Disordini a Regina Coeli, Anastasìa: “Il sistema ha perso la bussola”

“L’immagine dell’VIII sezione di Regina Coeli in fiamme è la metafora di un sistema penitenziario privo di bussola: morti, proteste e devastazioni sono all’ordine del giorno. Così non si può continuare. Bisogna riaprire le porte alla speranza che sola garantisce una serena convivenza in carcere. Ridurre la popolazione detenuta e offrirle migliori opportunità di assistenza, formazione e reinserimento sociale. Tutto il contrario dell’illusione repressiva contenuta nel ddl sicurezza che prevede come reato anche la disobbedienza nonviolenta”.

Così il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Stefano Anastasìa, all`indomani dei disordini divampati mercoledì 25 settembre nell’ottava sezione del carcere romano di Regina Coeli, dove sono reclusi un centinaio di detenuti circa. “Fuoco, fumo, tetto sfondato e tegole lanciate sulla strada”, così ha scritto in un post su Facebook la Garante di Roma Capitale, Valentina Calderone, la quale si è recata sul posto, ma non è stata fatta entrare nelle sezioni. “Nonostante la mia insistenza sono dovuta rimanere fuori dalla prima rotonda”, ha scritto Calderone. Sarebbero state fatte esplodere alcune bombolette dei fornelli da campeggio comunemente in uso per cucinare e preparare vivande.

“Quanto sta accadendo a Regina Coeli preoccupa – ha dichiarato Anastasìa in un’intervista all’Adnkronos- e ovviamente crea anche molta impressione perché, questo non lo dobbiamo dimenticare, succede nel centro di Roma. Ho ricevuto segnalazioni, telefonate, video, fotografie da persone che abitano lì vicino o che vi si trovavano a passare. Cose di questo genere stanno accadendo con una frequenza di una, due volte alla settimana in molti istituti della regione ma per lo più all`oscuro di tutti, trovandosi gli istituti fuori città. Ieri, al contrario, nel cuore della Capitale, se ne sono accorti tutti”.

“Il problema è di carattere generale – ha proseguito Anastasìa – di un sistema che ha perso la bussola, in cui i detenuti evidentemente non hanno più fiducia rispetto ai loro percorsi detentivi, al fatto che, partecipando all`offerta rieducativa, possano avere una prospettiva di reinserimento. Qualsiasi occasione anche futile porta subito quindi alla protesta, ai danneggiamenti, agli incendi, ai materassi bruciati. Che poi finisce per essere l`unico modo con cui fuori dal carcere ci si accorge che ci sono anche quelli in carcere”.

“Queste rivolte non si risolvono con la minaccia della legge dell`ordine con il reato che è stato previsto nel DdL sicurezza di rivolta penitenziaria – spiega ancora – Non sarà un reato che farà finire queste cose, perché già ora i detenuti sanno perfettamente che quando fanno quel che hanno fatto ieri, saranno comunque passibili di un reato di danneggiamento che può avere anche una pena consistente quindi diciamo così. Non è la minaccia della pena che cambia questa situazione, ma l`offerta di prospettive alle persone che sono in carcere in modo tale che non si ammazzino, perché poi non dobbiamo dimenticarci che quando ci sono le proteste collettive ci sono purtroppo quelle individuali”.

Nel corso della sua ultima visita nell`istituto penitenziario di via della Lungara, il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca aveva detto che Regina Coeli dovrebbe essere chiusa ma, vista la carenza di posti, una strada percorribile potrebbe essere quella di trasformarla in casa di reclusione, così da poter essere decongestionata e consentire condizioni di detenzione più umane. “Regina Coeli va al massimo tenuta in piedi per quello per cui è stata progettata ed è funzionale, cioè l`ospitalità degli arrestati in attesa della convalida – commenta all`Adnkronos Anastasìa – Ad oggi sono invece reclusi 1.150 detenuti per una capienza regolamentare di626 posti. Durante l`estate, in assenza di altri posti, le aule scolastiche sono state riempite di letti. Quando i primi di ottobre riprenderanno le lezioni, che succederà? In quelle aule scolastiche, si ricomincerà a far la scuola, che è l`unica offerta trattamentale che esiste in un istituto come Regina Coeli che non ha un campo sportivo, un teatro, oppure le aule dovranno restare occupate dai letti dei detenuti?”.

“Regina Coeli certamente non è un istituto idoneo alle funzioni previste dalla Costituzione. Quindi può essere mantenuto solo come una casa d`arresto, per il tempo strettamente necessario alla convalida di provvedimenti di fermo. Oppure come un luogo dove magari possano essere alloggiati i detenuti che svolgono il lavoro all`esterno, in semilibertà: persone che non devono vivere là dentro ma che ci devono andare a dormire. Così ha senso, altrimenti no. Abbiamo invece chiesto, in occasione dell`ultimo suicidio che c`é stato, che la VIIsezione di Regina Coeli, la più complicata, quella di approdo, di transito, venga chiusa. Vedo in carcere tante persone che sono lì perché hanno una condizione di svantaggio sociale, non hanno casa o un`attività, una famiglia, nessuno che li sostenga. A questi non si riesce a dare un`offerta di sostegno effettiva: io, piuttosto che realizzare nuove carceri, investirei sul territorio e nei servizi sociali, in strutture abitative, in opportunità per le persone. Abbiamo un sistema penitenziario di 62mila persone di cui gli autori di reati gravi saranno ventimila, non di più”.

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