Don Gianni Carparelli, Smettiamola di andare a messa, APS, Viterbo, 2024

Il libro presenta una significativa dedica ai destinati: credenti non praticanti. Praticanti non credenti. Non credenti indifferenti , ma non belligeranti. Credenti che credono e cercano di vivere quello che credono.
Nel ringraziare la rivista Alcyone 2000 che ha pubblicato nel numero 18 del 2024 pp. 25-28, una esaudiente documentata e completa recensione del volume sopra indicato di Don Gianni, ritengo opportuno approfondire il contenuto del volume stesso per esplicitare il senso e il significato teologico e liturgico dell’opera in questione. Infatti, mentre l’autore ha voluto esprimere il suo pensiero in modo efficace e provocatorio, di fatto l’importanza dello scritto risiede nel porre in evidenza il messaggio profondo che emerge dalla liturgia della messa. In particolare, nell’attuale crisi religiosa è opportuno centrare il discorso sul messaggio insito nella formula sacramentale fate questo in memoria di me che costituisce il nucleo della messa medesima. Infatti, il sacrificio di Cristo, vocato e invocato dalla liturgia della messa, si concentra sul momento semantico del sacrificio eucaristico dove l’ostia che, nella tradizione esprime il senso profondo della transustanziazione, trova il suo messaggio liturgico nella memoria che rappresenta l’elemento unico ed effettivo della manifestazione della presenza del Cristo nella cerimonia. Di fatto, questo rivela nel mistero della fede il momento unitivo dei fedeli nella persona stessa del Cristo. Così la messa concentrata sul sacrificio eucaristico trova nel momento preparatorio che precede la consacrazione e nel momento successivo del ringraziamento e nella partecipazione dei fedeli alla liturgia della cerimonia, il significato di impegnarsi e credere nella possibilità di una conversione destinata ad essere il rinnovamento cristiano dell’esistenza personale. Pertanto, in questo quadro complessivo, va riletta l’espressione conclusiva ite missa est che non rappresenta la fine della messa bensì ricorda il fine in base al quale i fedeli convertiti, uscendo dalla messa si impegnano a seguire la parola del Cristo che li invia in una missione di conversione sottolineata dalla testimonianza religiosa compiuta nella partecipazione profonda e autentica alla liturgia della messa medesima. Questo messaggio, che deriva dalla liturgia eucaristica, costituisce quindi il senso profondo che Don Gianni ha voluto comunicare nella sua dichiarazione provocatoria smettiamola di andare a messa.

Aurelio Rizzacasa

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