e territorio, mentre nella realtà siamo innanzi all’incapacità da parte della quasi totalità delle Regioni di organizzare efficacemente questo raccordo … fra entità sanitarie …
Nella realtà a differenza dei vaccini la modalità di ripartizione non è la popolazione in genere ma la necessità di individuare da un punto di vista terapeutico i pazienti “arruolabili” al trattamento, cioè persone a rischio quali contaminati paucisintomatici (sintomi lievi) o anche con sintomatologia moderata, individuati tempestivamente e indirizzati ai Centri abilitati per la somministrazione degli anticorpi monoclonali, nella concretezza della sintesi il vero problema di questa cosiddetta metodologia a rilento nella utilizzazione degli anticorpi monoclonali, dimora nell’incapacità dei soggetti ad effettuare una diagnosi precoce ed organizzare il trattamento … dal territorio … alle strutture sanitarie erogatrici.
Nondimeno è stato anche suggerito di istituire un protocollo per la somministrazione domiciliare che probabilmente darebbe più possibilità all’uso di questa “sfortunata” terapia, ma si attendono dagli oblunghi confini nazionali le essenziali “linee guida” per i medici di medicina generale dall’ormai vetusto Dicembre 2020, che ad oggi purtroppo non sono state ancora emanate …l’enigma è … del perché…
Pronunciavamo un ritardo oltretutto ingiustificato degli organi preposti probabilmente dovuto ad obblighi sconosciuti e misteriosi nel momento che l’FDA e l’Ema hanno ricevuto dalla Roche Global i risultati di fase 3 del cocktail Regeron che confermano una riduzione del rischio di infezione sintomatiche e della mortalità nell’ordine dell’81% anche in soggetti a rischio ed affetti da più patologie.
Appare oltretutto imperativo enunciare che anche nella nostra stupenda Penisola ove è stata praticata la somministrazione degli anticorpi monoclonali a 22 pazienti presso l’Ospedale di Cisanello in provincia di Pisa, la guarigione è stata pressoché totale …guariti tutti e 22… e non solo, anche da altre parti d’Italia pervengono i primissimi risultati di questa terapia e sono oltretutto molto rassicuranti.
Non a caso il Presidente dell’AIFA Giorgio Palù ha affermato in modo chiaro e inequivocabile che l’uso in fase precoce degli anticorpi monoclonali riducono i ricoveri del 70% e la mortalità dei soggetti più a rischio, i cosiddetti molto vulnerabili.
Ancora una volta emerge inconfondibilmente che questa pandemia, prima di essere un problema di natura emergenziale ospedaliera, è un’emergenza di sanità pubblica e territoriale; di conseguenza siamo determinati nel credere che i medici di medicina generale (MMG), adeguatamente formati, potrebbero curare a domicilio i loro pazienti.
È evidente che queste metodologie di intervento territoriale eviterebbero sensibilmente i tediosi affollamenti negli ospedali, che oltretutto sono fattori di amplificazione del contagio, e nondimeno si guarirebbero più malati con interventi terapeutici mirati e precoci.
Per dare una risposta alla appropriata domanda perché il nostro Paese ha un numero di morti così elevato?
Noi abbiamo l’onere di considerare e riflettere sulle macroscopiche contraddizioni e incompletezze che abbiamo riscontrato nel corso degli eventi di questo tormentato periodo Covid-19 o qual dir si voglia Sar-Cov-2 …
Auspichiamo che la sperimentazione intrapresa sulle indicazioni emanate dal Dicastero della Salute possano contribuire a chiarire i principi e le modalità del trattamento attualmente destinati a taluni pazienti, finalizzate ad ottenere risultati soddisfacenti alla lotta contro la pandemia e ripetiamo e riteniamo che al momento tali successi sono possibili con l’impiego il più possibile esteso degli anticorpi monoclonali.
Non possiamo sottrarci ad enunciare che in previsione di risultati assolutamente favorevoli all’impiego del farmaco questi potrebbe essere ulteriormente utilizzato, ovviamente con modalità di sperimentazione, in pazienti ricoverati in reparti intensivi o rianimazione.
Siamo ulteriormente propensi nel pensare che con le stesse modalità di sperimentazione si può adottare l’utilizzazione degli anticorpi monoclonali in quelle persone per le quali la vaccinazione potrebbe essere inefficace (es.. deficit immunitari) od nientemeno pericolosa (es.mastocitosi) con finalità non terapeutiche ma quale metodologia preventiva (di profilassi) in periodi di breve o medio arco di tempo in considerazione dell’evoluzione pandemica!
Le Riflessioni, Disquisizioni, le Teorie ed intuizioni enunciate nella presente, sono osservazioni e studi non classificabili quali apparenze oniriche ma espressioni razionali fondate sulla competenza e scaturite da acume e creatività innovative”.

Dr. Renato Carrozza Cav. Claudio Cianchella

 

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