E’ Alireza Hafez Taghva, medico 61 enne, l’uomo deceduto ieri a seguito di un colpo di pistola al volto

di REDAZIONE-

VITERBO- L’uomo che ieri è morto a Belcolle, a seguito di un colpo di pistola che l’ha colpito in faccia al poligono di  tiro di Tuscania è il medico Alireza Hafez Taghva, 61 enne, molto conosciuto a Viterbo. Sgomento tra i suoi assistiti ed i tanti che lo conoscevano. Il medico non ce l’ha fatta ed è morto ieri mattina intorno all’ora di pranzo a Belcolle. Sul luogo dell’accaduto sono giunti i sanitari del 118 che hanno subito accertato le condizioni tragiche dell’uomo ed i carabinieri della locale stazione per gli accertamenti del caso. Si indaga, infatti, sulla vicenda e nessuna ipotesi è esclusa, neanche quella di un gesto volontario del medico. Il suo corpo è a disposizione dell’autorità giudiziaria in attesa di un possibile esame autoptico.

Di lui scrive su Facebook il dott. Stefano Scatena: “Il dott.Alireza Hafez Taghva era il mio medico di famiglia, amico e collaboratore. Sono ancora straziato per la sua scomparsa.
E’ morto ieri mattina con un colpo di pistola al poligono: gli inquirenti stanno cercando di comprendere se sia stato un incidente o un gesto volontario.
Io propendo per la prima ipotesi, ma la mia analisi non fa testo: sono emotivamente coinvolto.
Quest’uomo era per me il ritratto della professionalità e della dedizione. L’imago della serietà e della forza.
Era cintura nera di karate; giovane, pronto, quando mi diceva che aveva 60 anni io pensavo sempre che non poteva essere possibile, che l’età anagrafica davvero nella vita di una persona c’entra poco, dipende come tratti il tuo corpo. Per me aveva 35 anni. Non lo so nemmeno quante persone abbiamo salvato dalla fine: lui mi inviava i pazienti con problematiche psicologiche e io lo consultavo sempre quando i miei pazienti avevano problematiche al fegato o al pancreas. In tre minuti ci consultavamo con un’efficienza straordinaria, un esempio di come si deve collaborare tra medico e psicoterapeuta.
Abbiamo vissuto la pandemia insieme, una guerra letterale nella quale ci sentivamo ogni giorno.
Un compagno d’armi. Già. le armi: io le odio, lui era legato ad esse forse perché aveva combattuto da giovane nella sua terra natale, l’Iran. Non si pensi fosse un fanatico: non ho conosciuto mai un uomo più retto e pacifico.
Proprio ieri, un caso del destino, avevo giusto scritto un post contro le armi. Non bisogna averle, non bisogna tenerle.
I vantaggi di un’ipotetica difesa sono nulla rispetto agli incidenti che possono provocare. Senza contare che se una persona sta passando un momento difficile nella vita – e credetemi, può capitare a tutti – avere una pistola può essere un’allettante scorciatoia.
Io ora sto qui ad arrovellarmi il cervello, attendendo i risultati delle indagini. E lo dico senza remore: spero in un incidente, in una tragica fatalità.
Mi consola che quest’uomo ha speso la vita ad aiutare gli altri, sempre.
Quanta tristezza.
Ciao Reza, sempre nel mio cuore, guerriero del bene”.

 

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