Credito, CNA: “Proroga delle misure in scadenza a giugno e regole europee più flessibili per scongiurare uno shock sulle imprese”

VITERBO – Quasi il 50% del credito bancario alle imprese risulta “congelato” da moratorie sui prestiti e Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese. E un repentino ritorno alla regole ordinarie potrebbe mettere a rischio centinaia di migliaia di imprese. È quanto sottolinea la CNA, rinnovando alle istituzioni europee e nazionali la richiesta di definire subito una exit strategy rispetto alle misure straordinarie adottate per arginare gli effetti della pandemia sulle attività economiche.

Sulla base dei dati pubblicati da Banca d’Italia a fine 2020, lo stock di credito bancario alle imprese ammontava a 750 miliardi, con un incremento, il primo dopo nove anni, di 42 miliardi. I numeri tuttavia risentono delle misure attuate: quasi 200 miliardi per le domande di moratorie (di cui 150 miliardi si riferiscono a piccole e medie imprese) e 130 miliardi per le richieste al Fondo di Garanzia (ai quali aggiungere 20 miliardi di prestiti con la Garanzia Italia di Sace). In totale, 350 miliardi “protetti”, pari al 46% dello stock totale.

“Bisogna scongiurare possibili gravi shock sul tessuto produttivo e sul sistema bancario. Viviamo un tempo di eccezionale difficoltà: c’è dunque la necessità – afferma Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia – di intervenire con urgenza sul versante del credito per sostenere l’imprenditoria diffusa. In particolare, chiediamo di prorogare alcune misure in scadenza a giugno, vedi la moratoria dei prestiti, e di somministrare massicce dosi di flessibilità al sistema regolamentare comunitario”.

Il riferimento è alle norme sul default, che decretano lo stato di insolvenza per chiunque sia inadempiente nei confronti delle banche per più di 90 giorni anche per importi irrisori (per esempio, sono sufficienti 100 euro perché un artigiano o una piccola impresa sia considerato in default), e al cosiddetto “calendar provisioning”, che prevede la svalutazione integrale dei crediti deteriorati secondo scadenze prestabilite. “Si tratta – prosegue Melaragni – di un meccanismo rigido e completamento inadeguato, soprattutto nella crisi in corso”.

CNA chiede altresì che l’Europa segua l’esempio dell’Italia, estendendo da 7 a 15 anni la durata dei finanziamenti fino a 30mila euro assistiti da garanzia pubblica. In parallelo, è urgente individuare strumenti per favorire la rinegoziazione di circa 200 miliardi di euro di esposizioni congelate con le moratorie.

Contemporaneamente, è necessario, secondo la CNA, rivitalizzare il sistema dei Confidi e ottimizzare l’operatività del Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese, valorizzando la relazione tra pubblico e privato.

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