di ANNA MARIA STEFANINI-
VITERBO – La festa di Santa Rosa è la sintesi perfetta fra esperienza intima e personale e interazione con la comunità che, insieme, compie quel medesimo cammino.
È spontaneo guardare all’itinerario della Macchina come rappresentazione di continuità dell’antico cammino, personale e collettivo, di fede. L’insegnamento della Macchina sembra in effetti potersi ricondurre a questo principio: la fede non consiste in uno status ma un cammino.
Sono da poco passate le 22 quando Gloria, con le sue luci e la sua maestosa eleganza, ha iniziato la sua ultima discesa da piazza Fontana Grande. Lungo via Cavour, i suoi angeli hanno delicatamente sfiorato le case.
La Macchina è sintesi di due (apparenti) contraddizioni: alta e leggera come un canto poetico ma compatta e poderosa come una stalagmite.
Sopra i tetti dei palazzi, verso il cielo sereno, Santa Rosa ha raggiunto piazza del Comune, dove c’era una folla ordinata, disposta nelle sedie e sulle gradinate. Molte persone sui terrazzi delle abitazioni, sulle finestre di palazzo dei Priori e della Prefettura.
Stupore, commozione, lunghi applausi…e poi la sorpresa.
Due girate della Macchina di Santa Rosa a piazza del Comune. Due girate estremamente significative. Lo scorso anno la girata tradizionale non era stata fatta, fra il silenzio della folla che la stava aspettando. Al termine delle due girate, il capofacchino ha urlato:” Siete stati straordinari!”
È faticosa, la girata. Due sono faticosissime. Ma i facchini le hanno compiute. Per Rosa, innanzi tutto, protagonista della festa, per fede, per coloro che credono in questa secolare tradizione, per chi ha scritto il nome dei propri cari defunti nella Macchina, per le 50mila persone che hanno lasciato il loro pensiero di fede e per dimostrare la ritrovata serenità con le istituzioni e con chi deve conciliare le ragioni della fede con le ragioni della sicurezza.
Al termine delle due girate, come consuetudine, il Vescovo di Viterbo, il Questore e le maggiori autorità civili e militari, il capofacchino, il presidente del Sodalizio, la Sindaca, l’ideatore e il costruttore di Gloria e una rappresentanza dei facchini sono saliti al Palazzo Territoriale del Governo. Ad attenderli, il prefetto di Viterbo, Antonio Cananà e gli illustri ospiti della Prefettura. Il clima era disteso e sereno. Sandro Rossi, il capofacchino ha spiegato le ragioni delle due, splendide ed emozionanti girate.
“La girata che facciamo normalmente è già faticosa – ha evidenziato – ne abbiamo fatte due, come promesso a qualcuno.
Abbiamo fatto due girate dedicate alla città, ai facchini scomparsi, a tutte le persone che hanno voluto scritto il nome dei propri cari scomparsi, le 50000 persone che hanno lasciato le loro preghiere all’interno della Macchina, a chi crede alla festa, a Santa Rosa, a tutti coloro che sono dello stesso sentimento”.
Il prefetto Antonio Cananà ha affermato:”Mi avere commosso. Siete stati straordinari. Grazie. Stiamo assistendo a una manifestazione di popolo straordinaria, a una manifestazione di fede che è anche una tradizione ultracentenaria che si ripete da tanti anni con lo stesso spirito, con la stessa fede, ma che si rinnova ogni anno con lo stesso spirito e questi costituisce la linfa vitale per il nuovo trasporto.
Un plauso a voi.”
Ci sono stati il tradizionale brindisi, la benedizione del Vescovo, che ha assistito per la prima volta al trasporto e che ha ripetuto con voce possente:”Evviva Santa Rosa!”.
In quel grido la forza di una tradizione secolare, di una fede immensa che spinge il popolo viterbese a onorare in modo speciale la Santa, con una Macchina d’amore.
Gloria è tornata a volare per le vie del centro storico di Viterbo e a portare la pace. È tornata a far battere i cuori per l’emozione, a far piangere di gioia. A commuovere.
È tornata più bella che mai.
E la gente l’ha accolta, abbracciata idealmente, l’ha acclamata, dopo averla a lungo desiderata.
Con la Macchina, il pubblico ha abbracciato Santa Rosa che, silenziosamente, ha benedetto la sua città. Impeccabile il trasporto. Perfetta l’organizzazione.
Molti sono stati gli illustri ospiti che sono giunti a Viterbo ad assistere alla festa in Comune e Prefettura. Fra essi: l’ambasciatrice del Paraguay Ana Maria Baiardi Quesnel, il critico d’arte, sottosegretario di Stato alla Cultura, Sindaco di Arpino e assessore alla Bellezza Vittorio Sgarbi, il senatore Maurizio Gasparri, il presidente nazionale dell’Avis Gianpietro Briola e il Vicepresidente della FIR (Federazione Italiana Rugby) Antonio Luisi.
È difficile talvolta far coesistere l’esuberanza e l’entusiasmo della festa popolare con le norme di sicurezza dettate da chi è preposto a occuparsene.
Ma il popolo viterbese e i facchini ormai lo sanno.
Il presidente del Sodalizio e il capofacchino sono in sintonia con le istituzioni preposte alla sicurezza, in un clima di collaborazione e di serenità.
Organizzare una manifestazione pubblica riguarda aspetti molto diversi tra loro e, senza dubbio, la gestione della sicurezza fa parte di quelli più importanti. Tutelare la “safety and security” di tutti i partecipanti è fondamentale per evitare o ridurre al minimo le situazioni di rischio e sapere come intervenire in caso di emergenza.
Chiunque voglia organizzare un evento pubblico è tenuto al rispetto di specifiche norme di sicurezza.
Le tipologie di pratiche necessarie, a seconda dei casi, possono essere diverse: autorizzazioni, valutazione dei rischi, piano di emergenza, scia sanitaria per somministrazione alimenti e bevande, etc
L’esperienza ci ha insegnato che è il confronto costruttivo che fa crescere una città nel rispetto della normativa vigente.
Ai facchini va un grande grazie da parte di tutti.
Un grande e doveroso ringraziamento va anche a chi ha lavorato da mesi, con comitati di sicurezza e riunioni, con il proprio servizio durante il trasporto, per garantire la sicurezza della festa, nel rispetto della legge.
A chi ha l’obbligo e la responsabilità di garantirla.
La festa di Santa Rosa è pacifica e significativamente profonda;
“…se hace camino al andar (il cammino si fa andando)” recita un verso del poeta Antonio Machado del 1912. Camminare insieme.
Confrontarsi e trovare soluzioni costruttive. Chiarire i dubbi e collaborare. Questa è Viterbo. Questa è la festa di Santa Rosa.