Disastro aereo in Etiopia, l’assessore e archeologo Sebastiano Tusa insegnò a Viterbo

di MARINA CIANFARINI –

VITERBO – La città di Viterbo accolse Sebastiano Tusa, l’archeologo di fama internazionale ed assessore regionale ai beni culturali in Sicilia, deceduto ieri a seguito del tragico incidente aereo in Etiopia. A bordo del velivolo c’erano 157 persone, tra cui otto italiani.

L’Ethiopian Airlines è precipitato sei minuti dopo il decollo dall’aeroporto di Addis Abeba. Ha sfiorato il cielo per una fragile parantesi, accarezzando quel blu ingannevole, per poi piombare al suolo spezzando le vite dei passeggeri coinvolti.

Sebastiano Tusa è stato tra i docenti di un Master in Archeologia Giudiziaria promosso dal Centro Studi Criminologici (CSC) di Viterbo. A ricordarlo la direttrice del Centro, Rita Giorgi: “Esprimo il personale sconcerto e profondo dolore per la tragica notizia che l’archeologo e Assessore ai Beni Culturali, Sebastiano Tusa, in missione a Nairobi, risulta nella lista dei 157 passeggeri del volo dell’Ethiopian Airlines precipitato”.

La Sicilia piange uno dei suoi uomini migliori, con Sebastiano Tusa se va un pezzo d’Italia appassionata e fiera, dedita al proprio lavoro e all’instancabile ricerca di una rinascita possibile. Vivo è il cordoglio di un intero popolo per quella parte buona di una Nazione spesso afflitta dal pessimismo.

Credeva in quello realizzava ed aveva una conoscenza approfondita anche degli angoli più sperduti della sua Isola, terra spesso martoriata e soffocata dai pregiudizi.

Sebastiano Tusa era diretto in Kenia per un progetto Unesco a cui stava dedicando parte del suo tempo. Aveva il sorriso bene in vista a viaggio intrapreso, tipico di chi amava quello che faceva, quel sorriso spento a pochi respiri dalla partenza. “Appena atterro ti chiamo e ti sveglio” aveva detto alla moglie Valeria Patrizia Li Vigni, sua compagna di vita.

Quella chiamata non è mai giunta, gli occhi di Sebastiano Tusa si sono spenti all’improvviso, senza che il mondo potesse ringraziarlo per il bene compiuto. L’entusiasmo del suo operato, tuttavia, resta tangibile. Un’uscita di scena che non chiude i conti con la realtà.

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