Dies Natalis assemblata a piazza San Sisto, intervista all’ideatore Raffaele Ascenzi (VIDEO)

di WANDA CHERUBINI-

VITERBO- Una giornata tutta dedicata a Dies Natalis che alle 16,30 è stata assemblata in piazza San Sisto. Al termine dei lavori di assemblaggio applausi e clacson dei camion della ditta Fiorillo hanno decretato la fine dell’assemblaggio, realizzato con maestria e iniziato dalla mattina intorno alle ore 9. Per ultime sono state posizionate alcune allegorie ai lati della base e la statua di Santa Rosa defunta, che, prima di essere inserita all’interno della Macchina, ha ricevuto la benedizione di don Alfredo Cento, che ha fatto recitare  un’Ave Maria e poi ha letto la preghiera per Santa Rosa. Un momento di commozione e fede che ha riunito tutti, dall’ideatore Raffaele Ascenzi, al capo facchino Sandro Rossi, al presidente del Sodalizio dei facchini, Massimo Mecarini al costruttore Vincenzo Fiorillo con il figlio Mirko e tutta l’attenta e preparata squadra che anche oggi ha dato il meglio di sè per dare vita a “Dies Natalis”. Una macchina che come più volte ricordato dall’architetto Ascenzi è un connubio tra passato, presente e futuro, che richiama le Macchine del 1700, ma realizzata attraverso le nuove tecnologie, partendo dalla novità del traliccio in alluminio. “E’ il giorno del Dies Natalis ed anche per me è una rinascita questa terza esperienza – ha esordito Raffaele Ascenzi-  Speriamo che sia un buon giorno per Viterbo. Sicuramente la ditta Fiorillo ha fatto un lavoro impeccabile: mani sapientissime hanno saputo ordinare tutto il gruppo di artisti e realizzatori di questa opera che è stata fatta come nei bozzetti e progetti consegnati, quindi, un grande applauso per quelli che hanno lavorato alla costruzione di questa macchina”.

Poi Ascenzi parla della grandissima emozione di vedere la Santa nel posto in cui voleva vivere: per tre volte aveva chiesto nella sua breve vita di entrare nella chiesa e questa Macchina un po’ raffigura questa storia. “Il fatto di vederla dentro architetture che assomigliano al campanile e, quindi, ricondotte alla chiesa ed al monastero di San Damiano dove lei aveva chiesto per tre volte di accedere, è qualcosa che mi emoziona molto. Ritorniamo a forme che erano consuete nel ‘700-‘800 fino a metà del ‘900. Fino a 58 anni fa la tecnica per la progettazione delle Macchine era più o meno questa. Erano Macchine più basse perchè la tipologia dell’epoca  permetteva di arrivare a 15-16 metri visto che le costruzioni erano fatte in legno. Questa è una Macchina alta come tutte le altre perchè raggiunge i 28 metri dalla spalla del facchino, come da bando. Con tecnologie avanzatissime siamo riusciti a mantenere il peso nei 50 quintali previsti per la costruzione,  salvo un piccolo sforamento che è possibile fare del 5%. Abbiamo scelto per il traliccio una lega leggera, l’alluminio perchè la Macchina è molto complessa, ha dei vuoti interni che ne moltiplicano a dismisura le superfici da trattare, quindi, è stato un lavoro molto difficoltoso quello di rimanere nei pesi dando una struttura interna alla macchina che comunque consenta un buon traporto ai facchini. Ricordiamo che il baricentro deve essere basso, a 6 metri e 80 da terra e ciò è stato rispettato”. Ascenzi poi sottolinea la viterbesità di questa Macchina: “E’ tutta una macchina costruita a Viterbo, solo piccolissime componenti in nylon sono state fatte a Venezia, ma tutto il resto arriva dal nostro territorio e questo è un fatto che non si ripeteva da molti anni, anche con le mie due precedenti macchine. “Mastro polistirolo” ha realizzato tutte le fresature e architetture che vediamo e siamo riusciti a completare l’opera per un trasporto che speriamo sia strepitoso. Questa sarà poi la Macchina del Giubileo ed, infatti, alla base è riportato lo stemma del Giubileo 2025″.

Una Macchina, quindi, che coniuga passato, presente e futuro? “Sicuramente, già mi sto ponendo seri punti di domanda per quello che potrà essere la Macchina del futuro perchè se avrò ancora tutta questa energia probabilmente proporrò ancora un altro progetto perchè sono radicalmente legato a questa tradizione ma so già che sarà un bel dilemma, perchè è una macchina che raccoglie tanta storia, sacralità, spiritualità”. Al riguardo Raffaele Ascenzi annuncia che ci sarà anche un’esperienza non solo visiva con Dies Natalis, ma anche olfattiva: “Alla base mettiamo degli incensi che lasceranno questo profumo oltre a dare quell’effetto di fumo che nell’incedere della Macchina sarà importante perché attraversato dalle luci delle fiaccole e dei led  ne aumenterà il volume”.

Ma dove trova Ascenzi tutta questa energia? “E’ una grande fede che io ho da sempre per Santa Rosa: sono nato  con i minifacchini del Carmine, macchina che fece pochi trasporti ma la sento vicina alla mia storia legata alla Santa. A 17 anni ho provato ad entrare nel Sodalizio dei facchini e poi a 18, alla mia seconda prova, sono riuscito a superare la prova per bene e da lì è nata la mia storia, il legame viscerale con tutto ciò che circonda la nostra Santa, ma, soprattutto con Lei, che mi dà la forza. Sia nei momenti di gioia, ma, soprattutto, nei momenti di tristezza io mi rivolgo sempre a Lei”.

 

 

 

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