di WANDA CHERUBINI-
VITERBO- Dopo l’elezione dell’esecutivo della Consulta del volontariato, la presidente dell’associazione viterbese per la cremazione, Linda Natalini, torna a puntare l’attenzione sulla situazione della cremazione a Viterbo. “Mi sono resa conto che la situazione della cremazione, dell’area della memoria e della sala del commiato sono poco conosciute- afferma Natalini – L’associazione viterbese per la cremazione ha sempre cercato di tenere alto il discorso sulla dignità della memoria e del rispetto per chi non c’è più. Abbiamo fatto prima un impianto crematorio, poi il giardino della memoria e ora siamo in attesa della sala del commiato”. Al riguardo la presidente Natalini ricorda che il progetto esecutivo è del 2019 ed è inserito nel piano triennale delle opere pubbliche, ma ancora si è in attesa della sua realizzazione. “Per questo siamo andati ieri a fare un sopralluogo al giardino della memoria. Il problema urgente e già segnalato da tempo al Comune (un anno fa venne anche la sindaca a vedere) è l’accesso all’area della dispersione, in quanto il vialetto è con la ghiaia e quando piove si creano degli avvallamenti ed in più non è praticabile per persone con problemi di deambulazione. Per contratto la Silve, la società che gestisce l’impianto crematorio, deve fare la pavimentazione più consona anche per chi ha mobilità ridotta e da quanto sappiamo sarebbe pronta a farlo, ma manca l’autorizzazione da parte del Comune, ovvero una semplice firma” . Altra problematica la mancanza della sala del commiato. “La sindaca aveva assicurato la sua volontà nel realizzarla, ma di fatto chi vuole salutare il proprio defunto deve farlo o in una stanza di passaggio tra l’impianto, la camera mortuaria e gli uffici o direttamente all’aperto, là dove dovrebbe appunto realizzarsi la sala del commiato. Per questa sala- prosegue Natalini- c’è già il progetto definitivo, l’iscrizione e il mantenimento, inseriti nel piano triennale delle opere pubbliche, ma tutto è fermo. Nel frattempo, però non sarebbe male se il Comune autorizzasse almeno la
realizzazione del vialetto impraticabile con la ghiaia, soprattutto quando piove, perchè si riempie d’acqua e crea avvallamenti”. Natalini evidenzia anche altre piccole problematiche, come la guaina del braciere che sta nel giardino della memoria e che si è scollata. “Per il resto abbiamo trovato una buona manutenzione del giardino della memoria, ma attendiamo questa sala del commiato di cui se ne parla da anni: una prima risposta ci fu con l’amministrazione Michelini che fece il progetto preliminare. Poi con l’amministrazione Arena ed in particolare con l’interessamento dell’allora assessore Allegrini, è stato approvato il progetto definitivo, anche se era risultato un po’ troppo oneroso. Come associazione avevamo regalato un progetto più semplice e meno oneroso fatto da un nostro socio architetto, ma in un’area non libera. Non abbiamo mai voluto un progetto faraonico, ma ci interessa un luogo dignitoso dove poter dare l’ultimo commiato ai propri defunti. Si parlò anche di una tensostruttura provvisoria, ma non si fece neanche questa”.
Ma come stanno andando le cremazioni a Viterbo? “Abbiamo un solo forno crematorio e, quindi, quando si fa manutenzione o c’è un guasto resta fermo. Comunque la ditta Silve ha sempre lavorato bene e quando ci fu un guasto ha trasportato le salme dei viterbesi a Firenze facendo pagare la stessa tariffa, che risulta la più bassa d’Italia”.
A quanto ammonta questa tariffa? “I residenti di Viterbo pagano per la cremazione 150 euro, poi ci sono le tasse comunali per la dispersione o per l’affidamento che si aggirano sulla 70ina d’euro. Coloro che non risiedono a Viterbo, quindi, anche i residenti della provincia, pagano invece sulle 600 euro più la tassa d’ingresso. In generale in Italia il costo della cremazione si aggira sui 600-700 euro”.
Come sta andando la richiesta di cremazione? “Le richieste sono molto aumentate. La media nazionale è del 34,4% secondo i dati pubblicati lo scorso anno, con una differenza sostanziale tra il Nord Italia dove la media è del 40-50%, al 9 per cento del Sud e al 6% delle isole. Nel Lazio la richiesta si aggira sul 20%. Ma bisogna considerare che c’è un problema di disponibilità di impianti crematori, visto che nel Lazio ne esistono solo 3 che sono appunto quello di Viterbo, seguito da Roma e Civitavecchia. Nel Viterbese siamo partiti da 600 cremazioni all’anno dal 2005, anno in cui si è aperto il forno crematorio, alle 2500 fino a due anni fa. Poi con l’introduzione del forno crematorio di Civitavecchia, siamo scesi alle attuali 1900 cremazioni annue. E’ aumentata la cultura della cremazione perché comunque è la meno onerosa e la meno inquinante, visto che è la seconda meno inquinante dopo l’inumazione. C’è poi un aumento della sensibilità ecologica e l’azione delle varie associazioni. Dall’86 abbiamo sempre cercato di fare più rete con le onoranze funebri, attivando anche delle convenzioni, tanto che tra i nostri iscritti vi sono anche persone provenienti dall’Umbria oltre che dal Lazio”.
Quanti iscritti conta l’associazione viterbese cremazione? “Contiamo 1050 iscritti di cui 650 viventi. L’iscrizione all’associazione è anche un’attestazione testamentaria. Io come presidente così come i responsabili legali dell’associazione mettiamo il timbro del Comune, certificando così la decisione di chi si iscrive ad essere cremato. L’iscrizione presuppone che questa volontà venga rispettata e così facendo agevoliamo i parenti in vita perché basta la presentazione di questa attestazione anche via pec allo Stato civile per avviare la procedura della cremazione”.
Quanto costa iscriversi all’associazione? “La quota ha un costo di 40 euro e poi mantenere l’iscrizione costa 10 euro l’anno che serve per pagare l’affitto della nostra sede al Comune e per le spese vive. Inoltre, sosteniamo spese anche per iniziative come la mostra fotografica svolta ad aprile, conferenze, presentazione di libri per far conoscere la cremazione e la cultura della morte”.