Davide Ghaleb Editore compie 20 anni e festeggia con alcune delle sue migliori firme

di EMANUELE FARAGLIA –

VETRALLA (Viterbo) – Libri, libri e ancora libri. Non potrebbe essere diversamente visto che ci troviamo in una casa editrice, la Davide Ghaleb Editore, ma essere così immersi e circondati da tanta cultura fa un certo effetto. Questa mattina sono ufficialmente iniziati i festeggiamenti per i 20 anni di attività, con la promessa che… non finisce qui.

Numerosi gli ospiti presenti , tra autori e direttori di collane, a prendere la parola per prima è stata Diana Ghaleb, figlia di Davide nonché delegata alla Cultura del Comune di Vetralla, che ha ricordato il primo volume “La piazza e il duomo di Vetralla” di Giovanni Cigalini e ha salutato la dottoressa Elisabetta De Minicis e l’indimenticato Enrico Guidoni, “figure fondamentali che ci hanno visto crescere”. Così come i tre moschettieri della banda del Racconto, Benedetti, Ricci e D’Aureli che ormai, le parole di Diana “fanno parte della nostra famiglia con alcune collane , senza il loro aiuto non avremmo forse realizzato i nostri eventi”.

Davide , soprannominato “il Santissimo”, ricorda la campagna “Salvate il Santo Editore” per tenere in piedi il progetto di una vita non solo professionale, ma, appunto, familiare. In tutto, viene sottolineato, sono circa 200 gli autori in catalogo e Diana confessa: ” Ognuno fa parte di noi. Non sono semplici oggetti i libri, è un po’ come fare un corso pre-parto… Ringraziamo soprattutto i nostri lettori e chi ci ha aiutato anche solo acquistando una copia dei nostri libri”.

Gabriella Norcia, madre di Diana nonché autrice di diversi volumi, saluta Andrea Natali , a quota quattro pubblicazioni e collaboratore per l’organizzazione di alcuni eventi con la casa editrice

Presente anche Luigi De Grandis che è intervenuto per la stesura del libro “Quando la guerra passò”.

De Minicis si dice “testimone di un percorso che è andato arricchendosi nel tempo. 20 anni fa nacque una collaborazione col Museo della Città e del Territorio. Enrico non c’è, ma sarebbe stato contento oggi”. Elisabetta ricorda chi non c’è più, Guidoni appunto, col quale ha cercato e cerca tuttora di unire la trasmissione dei saperi attraverso non solo l’università , ma anche l’Accademia  ed un legame stretto col territorio: ” LA storia di una città non è soltanto legata agli architetti e ai progettisti, ma ad una catena che parte dal basso. Quindi il lavoro degli artigiani, artigiani-artisti e così via. Le tesi di laurea sul territorio vengono conosciute da chi abita il territorio. Dopo la collana ecco la rivista Storie Vetrallesi, perché non tutto trovava spazio nella collana. GLi studi vetrallesi sono uno strumento utile per far conoscere il territorio con quel taglio specifico che era legato soprattutto all’insegnamento di Enrico , storico dell’urbanistica molto particolare, non riusciva a dividere il concetto di progettazione da quello di trasformazione storica della città. Ho chiesto a Davide di aprire una nuova collana, di Archeologia e Territorio, dove la centralità è legata alla trasformazione e alle risorse del territorio”.

La direttrice del Museo della Città e del Territorio, gestito dall’Unitus, conclude il suo intervento dicendosi certa che la collaborazione con la Davide Ghaleb continuerà.

Tocca poi alla maestra, o meglio insegnante, Gabriella Norcia presentare la collana “Passi in cerchio” con le proprie esperienze scolastiche, che sta per essere lanciata. Già in essere, invece, “Foglie di vita” nata da un talento familiare, quello dell’ascolto: nonni e zii che raccontano di guerra ed altro: “Io fin da piccola ascoltavo e ascoltavo. La prima pubblicazione, mi dispiace non averla curata come avrebbe dovuto, le memorie di mio zio, un militare internato, la cui storia in parte è stata coperta dalla tragedia della Shoah.

