Debora Caprioglio torna al teatro di Vejano con “Non Fui Gentile, Fui Gentileschi”

VEJANO (Viterbo)- Dopo un grande successo di critica e di pubblico come protagonista di “Callas d’incanto”, Debora Caprioglio torna a incantare il pubblico vestendo i panni di Artemisia Gentileschi in un nuovo e toccante spettacolo in solitaria.L’appuntamento al teatro comunale di Vejano è per il 29 ottobre alle ore 17,30. Ambientato nello studio di pittura di Artemisia, questo intenso assolo ci porta a scoprire la straordinaria vita di una delle pittrici più eccezionali della storia.

Artemisia ci apre le porte della sua anima e ci racconta la sua storia, iniziando dall’infanzia segnata dalla perdita della madre, in una Roma del XVII secolo. Fin da piccola, Artemisia capisce quanto sia difficile per una donna vivere in un mondo dominato dagli uomini. Tuttavia, suo padre, Orazio Gentileschi, la avvia alla pittura, un mestiere in cui le donne erano raramente coinvolte. Artemisia si distingue dai suoi fratelli grazie alla sua passione per la pittura, dedicando ore ed ore a perfezionare ogni dettaglio dei suoi quadri.

Grazie al sostegno di suo padre, Artemisia ha l’opportunità di conoscere i più grandi pittori dell’epoca, tra cui il celebre Caravaggio. Il padre la affida all’apprendistato di Agostino Tassi, un amico di famiglia, per migliorare le sue abilità artistiche. Tuttavia, un oscuro giorno, Tassi abusa di Artemisia. Questo trauma e il successivo processo, voluto da suo padre, segnano profondamente la vita e l’arte di Artemisia.

Nonostante le sfide e le avversità, Artemisia Gentileschi emerge come una figura di spicco nella lotta per i diritti delle donne. La sua pittura è drammatica e potente, in stile caravaggesco, con forti contrasti di luce e ombra. Il raggio di luce nelle sue opere non rappresenta la grazia divina, ma la giustizia divina che si abbatte su Oloferne per mano di Giuditta o che condanna i vecchioni che importunano Susanna.

Artemisia ci guida attraverso le sue opere, spiegandoci le loro origini e significati. Ci racconta delle sue vittorie e delle sue sconfitte, sempre in lotta contro un sistema che vorrebbe relegarla alle faccende domestiche, ignorando la sua passione per la pittura. Come ci rivela in un suo autoritratto allegorico, per Artemisia la pittura è la sua vita, e non può fare altro che dipingere.

Artemisia ci offre un affondo profondo nel dolore della violenza subita, ma ci solleva verso le vette dell’arte, mostrandoci la sua incredibile forza e determinazione nel conquistare un mondo dominato dagli uomini. Artemisia Gentileschi brilla come una delle pittrici più straordinarie della storia, una donna che ha trionfato in una lotta per i diritti delle donne che ancora oggi risuona con potenza.

Un testo di R. D’Alessandro e F. Valdi
Regia di Roberto D’Alessandro
Scene di Roda
Costumi di Antonia Petrocelli

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