Da soli per Natale: cosa faranno durante le feste gli studenti stranieri rimasti a Viterbo?

di ARIADNA BULAT –

VITERBO – Le feste di fine anno si stanno avvicinando. Nonostante il fatto che il Covid ancora vaga per le strade delle città, le persone, in una fretta affannosa, girano per negozi. Anche a Viterbo la gente è entrata nella dinamica festiva soprattutto con gli addobbi della città. Il centro storico ed i centri commerciali sono stati presi d’assalto nelle ultime settimane. Alcuni, nella ricerca del regalo perfetto, altri per acquistare prodotti, mentre qualcuno ha deciso di girovagare oziosamente per le vie cittadine, senza fretta, provando emozioni nell’osservare il paesaggio.

Spostando adesso la nostra attenzione su quello che una volta era il luogo di risate e dinamiche continue, arriviamo a casa dello studente in piazza San Sisto, dove gli studenti quest’anno sono stati poco più di venti. La condivisione degli spazi comuni senza ansie, le feste notturne durante il weekend e lo studio giornaliero nella biblioteca: tutto questo ormai è un ricordo del passato. E come se questo non fosse bastato, il Covid ha ridotto anche altre libertà, specialmente per quanto riguarda gli studenti che non possono tornare a casa per le feste di fine anno. Parliamo in questo caso degli studenti stranieri, che sono impossibilitati, per vari motivi scatenati dalla pandemia globale, a tornare dalle loro famiglie per Natale e Capodanno.  

Abbiamo chiesto a quattro studenti provenienti dall’estero, impossibilitati a rientrare presso le loro famiglie, come trascorreranno questo Natale così particolare a Viterbo, restando nella loro residenza studentesca. 

Anastasia viene dalla Russia, da una piccola città della Siberia centrale. Studia lingue, cinese ed inglese, all’Università della Tuscia ed è arrivata a Viterbo un anno fa, dicendo che si è innamorata della città. Adesso abita alla casa dello studente di San Sisto, che però, rimarrà chiusa durante le feste. Anastasia dovrà trasferirsi alla residenza in via Cardarelli. “A casa quest’anno non posso tornare. Il problema più grande per me è il costo del biglietto. Solo per andare a Mosca devo pagare 300 euro, e poi devo prendere l’aereo per la mia città. Per andare e tornare dovrei spendere mille euro”. 

L’ultima volta che Anastasia ha visto la sua famiglia è stato più di un anno fa. “Sarei dovuta tornare a casa questa estate o adesso, per le feste. Ormai non lo so più quando vado, probabilmente a luglio. Il Capodanno lo festeggio con gli altri studenti stranieri che rimangono qui. Invece la tradizione di cenare con la mia famiglia il giorno di Natale, quest’anno, purtroppo, non ci sarà”. 

In Russia ed anche in altri Stati in cui la chiesa ortodossa ha deciso di conservare il calendario giuliano e non trasferirsi a quello gregoriano, il Natale viene celebrato il 7 di gennaio. Il calendario gregoriano fu introdotto da Papa Gregorio XIII nel 1582 ed è il calendario solare ufficiale di quasi tutti i paesi del mondo.

Ekaterina, viene da Mosca e studia Scienze forestali all’Università della Tuscia, iscritta al primo anno di PhD. Prima aveva vissuto alla residenza in via Cardarelli ma adesso sta vivendo in un appartamento in affitto a Viterbo, che divide insieme a due studentesse italiane. “La situazione del coronavirus a Mosca è molto brutta. I numeri che vengono comunicati su internet o in TV non coincidono con i numeri reali. Anche mia madre si è ammalata. Ho deciso di non tornare per le feste perché dovrei stare tutto il tempo chiusa in casa, con la paura di non infettarmi, visto che abbiamo tantissimi casi. E’ pericoloso. La mia famiglia l’ho vista un anno fa. La rivedrò, probabilmente, questa estate, ma ancora non lo so con precisione”. 

Nemmeno Gregorio, uno studente armeno che viene da Beirut, non torna a casa, dicendo che è la quarantena ed i soldi da spendere per i tamponi che lo fermano. “Se parto per il Libano, dovrei stare in quarantena sia a Beirut, 14 giorni, sia una volta rientrato in Italia, ed è qui il problema. Non avendo una mia dimora qui, sarei costretto ad affittare un B&B a Roma perché alla casa dello studente non si può stare in autoisolamento. E gli affitti sono costosi. Poi, dovrei pagare per i tamponi che sarei obbligato a  fare  al rientro in Italia, alla fine della quarantena e poi anche per tornare alla casa dello studente di San Sisto. Non ne vale la pena, per due settimane, fare tutto ciò. Allo stesso tempo però, volevo tornare in Libano perché è da sette anni che non festeggio il Natale con la mia famiglia. Tornavo a casa soltanto durante l’estate”.  

Simone, invece, racconta che per lui sarebbe rischioso tornare in Ucraina visto che dall’8 al 24 gennaio il paese dell’est Europa introduce la quarantena. “Probabilmente non sarà possibile ritornare in Italia. Il mio paese, durante il lockdown, potrebbe chiudere le frontiere. Non vorrei rimanere bloccato lì”. Simone viene da Donbass, dove dal 2014 è in corso la guerra tra forze separatiste e le forze armate dell’Ucraina. “Spero di poter tornare a casa durante l’estate”, conclude. 

 

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