Daniele Nicastrini, consigliere nazionali Uspp: “Carceri terra di reati e aggressioni alla polizia penitenziaria”

VITERBO- Riceviamo da Daniele Nicastrini, consigliere Nazionale USPP e Segretario Regionale Lazio e pubblichiamo: “In questi mesi dall’emergenza COVID-19 nel mondo e nel paese, dobbiamo  scontare anche un’ emergenza carceri che sembra interessare a pochi, ma soprattutto non interessare a chi avrebbe il dovere istituzionale di vegliare su di essa: il ministro della giustizia è il vero assente nell’intera emergenza. Abbiamo avuto morti e distruzione con danni ingenti anche per l’economia di questo Paese, il tutto sembra non smuovere la coscienza di questo signore che al di là del ruolo istituzionale oggi rivestito non sembra aver lasciato ad oggi un segnale tangibile della sua presenza.
Le dimissioni che hanno investito il DAP e via Arenula sono da ricondurre agli scandali emersi anche in trasmissioni televisive, che interessano anche noi sindacalmente e come polizia penitenziaria, ma che in questa occasione non voglio focalizzare l’attenzione, che invece vorrei che si focalizzi sulla difficoltà della Polizia Penitenziaria nel svolgere il proprio dovere.
La Polizia Penitenziaria deve adempiere ad una doppia emergenza, quella COVID-19 e quella della popolazione detenuta che non è sovraffollata come qualcun’altro intende far emergere (vediamo molte indicazioni dei garantisti istituzionalizzati) considerato che la popolazione attuale supera appena i 53 mila rispetto ai 50 mila posti previsti, ma per l’atteggiamento di qualche migliaio di facinorosi soprattutto stranieri anche comunitari (serbi, croati, ecc.). Persone che non hanno alcuna remora a spaccare tutto, ad aggredire fisicamente o mettere in atto qualsiasi gesto anche fraudolento, messo su anche per favorire la fraudolenza esigenza di altri detenuti dediti ad un vero spaccio di alcol, creato ad arte da secchi e secchi di frutta macerata (anche con uso di lievito, dadi, medicinali delle terapie ecc), riposto in bottiglie di vario genere bene occultate in celle piene dei generi consentiti per la loro spesa, poi tra di loro distribuito, che seppur costantemente viene sequestrato dalla Polizia Penitenziaria, questo non scaturisce alcun effetto se non qualche sanzione disciplinare che per soggetti delinquenti senza alcuna remora e come buttare acqua nel mare.
Soggetti psichici che a seguito della chiusura degli OPG (Ospedale psichiatrico giudiziario) sostituiti nel 2014 dalle Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza ) con circa 600 posti in tutta Italia gestiti interamente dalle Asl, (altri soldi pubblici spesi ad “arte” a danno dei contribuenti) quando sarebbe stato sufficiente sistemare quelli già esistenti (OPG) per questi motivi praticamente altre migliaia aspettano all’interno delle sezioni detentivi dove di fatto non dovrebbero stare con ripercussioni forti nella loro impossibile gestione.
A questi si aggiungono le continue attività illecite come i ritrovamenti di microtelefoni ( più piccoli di un dito di una mano) occultati ad arte negli “ani” dei stessi ristretti, che per ritrovarli servirebbe uno scanner corporale identico negli aeroporti ma che di fatto qualcuno pensa bene di non autorizzare l’uso (chissà perchè?), che attraverso questo strumento possono continuare a condurre traffici e attività illecite criminose all’esterno dei penitenziari di vario genere anche di natura mafiosa.
Non parliamo della quantità di stupefacenti che viene trovata o tentata di introdurre attraverso i famosi “colloqui famiglia” con il coinvolgimento dei stessi loro congiunti. Purtroppo per onor di cronaca abbiamo a che fare anche con qualche “infedele” che impropriamente indossa la nostra stessa divisa che comunque alla fine viene preso e sbattuto dietro le sbarre oltre che fuori dal Corpo di Polizia Penitenziaria con la possibile destituzione.
