MARINA CIANFARINI –
VITERBO – Dies Natalis è a casa.
La Macchina di Santa Rosa, ideata da Raffaele Ascenzi, si è rivelata per la prima volta alla città di Viterbo con elegante sicurezza.
Ha quasi volato lungo le vie e le piazze, con incedere sicuro e maestoso. Dies Natalis, gigante e pesantissima, sembrava danzare sulle spalle dei facchini, guidati da Luigi Aspromonte. Nei suoi occhi il desiderio di portare a compimento l’impresa, di farlo per Sandro Rossi, assente per motivi di salute. Eppure Sandro, il 3 settembre, c’è stato. Si è mostrato attraverso un messaggio. Lo ha fatto nelle vesti di un uomo premuroso che segue i suoi figli, che li sprona e li affianca, anche quando la distanza pare limitarne la vista.
Alle 21 l’attesa finisce. Al “Sollevate e fermi”, c’è chi rinnova la sua missione e coloro che respirano, per la prima volta, la fatica del trasporto. Un fil rouge unisce i presenti. “Semo tutti d’un sentimento”.
Piazza San Sisto è gremita. Dies Natalis è pronta. Arriva in gran velocità a piazza Fontana Grande. Il tempo di un lieve riposo e via verso piazza del Comune. La doppia girata. Un regalo alla città e le dediche a chi non c’è più. Ai facchini deceduti: Antonio Marinelli, Angelo Vocioni, Domenico Leonsi, Mario Morucci e Mario Ceccariglia. Alle personalità: Giovanna Bonucci, Rosanna De Marchi, Marco Curione, Walter Selva, Eva Goldoni e Albertino Casciani. L’intero trasporto è a dedicato alla Viterbo tutta e ai suoi cittadini. Un Battesimo, quello di Dies Natalis, lungamente atteso da chi Rosa la porta nel cuore. La santa bambina, che in cima alla sua torre candida e scintillante diventa imponente, orienta il volto su una città in festa.
Mentre la Macchina è ferma i Vigili effettuano un controllo a Corso Italia. Si evidenzia del distacco di materiale da un balconcino. Una persona viene ferita. Nulla di grave, il percorso è libero.
Dies Natalis, con le sue preghiere all’interno, riparte verso piazza delle Erbe e, quindi, in direzione del Suffragio. Il tratto è particolarmente stretto, vi è un lievo contatto di un candeliere con una grondaia. Si prosegue effettuando una sosta tecnica.
A piazza Verdi è un tripudio. Una scroscio di applausi accoglie la Macchina del possibile. Le grida s’elevano, l’emozione è palpabile.
Si iniziano a montare le corde per la salita. Aspromonte dà il comando, la voce comincia a cedere. La stanchezza è evidente. Viene chiesto un ultimo sforzo.
È il momento della salita, il tratto più duro. Dies Natalis arriva. “Santa Rosa fuori”.
Sono lacrime liberatorie. La coesione e la fede hanno restituito alla città un nuovo traguardo. La folla acclama, le famiglie raggiungono i loro uomini.
Le braccia si uniscono e la fatica viene soffocata.
“Mille grazie, sono fiero di voi, avete dato tutto”, commenta Aspromonte, poi una dedica particolare: “Al mio amico Baffino”. Lo sguardo è rivolto verso il cielo.
La forza è giunta anche da lì.
È Dies Natalis incantevole.
Foto di FEDERICO USAI e MARINA CIANFARINI