Non si tratta di racconti nostalgici o smielati. I nostri autori raccontano o hanno raccontato, sì partendo da loro storie di vita, ma sempre agganciando le loro storie al racconto della storia nazionale”.

Bombardamenti, uso di gas da parte di militari italiani, dai racconti a più voci sono emerse notizie come famiglie che hanno ospitato e nascosto ebrei. Come presenza di chi ha dato informazioni agli americani per i bombardamenti. E la raccolta di documenti ufficiali americani che ci hanno permesso di ricostruire tutto. Abbiamo avuto e abbiamo nel cuore anche Domenico Birelli, testimone del bosco, dei lavori agricoli, la pubblicazione “Grano” è un’opera d’arte , un quadro lirico. Chi racconta è un tassello che aiuta a ricostruire la storia”.

Pietro Benedetti, altro narratore di comunità molto noto in provincia, spiega l’importanza di Istantanee Teatro: “Quando il teatro diventa un libro, si passa sempre dalla ricerca di emozioni, si passa dall’uomo. E’ vero che il teatro forse è il solo che può trasmettere l’emozione di chi racconta, però se tutto questo non è accompagnato da qualcosa che può essere considerato eterno, comunque scritto… Il libro è importante. Direi che Davide ha dato una mano che gli attori ricercano da sempre”.

Marco D’Aureli, altro componente della Banda del Racconto parla , non di una casa editrice, ma di una famiglia: “Questa dove siamo è una Casa Editrice, ma Davide ce l’ha fatta conoscere come Casa, un luogo accogliente e aperto sotto tutti i punti di vista. Oggi siamo qui per celebrare un rito, i primi 20 anni, molto importante”. Lo stesso D’Aureli si chiede quale sia il core business della DG Editore? E la risposta è semplice: “E’ quello di condividere, mettere in circolazione tutta una serie di materiali, e il libro è il principale strumento attraverso cui ciò diventa possibile. La collana Banda del Racconto, 10 anni di vita, 23 volumi pubblicati, ne sono in lavorazione tre e uno riguarda una collaborazione con il Museo della Terra di Latera, gli altri due costituiscono le ultime perle di una collana dedicata agli ultimi tre anni alla Lingua Vitorbese… e poi un’antologia con le poesie vincitrici e segnalate nel concorso”.

L’excursus è talmente vasto che è impossibile e sarebbe forse noioso, in tempi di click e social, immediatezza e dittatura del presente elencare nomi, autori, tematiche trattate, ciò che resta è l’occasione di “discussione e confronto. C’è una storia – conclude D’Aureli – una storia dietro questi libri”.

L’epilogo di questo incontro non può che essere affidato al vulcanico ed indomito Antonello Ricci che prima scherza sulle parole centellinate in pubblico dal Santissimo Davide: “Ci abbiamo costruito una leggenda sul fatto che Davide non parla mai…”. Poi, interrotto dallo stesso Davide che ricorda un altro libro di poesie, esclama: “Sono sorpreso , ha parlato più degli ultimi 15 anni!” . MA non si ride soltanto: Ricci ricorda il funerale di Pasolini, la frase, forse di Moravia sui poeti che non nascono tutti i giorni, forse uno o due ogni cento anni. “Come fai a non innamorati di uno come Davide? Categoria degli editori che non parlano, la loro vita è esattamente quello che fanno, con cura e peculiarità tutta italiana”.

E poi ancora le passeggiate narrate, il master all’Unitus sui Narratori di Comunità “divenuto ormai modello teorico alto e non mero esercizio narcisistico”. Infine un piccolo colpo di scena, o meglio , un congedo: Ricci anticipa che dal 2021 si occuperà di altro e dovrà ridurre la sua attività con la DG Editore, anche se il legame con l’amico Davide non sarà , ne siamo certi, mai spezzato.

A conclusione i ringraziamenti di Andrea Natali: “Ogni pubblicazione per me è stato un dono”. Doni che, invece di essere consegnati al festeggiato, sono, in una festa tutta al contrario, regalati dalla casa editrice ai presenti con una borsa piena di pubblicazioni speciali.

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