Dall’ascensore a Piazza S. Lorenzo

di FRANCESCO MATTIOLI-

Uno dei principali accessi dei turisti al centro storico di Viterbo passa per l’ascensore che sale dai parcheggi intorno a Porta Faul direttamente alla Piazza S. Lorenzo e al famoso Palazzo Papale.

Il punto critico di questo accesso è rappresentato dalla salita che, uscendo dall’ascensore, conduce a Piazza San Lorenzo. Finora, un orribile biglietto da visita, costituito dall’edificio dell’ex Ospedale: fatiscente, cadente, con finestre murate a vivo, rivestimento vecchio, sbiadito e screpolato, insomma l’idea di una estrema incuria che fa rabbrividire. Per di più, da qualche mese si sono aggiunte le transenne che tengono lontani i passanti dal muro, quasi a presagire offese non solo all’estetica, ma soprattutto all’incolumità delle persone. Quell’edificio è di proprietà regionale e dovrebbe essere destinato non solo ad un robusto restauro, ma anche a farsi sede di benemerite attività culturali; e tuttavia ci sono da attendere tempi biblici scanditi da una burocrazia che non smette mai di essere più soffocante che efficiente.

Nel frattempo, che fare? Da alcune settimane qualcuno ha provveduto a mettere qualche toppa al problema: il muro, almeno ad altezza d’uomo, è stato rinfrescato nella tinta originale che sembra rivelarsi sulla parete screpolata (un improbabile, ma allo stato attuale inevitabile, rosa); inoltre sono apparse immagini che rievocano alcuni centri viciniori della Tuscia (tra cui l’immancabile Civita di Bagnoregio).

Sulle pagine di un quotidiano online di Viterbo sono apparsi articoli di fuoco contro tale iniziativa, che sarebbe quasi peggiore, per obiettivi e fattura, dell’immondo spettacolo precedente, interrogandosi anche sulla liceità del provvedimento.

Ma non è questo il punto; certo la cura può alimentare obiezioni, ma rispetto a quel che c’era prima se non altro si fa un minimo di attenzione all’occhio del passante che, dall’indignazione per lo stato dei luoghi, può passare alla curiosità di decifrare le immagini pur nella bonaria perplessità sulla legittimità dell’iniziativa. D’altronde l’ascensore è stato inaugurato nel 2016: nessun amministratore da allora ha ritenuto di intervenire su quello sconciato biglietto da visita che il turista trova all’arrivo a Piazza S. Lorenzo? E perché neppure nei progetti più celebrati per S. Pellegrino in Fiore si è previsto il modo di rimediare, quanto meno temporaneamente?

C’era un altro modo per provvedere all’indecenza di quel muro e di tutta quella via d’accesso? Certamente sì, probabilmente a costi minimi e con risultati migliori, senza peraltro scatenare fantasie di difficile interpretazione e di incerta liceità. Percorrendo la salita, a destra sarebbero stati sufficienti quattro o cinque vasi con piante fiorite o, quanto meno, sempreverdi se la manutenzione ne fosse risultata complicata (!). Sulla sinistra, a coprire in buona misura il muro e paradossalmente a difendere il passante da qualche calcinaccio, alcuni pannelli in legno di grandi dimensioni, ben ancorati al suolo e al muro. Sui pannelli, dei murales rievocativi dei principali episodi della storia medievale (la più gloriosa) di Viterbo: che so, il Conclave in primis, ma anche la leggenda della Bella Galiana, la storia di Santa Rosa e della Macchina a Lei dedicata, Dante al Bulicame, ecc.

Ma le domande cruciali sono: si deve lasciare tutto nell’abbandono primordiale, visto che secondo alcuni un muro è di competenza della Curia e l’altro della Regione e il Comune non può farci nulla? Chi ha tentato di ridurre lo sconcio è passibile di denuncia per lesa proprietà e competenza istituzionale?

Insomma, su quel pezzo di strada offerto al turismo nazionale e internazionale finora abbiamo potuto riscontrare: a) una situazione originaria intollerabile, anzi vergognosa che denuncia e condanna l’incuria di chiunque ne abbia/abbia avuto la responsabilità, anche pregressa; b) una soluzione attuale apprezzabile o meno, ma di iniziativa privata e formalmente illegittima (che ricorda la triste e paradossale storia del sindaco di Gombito); c) una reazione mediatica e politica forse comprensibile per le logiche che ne governano i meccanismi, e tuttavia un tantino rissosa, fine a se stessa e per nulla propositiva.

P.S.: cambiate il tono della voce guida che si ascolta dentro gli ascensori: non si capisce quello che dice e lo fa pure in modo sgraziato (ho visto gli occhi sbarrati di certi turisti…)

Buon Anno.

Francesco Mattioli

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