Anche altri operatori, avvocati e preti (ultimo caso a Carinola con 9 micro telefoni sequestrati dalla Polizia penitenziaria) purtroppo vengono pizzicati in detti reati con relative denunce e altrettanti provvedimenti attraverso i loro ordini professionali.
Dei nostri feriti oltre 1700 negli ultimi 6 anni per aggressioni e atti critici all’interno delle sezioni ecc, dei circa 260 detenuti salvati dal suicidio che vuol dire che la Polizia penitenziaria unico operatore all’interno del carcere che garantisce con la sua presenza costante nelle 24 ore la vita dei reclusi, dove purtroppo in circa 200 casi nello stesso periodo non si è riusciti a salvare. A questi bisogna aggiungere anche i nostri caduti per suicidio 26 in sei anni, per motivi di stress correlato dalle difficoltà richiamate al servizio e alla vita privata che probabilmente sfocia in gesti estremi, che sembra non essere solo un problema della Polizia Penitenziaria ma anche di altri operatori delle altre forze dell’ordine.
Un corpo di Polizia Penitenziaria che ha i suoi problemi che su un organico nella regione Lazio di 3119 (circa 37 mila in Italia) di cui circa 300 in servizio presso i nuclei traduzioni e servizi connessi, rimane il vero unico baluardo tra lo Stato e chi lo ha trasgredito (5690 detenuti nel Lazio e 53000 in italia) e dovrebbe essere supportato anche con leggi speciali, per chi tenta anche dentro le patrie galere di trasgredire rispetto alle normative vigenti che ricordo riguarda anche il diritto di difendersi in caso di essere offesi fisicamente.
Da 37 anni di servizio e dal 1990 da sindacalista, posso dire che abbiamo superato tanti momenti bui del nostro lavoro, personalmente ho seguito il caso Sassari del 2000 dove circa 80 agenti vennero arrestati e indagati come delinquenti per aver dovuto sedare una rivolta e una tensione nel vecchio e oggi chiuso carcere di “San Sebastiano” veramente cruenta per poi accertare una serie di inesattezze nel merito di quell’ inchiesta dove furono tutti scarcerati e solo alcune condanne per minor responsabilità rispetto alle accuse fatte in quell’epoca. Nel caso CUCCHI si accusò la Polizia Penitenziaria di un crimine efferato con processi e perizie che sembravano confermare, che invece le sentenze in cassazione hanno assolto per non aver commesso il fatto la Polizia penitenziaria purtroppo senza alcuna scusa da chi ci accusava, anche ministri della giustizia di allora, mentre si sta dimostrando nel processo attuale le responsabilità di chi aveva proceduto al suo arresto nonché i loro vertici di allora!
Con quanto rappresentato, probabilmente servirà un’ulteriore azione di protesta per far riemergere il problema ultra ventennale che questo Stato e i suoi tanti governi di vari colori politici non hanno voluto correggere, anzi portando sempre più alla deriva il nostro lavoro e noi tutti che continuiamo ogni giorno a svolgere le funzioni delineate dagli ordinamenti degli ultimi 40 anni.
Io credo che i sindacati della Polizia penitenziaria e la sana società civile dovrebbero unirsi negli intenti, lasciando da parte le logiche delle diversità, ma riportare il sistema carcere un luogo dove l’articolo 27 della Costituzione sia reale e non un problema per qualche garantista, ex galeotto o Archimede pitagorico del terzo millennio da dover abbattere per una sola necessità o meglio definire la prigione come luogo “da aprire”.
Purtroppo dimenticando che dietro a questa loro prigionia impropriamente così definita da questi signori istituzionalizzati da Regioni e Stato, che esistono le vittime dei loro malfatti che è anche la Sana Società Civile, che attraverso la norma costituzionale riconosce il diritto alla rieducazione e la salute del condannato per reati punibili da un Codice penale che rappresenta per uno Stato di diritto un elemento imprescindibile a cui affidare il rispetto del diritto alla Libertà del vivere civilmente.
Per questo il carcere non può essere terra dove continuare a trasgredire, ma un luogo dove intanto evitare di nuocere alla sana società civile, aiutati da un sistema complessivo che eviti questo promulgare di cattive intenzioni”.

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