Covid-19 e universitari della Tuscia: come vivranno il Natale e quali sono le loro attese

di BEATRICE SPUGNINI –

VITERBO – Ci stiamo lasciando alle spalle un anno complicato, pieno di incertezze, ma anche di novità. Certamente il Covid ha cambiato radicalmente alcuni nostri modi di vivere e siamo stati tutti costretti ad adattarci a situazioni che non immaginavamo sul lavoro, nella vita interpersonale e anche nello studio.                                                                                                                                            Si è voluto dar voce agli studenti dell’Unitus chiedendo loro come hanno vissuto quest’anno, cosa vorrebbero dal nuovo, ma soprattutto, poiché si respira già una meravigliosa aria natalizia, come passeranno queste feste un po’ insolite.

 Il Natale è un argomento difficile da trattare per tutti coloro che sono grandi amanti di questa festa che dà l’opportunità alle grandi famiglie di poter passare del piacevole tempo insieme. Questo è stato confermato da tanti studenti che a causa della chiusura dei comuni, non potranno condividere queste feste con i loro cari. Non pochi inoltre sono i ragazzi   con i genitori separati e che quindi non potranno festeggiare insieme alla madre o al padre.

È stata unanime la risposta alla domanda se la pandemia avesse cambiato le loro vite. Tutti hanno affermato che indubbiamente la pandemia ha cambiato qualcosa nella loro vita, soprattutto nel rapporto con gli altri.

Antonella Cardacino (rappresentante BioSiQual) mi ha confessato che quest’anno l’ha portata a chiudersi sempre più in sé stessa.  Interessante è la risposta di uno studente di Comunicazione tecnologie e culture digitali.  Lui sostiene che la pandemia ha cambiato la sua vita in senso positivo, poiché ha permesso al suo spirito di tornare quello di una volta. È riuscita a frenare l’irrequietezza della sua vita, portandolo ad essere più riposato. Continua dicendo “Grazie alla pandemia è subentrato l’obbligo di svolgere determinate mansioni e determinati eventi a distanza, e questo mi ha permesso di partecipare a più eventi ed essere anche più riposato”.

Senza dubbio questa è una visione molto distante dall’opinione comune, ma che dona punti di riflessione che possono portare a vivere la pandemia in modo totalmente differente da come la maggioranza di noi la sta affrontando.

 “Spero si possa tornare ad una parvenza di normalità, poter abbracciare mia nonna e fare una grande festa con tutti i miei amici”. Queste sono le speranze che Lorenzo Fortugno, matricola di Comunicazione, tecnologie e culture digitali, nutre per il nuovo anno. Così come lui tanti studenti sperano un ritorno alla normalità; di poter riprendere quelle attività lasciate in sospeso a causa delle norme e del distanziamento sociale. Non tutti però sono così fiduciosi: c’è chi ha deciso di non farsi illusioni e di aspettare il nuovo anno senza troppe speranze e aspettative così da non rimanere deluso .

Melissa Elefante

Parlando tra studenti è sorto spontaneo chiedere se secondo loro l’università di Viterbo abbia saputo affrontare bene questa emergenza. Tutti sono rimasti molto soddisfatti della prontezza di reazione dell’università che in pochissimo tempo è stata in grado di reinventarsi e di permettere così agli studenti di non perdere troppe ore di lezione, di non saltare la sessione e, per chi era un laureando, di laurearsi in tempo. Come ci dice Melissa Elefante, rappresentante degli studenti in Senato Accademico ,la perfezione è difficile da raggiungere ma l’Unitus ha saputo affrontare con freddezza i problemi causati dalla pandemia.

Un pensiero speciale è andato nei confronti delle matricole che si sono trovate ad affrontare un’esperienza nuova e importante come quella dell’università totalmente a distanza.

Giacomo De Vito

Si aspettavano un primo anno differente, a tutti è mancata la vicinanza e il rapporto con i professori e la dinamicità delle lezioni in presenza. Nonostante ciò sono comunque riusciti ad entrare nel mondo universitario grazie al grande sforzo dei rappresentanti che si sono “presi cura” di loro essendo disponibili 24 ore su 24, rispondendo a tutte le loro domande e trovando insieme a loro soluzioni per tutti i problemi che si sono potuti presentare in questo loro primo semestre.

“Mi sento fiero di essere studente di questa università in quanto mi sento di essere ascoltato e capito”- così ha concluso Giacomo de Vito, presidente della consulta, pensiero che penso possano condividere tutti gli studenti di questa Università.

 

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