Covid-19, Talotta (Fials): “Basta propaganda sugli infermieri e sulle altre professioni sanitarie”

VITERBO – Riceviamo da Roberto Talotta (presidente della Fials Viterbo) e pubblichiamo: “La cosiddetta “fase 2” che il Governo si appresta a varare con le nuove  regole per limitare la diffusione dei contagi da Codid-19, ci spinge a tracciare un primo consuntivo su quella che è stata la prima fase di questa temibile epidemia che, in poco tempo, si è tradotta in pandemia.

Alcune regioni d’Italia sono interessate da situazioni molto pesanti che registrano ancora un numero considerevole di nuovi contagiati e centinaia di decessi giornalieri, con gli ospedali che sono chiamati a controllare ricoveri  in contesti veramente difficili, anche se sono in aumento malati dimessi dalle terapie intensive.

Viterbo non ha fatto eccezioni e l’impatto con la diffusione del coronavirus ha messo alla prova un servizio sanitario che, “in tempo di pace”, già risultava limitato nel rispondere al fabbisogno assistenziale, in quanto settore della Pubblica Amministrazione  più volte corroso da riduzioni di spesa che ne hanno fiaccato potenzialità ed efficienza.

Dobbiamo dire, che di fronte agli effetti devastanti del coronavirus, il sistema viterbese ha tenuto in maniera egregia perché ha registrato indici alquanto positivi, constatati nel numero contenuto di persone contagiate, di quelle guarite e dei decessi che non hanno assunto quantità da “ecatombe” come, purtroppo, censito in altre parti d’Italia.

Ma ci sono anche risvolti negativi che meritano di essere posti all’attenzione e, questi, si ritrovano nel diffuso malcontento degli operatori sanitari, dei medici, degli infermieri e dei tecnici, sì di tutti coloro che, fino alla noia, sono stati osannati come gli eroi del 2020, cioè di tutti questi dipendenti che, per interdirci,  hanno garantito il contenimento della diffusione del virus e l’assistenza ai malati, pagando in termini di sacrifici, di diuturna presenza, di grande abnegazione e  professionalità, gli stessi che, fino a poche settimane fa, sono stati bersaglio di aspre critiche, forti denigrazioni e finanche aggressioni fisiche, ritenuti i principali responsabili di casi di malasanità e delle inefficienze ospedaliere.

Ebbene, con l’approssimarsi dello stipendio, i quattro baiocchi promessi dal Governo ( € 100 per la precisione ), sembra non siano stati inseriti in busta paga, pensate, 100 euro lordi per compensare l’immane lavoro svolto da questi professionisti del pronto soccorso, delle rianimazioni e dei reparti ospedalieri, che dire, solo parole, anche se con accordi regionali si sta cercando di riparare a quella che sembra assumere la sembianza di una vera beffa.

Il Comparto sanitario non ha bisogno di “bonus”, di “regalie”, di “mancette” ma il riconoscimento di un vero Contratto di Lavoro che restituisca dignità e giustizia a queste professioni che, in primis, negli ultimi anni, hanno dovuto sopportare  blocchi del turn over,  mancate assunzioni e lo smantellamento lento e sistematico del “sistema salute”, a fronte della mancata rivalutazione di tutte quelle indennità per lavoro disagiato che si ritrovano nello straordinario, nel servizio festivo e notturno, nella pronta disponibilità e nel rischio professionale, indennità che sono vergognosamente ferme agli importi riconosciuti ben 30 anni fa”.

 

 

 

 

 

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