È il lieto fine di Gloria. La Macchina di Raffaele Ascenzi ha salutato la città (VIDEO)

di MARINA CIANFARINI –

VITERBO – “Evviva santa Rosa”. Gloria è tornata a casa, portata in trionfo dai facchini fino al sagrato della Basilica.
Per l’ultima volta, la creatura ideata da Raffaele Ascenzi ha percorso le vie di una Viterbo gremita.
Un addio in grande stile quello fiorito questa sera, grazie al potente motore umano che l’ha accolta e guidata fino al traguardo. Le divise bianche sono intrise di sudore e di fatica. Gli occhi stanchi, ma concentratissimi, appaiono fissi verso l’arrivo.
Il grande campanile, che da lontano sembra uno spillo illuminato nel buio, è immenso e imponente.
La santa bambina, che in cima alla sua torre candida e scintillante diventa maestosa, orienta il volto su una città in festa.
Il 3 settembre torna puntuale e restituisce un velo di nuove emozioni.
Vi è lo sguardo di chi il percorso lo conosce a menadito e chi, per la prima volta, orienta i passi verso la missione scelta con fede.
Una partenza impeccabile.
L’esercito vestito di candida essenza percorre in maniera lodevole il primo tratto fino a piazza del Plebiscito.
Gloria custodisce al suo interno 50mila preghiere, dedicate a chi lasciato questa terra. Palpita di sentimenti mai sopiti. Riparte colma di luce verso piazza delle Erbe.
Dopo il Suffragio, una sosta tecnica prima di uscire su piazza del Teatro dove sorge un ulteriore giro della Macchina. Ad emergere vi è l’eco del ricordo di “Baffino”, Roberto Ubaldi, scomparso troppo presto.
La folla acclama i suoi uomini.
L’ultima sosta prima del tratto in salita. Sandro Rossi, capofacchino, sdrammatizza chiamando i ciuffi alla base della Macchina: “Adesso vi faccio fare una corsetta”.
Inizia il tratto in cui la resistenza diviene massima.
Si arriva in cima, all’ultimo traguardo. La Macchina gira e viene posizionata. Per tre volte i facchini affidano alla notte il grido di “Evviva Santa Rosa”. Voci che aumentano di intensità ad ogni frase ripetuta, permettendo di raggiungere l’oltre.
Chi non c’è più potrà udire.
Segue l’abbraccio liberatorio con le famiglie, accorse in gran numero.

Dopo sette trasporti, è il lieto fine di Gloria.
È Gloria inestinguibile.

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